Luino | 6 Febbraio 2019

Luino, il Sociale celebra il Giorno del Ricordo con Red Land: “Pagine di storia restituite al paese”

Ospite della serata Pier Mara Morresi, presidente del comitato provinciale dell'associazione Venezia Giulia e Dalmazia. Nel film di M. Bruno il dramma di Norma Cossetto

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Ha riscosso interesse nella comunità luinese la proiezione del film “Red Land – Rosso Istria“, organizzata ieri sera presso il Cinema Teatro Sociale di via XXV Aprile, per celebrare il Giorno del Ricordo, in calendario il 10 febbraio, istituito nel marzo del 2004 con una legge (tra i principali promotori il senatore Piero Pellicini) finalizzata a tenere viva la memoria di tutte le vittime delle foibe e di tutti gli esodati istriani, fiumani e dalmati coinvolti nelle tragiche vicende post armistizio, a partire dal 1943 e fino al 1947.

Una giornata di “solennità nazionale“, come ha sottolineato Pier Maria Morresi, presidente del comitato provinciale di Varese dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, presente in sala per introdurre la ricorrenza, “durante la quale la nazione si ferma e riflette in merito ad una circostanza di lutto”, quella dei circa 15mila italiani massacrati dai partigiani titini e dei 300mila esodati. Il sindaco Andrea Pellicini, invece, ha citato il legame particolare tra Luino (una delle tre città ad ospitare l’evento su tutto il territorio provinciale) e la commemorazione, ricordando la figura di Sissy Corsi, avvocato, presidente dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ma prima ancora esule di Pola, scomparsa lo scorso mese di agosto, con cui il primo cittadino aveva condiviso la cerimonia del 2011, la prima per Luino, durante la quale venne deposto il ceppo presente all’ingresso del Municipio. Per Pellicini, accompagnato da diversi amministratori (gli assessori Castelli, Miglio, Franzetti e Sgarbi, la consigliera Laura Frulli, il vice sindaco Casali e il presidente del consiglio comunale Davide Cataldo) è ancora forte anche l’immagine della visita al sacrario di Redipuglia e Basovizza, avvenuta lo scorso anno, dove l’intero gruppo di studenti della città “ha avuto modo di percepire il vero sentimento della ricorrenza“.

Concetto quest’ultimo che sta alla base della pellicola di Maximiliano Hernando Bruno, al suo esordio in regia, prodotta da Venice Film e reduce da una prestazione tuttaltro che entusiasmante al botteghino (150mila euro l’incasso complessivo di un mese di programmazione, con una distribuzione limitata a trenta sale in tutta Italia). Il film, finanziato dalle regioni Veneto e Lazio, racchiude in due ore e mezzo di narrazione l’ultimo atto di un dramma che durante la guerra ha coinvolto Italia e Jugoslavia con crimini efferati commessi su entrambi i fronti, da entrambe le fazioni.

La telecamera del regista argentino, presente anche nel cast con un ruolo secondario, segue da vicino la vicenda della giovane studentessa Norma Cossetto e della sua famiglia, ricostruita a metà tra i pochi documenti storici a disposizione e gli artifici di una trama che si sviluppa in modo lento per poi affondare nell’angoscia di un intero villaggio, quello di Visinada, i cui abitanti vengono rastrellati e poi condotti a morire nel buco nero della foiba dai combattenti rossi. Tutti, compresa la studentessa poi diventata il simbolo della persecuzione razziale in queste terre di confine infuocate dalle battute conclusive della guerra. “Fino al 2004 – ha affermato in conclusione il presidente Morrei, prima di lasciare spazio alle immagini di Red Land – la tragedia di esuli ed infoibati è rimasta confinata all’interno di pagine strappate dai libri di storia, il cui contenuto oggi riesce finalmente a toccare e coinvolgere l’opinione pubblica”. Nonostante i punti di vista su ciò che è stato, a distanza di settantacinque anni dagli eventi, siano ancora discordanti.

 

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