Laveno Mombello | 22 Gennaio 2019

Laveno Mombello, il comune rende nota la perizia sullo stato dei lecci

La relazione, su tredici esemplari, indica che solo uno degli alberi deve essere abbattuto. Il sindaco Ielmini: "Lunedì spiegheremo la nostra posizione"

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Raccolto l’appello lanciato ieri dal comitato ambientalista di Laveno, nato in difesa dei lecci che con il nuovo piano urbanistico proposto per il lungolago rischiano l’abbattimento, l’amministrazione del paese lacustre ha pubblicato in data odierna, tramite il proprio sito istituzionale, l’esito della perizia agronomica commissionata all’azienda Dendrotec.

Si tratta del documento contenente il giudizio degli esperti sullo stato di salute delle piante, messo nero su bianco dopo lo svolgimento delle verifiche sulla stabilità dei lecci. Tutte informazioni che, come abbiamo riportato nella giornata di ieri, i rappresentanti del comitato locale hanno richiesto per giungere preparati all’incontro in calendario lunedì prossimo, la seconda assemblea pubblica dedicata al tema in occasione della quale, come ha ribadito ancora una volta il sindaco Ercole Ielmini, “l’amministrazione spiegherà la sua posizione“, che coinciderà con il verdetto finale sul futuro degli storici esemplari.

Indipendentemente da quello che sarà l’esito della vicenda, particolarmente sentita per un’ampia fetta della comunità, c’è un dato all’interno del corposo documento, una relazione di cento pagine, che merita tutta l’attenzione del caso. Gli operatori infatti, sulla base dei rilievi effettuati e dei metodi normalmente impiegati per classificare le piante, hanno assegnato a dodici dei tredici lecci siti in viale De Angeli un basso livello di pericolosità per quanto concerne la propensione al cedimento, catalogato all’interno della “Classe B” così descritta: “Gli alberi appartenenti a questa classe, al momento dell’indagine, manifestano segni, sintomi o difetti lievi […] tali da far ritenere che il fattore di sicurezza naturale dell’albero non si sia sensibilmente ridotto“.

Di conseguenza gli accorgimenti suggeriti dai tecnici di Dendrotec si limitano ad un controllo visivo periodico, stabilito insieme agli esperti, in ogni caso non superiore ai tre anni, e alla normale manutenzione. Accertata la buona vitalità degli esemplari e l’assenza di anomalie, la perizia è inoltre in grado di fornire una stima sulla longevità degli stessi, così riassunta tra le righe del dossier: “Premettendo che è difficile prevedere l’insorgenza di patologie, eventi climatici avversi, danno abiotici (fattori legati all’ecosistema, ndr), e considerando che un leccio in condizioni ottimali può raggiungere i 200-250 anni di vita, per gli esemplari di questo filiare è presumibile una prospettiva di vita minima di 15-20 anni“.

Diverso infine il destino per un singolo componente dell’alberata, in merito al quale la classe di valutazione circa lo stato di salute slitta dalla categoria B alla D, indicata dalla legenda come classe “estrema“, da cui emerge uno “stato irreversibile di deperimento” che apre ad un’unica soluzione: quella di abbattere l’albero.

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