Laveno Mombello | 9 Giugno 2018

Comunità Montana, Ielmini: “Il nostro un atto politico di sfiducia, la maggioranza non esiste più”

Sulla crisi dell'ente di secondo livello, interviene il sindaco di Laveno Mombello: "Documento atto politico forte per far riflettere tutti. Nessuna esclusione"

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“Condivido la presa di posizione degli attivisti del luinese del Movimento 5 Stelle: ‘È evidente che uno o due sindaci in più o in meno della metà, non siano sufficienti per tenere solida la posizione’. Noi lo diciamo da almeno un anno”. Con queste parole il sindaco di Laveno Mombello, Ercole Ielmini, amministratore di lungo corso sul territorio provinciale, interviene in merito alla crisi che in questi ultimi giorni ha colpito la Comunità Montana Valli del Verbano, con la mozione di sfiducia da parte del gruppo “Liste civiche Valli del Verbano (di cui fa parte il primo cittadino lavenese, ndr) protocollata giovedì mattina.

“Non comprendiamo – continua Ielmini – come sia possibile che risponda Pezza ad una mozione di sfiducia formulata al Presidente della Comunità Montana. Non è più Piccolo il presidente o forse non lo è mai stato? Le osservazioni e le contro deduzioni formulate da Pezza fanno sorridere e sono sorprendenti: crede veramente che non conosciamo l’articolo 23 dello statuto? Crede forse che le diciassette firme siano state estorte ai rappresentanti dei Comuni?”.

Non potrebbe essere, invece – si chiede retoricamente il primo cittadino di Laveno – che questo documento sia un atto politico forte per far riflettere tutti e farci mettere finalmente intorno ad un tavolo per trovare una soluzione condivisa e aggregante, senza escludere nessuno? Noi sindaci considerati della ‘minoranza’, definizione aberrante per un Ente di secondo livello, lo chiediamo da tempo ma le risposte sono sempre state contrarie e arroganti come lo stile di quella di Pezza”.

Oggi, finalmente, altri sindaci la pensano come noi e la maggioranza non esiste più – afferma ancora Ielmini -. Mettere la questione in formalismi è riduttivo, mettere in discussione pure le firme dei sindaci è arrogante, mentre non si capisce o meglio non si vuole capire che questo è un atto politico di sfiducia all’attuale gestione dell’ente che oggi divide e non unisce. Lui e i suoi colleghi non vogliono capire che non si può più continuare così, che i cittadini sono stufi di questi teatrini di personaggi che difendono la poltrona ad oltranza anche chiamando l’amico politico di turno”.

“L’arroganza e la scarsa sensibilità nei confronti del territorio e dei sui bisogni alla fine non paga – conclude -. Il saper ascoltare e il saper fare un passo indietro è indice di intelligenza e soprattutto di rispetto nei confronti dei cittadini di un territorio”.

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