Le badanti o le colf, negli ultimi anni, hanno assunto un ruolo sociale molto importante nella nostra comunità, con familiari che dividendosi tra figli e lavoro faticano a curare i genitori anziani. Talvolta, però, chi assiste a domicilio i “nonni”, o compie anche solo lavori di pulizia, non è sempre corretto, come nel caso avvenuto nel 2013 a Casalzuigno e riportato ieri dal quotidiano Prealpina.
Una signora residente in Valcuvia, 45enne allora, ha assistito per quattro anni, senza alcun tipo di problema un anziano, fino a quando, nel mese di maggio di sei anni fa, ha preso di mira la carta di credito del signore, facendola sparire. La signora, così, ha iniziato a fare acquisti, poco più di 2.200 euro nel giro di 24 ore, con prelievi da 500 euro la volta, pieni di benzina all’auto, spese senza freni al supermercato e di medicine in farmacia. Galeotto, però, è stato l’acquisto di due telefoni cellulari in un noto negozio di Varese.
L’anziano si è accorto della scomparsa della carta di credito e denuncia ai Carabinieri quanto avvenuto. Consultando i movimenti bancari, si notano subito le spese folli dopo il furto. Così iniziano le indagini, che coinvolgono gli esercizi commerciali dove sono stati gli acquisti con la carta di credito rubata, tra questi il negozio di Varese, dove per puro caso il giorno dopo l’acquisto la donna, insieme al marito oggi 53enne, si ripresenta per cambiare il modello di smartphone.
Tornare in negozio, però, è costata una denuncia per furto e utilizzo indebito di carte di pagamento per la donna che, prima ha cercato di difendersi dicendo che era stato il legittimo proprietario a prestargliela per permetterle di affrontare un periodo di “crisi”, mentre poi ha ammesso gli addebiti, arrivando a patteggiare 10 mesi di reclusione (pena sospesa).
La donna ha provato a scagionare il marito da ogni responsabilità, affermando che fosse all’oscuro del furto e che l’avesse accompagnata a fare acquisti in buona fede, ma non è stata creduta. Accusato di concorso in indebito utilizzo di carte di credito, anche l’uomo è stato condannato in appello a nove mesi e 10 giorni di reclusione.
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