Luino | 30 Gennaio 2019

Colmegna, il ricordo del pittore Italo Cenni a 63 anni dalla sua scomparsa

Un testo a cura di Emilio Rossi che ripercorre la vita dell'artista. L'appello al comune: "Immortalare la memoria dei nostri uomini illustri"

Colmegna, il ricordo del pittore Italo Cenni a 63 anni dalla sua scomparsa
Tempo medio di lettura: 3 minuti

(Articolo a cura del professor Emilio Rossi, scritto per celebrare la figura del pittore Italo Cenni nell’anniversario della sua scomparsa)

Il 30 gennaio 1956 si spegneva a Colmegna, all’età di ottantuno anni, il pittore Italo Cenni. Ricordo ancora con grande tristezza lo sparuto corteo che lo accompagnò all’ultima dimora in una fredda giornata invernale. Eppure Italo Cenni era un grande artista. Se n’era andato in silenzio come aveva vissuto, soprattutto negli ultimi anni della sua vita nel buen retiro della Torretta di Colmegna. Risento ancora la voce della moglie Maria Cantù che dal balcone lo chiamava quando quando il suo passo lento e cadenzato, nelle belle giornate, tornava dalla passeggiata pomeridiana. Sua meta preferita era il Cadregone, un podio roccioso da cui si può contemplare tutto il lago nella sua vastità. Ne lasciò una memoria anche in un suo quadro. Da bambino, durante l’estate, giocavo con la nipote Silvana Loi che possedeva un teatrino speciale. I fondali, le scene erano, infatti, quadri dipinti dal nonno Italo e dalla zia Elda, sorella di Italo. Quando non trovavamo spettatori tra i nostri coetanei, costringevamo il nonno ad assistere alle nostre fantasiose rappresentazioni. Lui si sedeva su una poltrona e pazientemente ci ascoltava, poi sopraggiungeva un ritemprante abbiocco.

Dal 1943 Italo Cenni e la moglie Maria avevano definitivamente lasciato Milano, dilaniata da incalzanti raid aerei, per trasferirsi alla Torretta, dove il capostipite, Angelo Cantù, nella seconda metà dell’ottocento, aveva acquistato una masseria. Col tempo era divenuta meta preferita delle scampagnate di fine settimana e delle vacanze estive di tutta la famiglia. Qui Italo Cenni trascorse il resto della sua vita, immerso negli studi e dedito alla pittura. Figlio d’arte, ripercorse le orme del padre Quinto cui Milano dedicò nientemeno che una via. Era stato, infatti, il massimo illustratore di uniformi italiane e straniere ed uno storico rigoroso che aveva attinto direttamente alle testimonianze dei protagonisti del nostro Risorgimento, tra i quali lo stesso Garibaldi, di cui si conserva una lettera autografa. Italo, formatosi all’Accademia di Brera, dove ebbe fra i suoi maestri Vespasiano Bignami e Ludovico Pogliaghi. per oltre vent’anni tenne la cattedra di disegno al Collegio arcivescovile di Saronno. Specialista di paesaggi, di cavalli, di scene di caccia e di episodi militari, dipinse molti olii, tempere e acquerelli, oggi in collezioni private soprattutto lombarde. La sua caratteristica fu la straordinaria duttilità nelle diverse tecniche.

Si dedicò inizialmente alla composizione di soggetti sacri e a questo periodo appartengono gli affreschi delle chiese di Crodo in provincia di Novara, di Brezzo di Bedero, di Garabiolo e di Cadero, in Val Veddasca, ma passò presto a soggetti di carattere storico e militare e a scene di battaglie; fra queste, il quadro Napoleone durante la campagna di Russia appare come l’opera più importante e significativa. Dipinse anche paesaggi e acquerelli con scene di caccia a cavallo di squisita fattura. Collaborò assieme alla sorella Elda alla rivista L’Illustrazione militare italiana fondata dal padre e al Giornale del soldato, fondato nel 1898 e pubblicato, con alterne vicende, a cura dell’Esercito Italiano. Affiancò inoltre il padre nella stesura dell’Album della guerra Italo-turca e della conquista della Libia. Nel 1914 pubblicò, per i tipi dell’editore Vallardi, L’esercito italiano, un album di sedici tavole a colori, oggi patrimonio di pochi collezionisti. Lavorò anche per Pettinaroli e Duval che divulgavano i suoi quadri su cartoline ed almanacchi. Collaborò inoltre alla stesura dell’Enciclopedia Vallardi e fu un apprezzato illustratore di libri di storia destinati alle scuole. Dipinse moltissimo su commissione di privati italiani e stranieri. Alcune opere si trovano in Inghilterra, Spagna e Belgio. Si dedicò inoltre ai bozzetti per cartoline illustrate nel 1911, per conto dell’editore Vallardi, che ne pubblicò 52 soggetti diversi. Tra il 1928 e il 1943 gli vennero commissionati circa 200 soggetti per varie Armi. Privilegiò soprattutto la Cavalleria dal momento che nel realizzare disegni di cavalli, battaglie equestri era maestro.

Italo Cenni, nonostante i suoi interessi per i fatti d’arme e per la vita militare, fu un uomo estremamente mite ed amante della famiglia. Aveva sposato, nel 1905, Maria Cantù, conosciuta durante i suoi periodici soggiorni a Colmegna. Dalla loro unione nacquero Zenaide, che morì prematuramente nel 1925, Franco, emigrato in Brasile, ed Elisa. Il dolore per la perdita della figlia diciottenne Zenaide lasciò nel suo animo una tristezza indelebile. Poco dopo la sua scomparsa, in una lettera alla moglie Maria scrisse:«È una giornata splendida, proprio come era tre mesi fa, nel tristissimo giorno che oggi ricordo. Ti scrivo in quest’ora, quella indimenticabile in cui l’Angelo nostro ci ha lasciati per volarsene in cielo! Le sue ultime ore si rinnovano ogni notte, sempre, sempre più vive nella mia memoria». Le sue spoglie riposano nel cimitero di Colmegna. Sarebbe auspicabile che l’Amministrazione comunale di Luino trovasse il modo di immortalare la memoria dei personaggi illustri che nacquero o soggiornarono a lungo nella piccola San Remo del Lago Maggiore.

© Riproduzione riservata

Vuoi lasciare un commento? | 0

Lascia un commento

"Luinonotizie.it è una testata giornalistica iscritta al Registro Stampa del tribunale di Varese al n. 5/2017 in data 29/6/2017"
P.IVA: 03433740127