Luino | 6 Luglio 2018

Ospedale di Luino, l’appello di Michele Furfaro: “Il mio caso è unico, non abbandonatemi”

L'uomo è bloccato a letto da nove mesi in seguito alle complicazioni nate da un intervento chirurgico. Ecco la sua testimonianza, pubblicata oggi da La Prealpina

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La ricerca della routine quotidiana, e di quei momenti che per quanto semplici dettano il ritmo della vita, può trasformarsi in ossessione, ma anche nel desiderio più ambito, se il susseguirsi di determinati eventi produce la sensazione di non essere più realmente liberi.

Per Michele Furfaro, quarantunenne di Cuveglio, una vita sociale intensa, assorbita dagli impegni connessi allo pseudonimo di Dj Ulisse, con cui è solito intrattenere i giovani nei locali dell’area nord della provincia, tale sensazione è da tempo una costante che alimenta la voglia di normalità.

E’ proprio il tempo a fare da contenitore per le vicissitudini che da nove lunghi mesi tengono l’uomo incollato ad un letto d’ospedale tra Luino e Varese, in seguito ad una operazione chirurgica dai risvolti inaspettati. La sua storia è riportata oggi attraverso le pagine de La Prealpina, e parte dalla volontà di sottoporsi ad un intervento di riduzione dello stomaco, per far fronte ai disagi determinati da una malattia genetica alla schiena.

L’intervento, eseguito a Luino a settembre dello scorso anno, manda in tilt il corpo di Michele, che prima di entrare in sala operatoria pesava circa cento chili e non immaginava di dover fare i conti con una complicanza che raramente si manifesta nei casi come il suo. L’ingrandimento di una fistola gli provoca infezioni estese che cancellano la possibilità di un’alimentazione normale, sostituita con i liquidi contenuti in un tubo attaccato al collo, incaricato di agire durante gli orari dei pasti.

Mi hanno detto che devono studiare il caso perché è unico – racconta il dj al quotidiano locale -. I medici pensano a più interventi ma intanto il tempo scorre ed io passo da Luino a Varese, e viceversa, perdendo forze non solo fisiche”. La frustrazione per la rinuncia forzata alle attività di tutti i giorni, da cui nasce ad esempio il sollievo che si prova gustando un cibo apprezzato, o più semplicemente godendosi un pranzo o una cena, è infatti collocata sullo stesso piano della sofferenza trasmessa dall’organismo in difficoltà.

Per combattere le incertezze che si agitano attorno al suo futuro, Michele cerca qualche attimo di serenità a contatto con la moglie, confrontandosi inoltre, tramite Facebook, con tutte quelle persone che hanno interesse a conoscere la sua storia, o che in un modo o nell’altro faticano ad accettarsi per ragioni puramente estetiche.

Pensateci bene a perdere peso chirurgicamente se non è necessario“, è il monito che l’uomo consegna ancora a La Prealpina, prima di rivolgersi con un appello all’Ospedale di Varese, ai chirurghi e ai medici di tutta la regione e di tutto il paese, affinché rimanga costante l’attenzione per il suo caso: “Non abbandonatemi“.

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