Lavena Ponte Tresa | 3 Ottobre 2017

“Autunno in biblioteca”: in programma questa sera “Silvio Raffo in prosa e in versi”

Protagonista della serata il romanzo d'esordio di Silvio Raffo, "Mio padre René". Un'opera capace di mostrare la straordinaria precocità dell'autore

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Un autunno denso di appuntamenti è quello che ha preso il via nella biblioteca comunale di Lavena Ponte Tresa. Differenti saranno le attività cucite su misura per tutte le fasce d’età, che si daranno il cambio nel corso di pomeriggi e serate: laboratori, corsi, letture ad alta voce e presentazioni di libri, le proposte che comporranno l’offerta protagonista di questi mesi, “Autunno in biblioteca – Cadono le foglie rifiorisce la cultura”.

Tra gli incontri in programma anche un fitto calendario di presentazioni letterarie, che si aprirà questa sera, a partire dalle 21, con l’appuntamento “Silvio Raffo in prosa e in versi”, che vedrà il noto poeta e scrittore quale ospite e protagonista. La presentazione sarà incentrata in particolare sul romanzo d’esordio dello scrittore “Mio padre René”, un’opera scritta da Raffo alla tenera età di diciotto anni e segnalata come migliore prima nell’ambito del prestigioso Premio “L’Inedito”, composta da una giuria di sole donne, fra cui Maria Bellonci, Serena Foglia e Natalia Ginzburg.

L’opera si mostra in questo senso come capace di mostrare la “straordinaria precocità” dell’autore, che costruisce la vicenda intorno alla figura di un ragazzo di diciannove anni, il primo di una serie di giovani indimenticabili che affolleranno le pagine dei numerosi romanzi successivi. Dall’autistico Jakob de “La voce della pietra” al mitico Virginio, all’arcangelico Gabriel di “Eros degli inganni”. Si tratta di figure dell'”imperscrutabilità del bildungsroman” di cui Raffo è il portavoce più significativo nella narrativa italiana del disagio postmoderno, o forse nel suo caso, “antimoderno”. Nella galleria di adolescenti “perduti” di Raffo, il candore di Sandrino resterà di certo ineguagliabile: inseguendo un fantasma paterno enigmatico ed evanescente, che non è in grado di offrirgli alcun modello, egli sperimenta la tragica ambivalenza di una diversità insieme temuta e desiderata.  Un “dramma borghese” di altissima intensità che finalmente vede la luce e può essere apprezzato da tutti i lettori che merita, in maggior sintonia con la sensibilità odierna che con quella dell’epoca in cui fu “inattualmente” scritto da uno spaesato outsider.

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