Laveno Mombello | 1 Agosto 2019

Il futuro del colle San Michele scuote i cittadini di Laveno, pronto il ricorso al TAR

Grande affluenza ieri sera nella sala consiliare di Villa Frua. Legambiente Laveno: "Tenteremo di evitare il disboscamento e la cementificazione dell’area"

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L’assemblea pubblica convocata d’urgenza da Legambiente e Conalpa ieri sera a Laveno, a proposito della possibilità di disboscare e cementificare parte della collina di San Michele, ha visto la pronta risposta di tanti cittadini, lavenesi e non. Infatti, quasi cento persone hanno affollato la sala consiliare di villa Frua, con la partecipazione di cittadini ed esponenti della società lavenese: segretari di partito, attivisti, rappresentanti di associazioni e gruppi, consiglieri comunali.

La serata è stata aperta da Alberto Tarroni, presidente di Legambiente Laveno-Luino, che ha voluto innanzitutto precisare come sia già pervenuta all’associazione una diffida a diffondere documentazione relativa al progetto di cementificazione. Il presidente, tuttavia, ha voluto precisare come Legambiente sia in possesso della documentazione a seguito di regolare accesso agli atti del Comune di Laveno Mombello e che l’informazione e la sensibilizzazione circa i progetti e le iniziative che comportano un impatto ambientale sono azioni imprescindibili per Legambiente.

Il presidente è poi entrato nel vivo del progetto, evidenziando l’importanza storico-paesaggistica del colle San Michele e ha voluto porre alcuni interrogativi, che hanno guidato l’intera serata. Innanzitutto, l’opportunità di edificare nuove residenze in un momento in cui il mercato immobiliare è fiacco e tanti appartamenti rimangono vuoti.

Poi, il ruolo della Soprintendenza che espresse inizialmente pareri negativi sul progetto, ma al momento decisivo non ha fatto pervenire alcun parere, facendo così scattare il meccanismo del “silenzio-assenso”. Infine, tema che più ha interessato il pubblico, come si sia arrivati alla situazione attuale e se sia ancora possibile fare qualcosa, e se sì, cosa.

Si è poi passati a una disamina storico-amministrativa della vicenda, con la lettura di un documento che ha riassunto i diversi passaggi della storia urbanistica della collina di San Michele, a partire dal primo vincolo risalente al 1961, fino alle ultime vicende che hanno portato al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica da parte della Comunità Montana Valli del Verbano a seguito del “silenzio” della Soprintendenza.

Alberto Minazzi di Legambiente Varese ha ricordato in particolare come il colle del San Michele sia un’area attorno alla quale sono nati i primi campi internazionali di Legambiente, e come Legambiente sia legata a doppio filo al colle, avendo sostenuto il Comune nella partecipazione al bando che ha portato alla realizzazione dell’Ostello Casa Rossa e avendo curato per tanti anni la manutenzione del parco forte Castello, che corona la sommità del colle stesso.

Dopo questo primo momento introduttivo, si è lasciato spazio ad alcuni approfondimenti. In primo luogo, l’avvocato Andrea Civati ha fatto rilevare due aspetti che meritano specifica attenzione: prima di tutto, come il vincolo del 1961, posto in un periodo di scarsa attenzione all’ambiente, indichi l’alto valore storico-paesaggistico dell’area, mentre il meccanismo del “silenzio-assenso” si debba interpretare da un punto di vista più sostanziale che formale.

In dettaglio, poiché la Soprintendenza si è già espressa più volte in modo sfavorevole al progetto, l’ultimo “silenzio” non può essere interpretato come un “assenso” tout court: occorre quindi che il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica da parte della Comunità Montana tenga conto dei precedenti pareri e non si appoggi solamente alla mancata espressione della Soprintendenza nell’ultima fase della vicenda.

L’associazione Conalpa, invece, attraverso le parole del presidente della sezione lavenese Oscar Turri, ha posto l’accento sugli aspetti idrogeologici: il disboscamento di una parte della collina non può essere fatta senza tenere conto della fragilità del territorio, in passato causa di tragedie.

Infine, Barbara Megetto, presidente di Legambiente Lombardia, ha ricordato come le ultime tendenze in campo urbanistico non siano certo legate alla cementificazione di ulteriori aree, quanto alla rigenerazione urbana.

Primo tra i successivi interventi del pubblico, è stato chiesto un parere al sindaco di Laveno Mombello, Ercole Ielmini, che ha voluto aggiungere alcuni dettagli, arricchendo la disamina storico-amministrativa presentata da Legambiente con la descrizione dei diversi cambi di proprietà e di possibilità edificatoria dell’area, parallelamente al succedersi di amministrazioni di diverso orientamento politico. Testimoniando ciascuna affermazione con la relativa documentazione.

Sono seguite altre domande dal pubblico, al termine delle quali Legambiente ha dichiarato che presenterà in tempi brevissimi ricorso al TAR allo scopo di tentare di evitare disboscamento e cementificazione dell’area. Ha annunciato che, dati i costi dell’iniziativa, tutti i contributi sono benvenuti: renderà infatti disponibile attraverso la propria Pagina Facebook l’IBAN per le donazioni e ogni aggiornamento circa le evoluzioni della vicenda.

L’assemblea, terminata attorno alle 23:30, ha senz’altro riscosso l’interesse e l’apprezzamento della cittadinanza: le discussioni e lo scambio di opinioni sono infatti proseguite nella piazza antistante il municipio e ai tavolini dei bar circostanti fino a tarda notte.

Per ulteriori aggiornamenti sul tema, consultare la Pagina Facebook “Legambiente Laveno-Luino“.

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