Bedero Valcuvia | 21 Luglio 2019

Bedero Valcuvia e Masciago Primo, gli animatori del Grest

Un viaggio all'interno dell'oratorio dove sono impegnati con bambini e ragazzi una ventina di animatori della comunità pastorale dei due paesi della Valcuvia

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(articolo di Cesi Colli) “Perché fare l’animatore?”. La ventina di adolescenti che partecipano al Grest dell’oratorio di Bedero – Masciago hanno trovato la risposta a questa domanda durante la Santa Messa: con una cerimonia sentita ed essenziale, hanno ricevuto dal loro parroco il mandato ad essere animatori, sigillato dalla consegna del cappellino coi colori delle varie squadre.

Non a caso il nostro Grest è iniziato con un momento di preghiera. I ragazzi devono capire che non si è autentici animatori dell’Oratorio se non si è degli autentici cristiani. Non sono lì solo per far giocare, ma per far scoprire Gesù nell’amicizia, nella vicinanza al più debole, nella lealtà, nell’amore che loro per primi mettono nei confronti dei più piccoli… e la forza per essere autentici testimoni del Vangelo la possono attingere solo attraverso la preghiera, che li mette in rapporto con il Signore.

I nostri animatori hanno vissuto le quattro settimane di Grest insieme in una gioiosa e propositiva convivenza all’oratorio. Condividere per trenta giorni la stessa vita con persone che non fanno parte della tua famiglia, ma che in quei giorni lo diventano, può essere esaltante, ma deve anche comportare un bello spirito di adattamento perché per un mese l’oratorio diventa la casa comune: ci si sveglia e ci si addormenta insieme, ci si aiuta nelle faccende domestiche, si mangia insieme, si prega insieme, si lavora insieme…insomma, si cresce insieme!

La convivenza è luogo di incontro, di ascolto, di conoscenza, di raccolta di risorse e di energie, di tessitura continua di legami di amicizie vere e profonde … Questi venticinque ragazzi formano un bel gruppo, allegro, motivato e molto impegnato. Sono ragazzi molto giovani, alcuni anche solo di tredici o quattordici anni, ma tutti proiettati nel loro compito di animatori con passione e generosità.

“Stiamo bene insieme – dice un’animatrice di lungo corso -, nonostante la differenza di età. Vivere in tanti in uno spazio delimitato insegna a comprendersi, ad avere pazienza, a migliorarsi. Ci sono tanti piccoli gesti e impegni, che devono essere programmati, preparati, responsabilizzati e suddivisi: alcune volte si inciampa uno nell’altro, ma non fa nulla, ci si ritrova e si riparte!”. “L’animatore – afferma entusiasta un ragazzo alla sua prima esperienza – è qualcuno che non si impegna superficialmente, ma ci mette l’anima e tutta la forza che gli viene dal cuore, senza mai fermarsi davanti alle difficoltà, cercando in quello che fa di testimoniare, come ci ripete sempre il don, l’amore di Dio”.

Non vedeva l’ora di esternare la sua esperienza una bionda ragazzina dagli occhi azzurri, che tutta felice racconta: “Abbiamo unito le nostre forze e così abbiamo dato vita ad una esperienza unica, preziosa per noi e per tutti i bambini del Grest. Operare uniti per uno stesso obiettivo significa lavorare meglio, crescere insieme, sperimentare l’amicizia nella collaborazione e nell’aiuto vicendevole. Siamo una squadra perché abbiamo unito le nostre qualità, quelle qualità che spesso vengono fuori proprio alla prova dei fatti. Abbiamo testimoniato che lo stare insieme non è un’utopia o una realtà lontana, ma può realizzarsi se veramente si desidera fare comunione e lavorare con gli amici per il bene degli altri”.

Se si entra in oratorio in un giorno qualsiasi di questa estate assolata, è facile notare i nostri animatori: sempre in movimento, circondati da bambini che pendono dalle loro labbra, attenti a coglierne i segnali di gioia o anche di sofferenza. Giovani ragazzi, magari un po’ distrutti dal caldo, ma arricchiti dall’entusiasmo e dalla gioia delle tante attività che propongono e fanno vivere, ma soprattutto attenti a costruire relazioni di amicizia tra i bambini, a coinvolgerli nei giochi e ad insegnare loro a stare insieme.

Bello è il rapporto con i più piccoli: salutano gli animatori appena li vedono, saltano loro in braccio alla ricerca di una carezza, di una coccola e talvolta, nei momenti di nostalgia di mamma e papà, si fanno asciugare una lacrima.

Ecco allora che la risposta alla domanda iniziale: “Perché fare l’animatore?”, in un oratorio cristiano non può che essere: “Ho scoperto che il Signore mi ama e voglio farlo sentire e vedere agli altri”. (Fonte Eco del Varesotto)

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