Lavena Ponte Tresa | 2 Ottobre 2017

Scuola e DSA a Lavena Ponte Tresa, “L’insegnante è un maestro concertatore”

Un'interessante serata quella tenuta dal professor Guido Dell’Acqua, organizzata dall'associazione "inForm@DSA Luino Onlus"

Scuola e DSA a Lavena Ponte Tresa,
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Questa non sarà una lectio magistralis”. Così ha esordito il professor Guido Dell’Acqua, della Direzione Generale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), funzionario dell’Ufficio per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione. L’illustre relatore era stato invitato dall’Associazione “inForm@DSA Luino Onlus” per parlare delle problematiche inerenti l’inclusività degli alunni con Bisogni Educativi Speciali e Disturbi specifici dell’Apprendimento.

La serata, che si è svolta presso la Sala Polivalente Comunale di Lavena Ponte Tresa, ha visto la presenza anche di Luigi Macchi, dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Varese, in qualità di moderatore. Il prof. Dell’Acqua è dunque andato subito al nocciolo della questione, tralasciando i riferimenti normativi e le spiegazioni scientifiche, rispondendo invece ai quesiti che, nei giorni precedenti, erano stati raccolti da “inForm@DSA” via mail: La cosa più importante è la relazione, l’empatia che si crea tra docente e alunni, perché il gancio empatico è il primo strumento compensativo, per tutti e con tutti”.

Sono stati chiariti molti dubbi riguardanti il disagio che gli alunni con DSA provano di fronte alle verifiche, le prove d’esame (soprattutto quelle per gli esami di Stato), le prove Invalsi. “Esistono agli strumenti compensativi e le misure dispensative contenuti nel Piano Didattico Personalizzato (PDP), ma in realtà non vogliamo che i ragazzi conoscano meccanicamente le formule, bensì che sappiamo usarle. Quindi, se ci sono problemi di memoria, che sia permesso a tutti consultarle”. Ha spiegato il prof. Dell’Acqua con un efficace esempio matematico.

Ma anche le ansie delle famiglie si concentrano sulle prove, che al termine della scuola secondaria di II grado non si possono modificare né ridurre, ma che si possono adattare al PDP nella scuola secondaria di I grado, perché queste vengono preparate dai docenti. “I ragazzi con DSA non sono una categoria protetta, tra scuola e famiglia devono esserci dialogo, fiducia reciproca e trasparenza”.

Ecco allora che il PDP può essere tranquillamente consegnato alla famiglia, si possono consentire le registrazioni vocali delle lezioni, l’uso del computer personale, anche durante gli esami e si possono accogliere positivamente le eventuali competenze dei genitori. “Il nostro cervello è un organo plastico, che ad ogni cambiamento crea vere e proprie sculture di sinapsi. A noi il compito di far fiorire queste connessioni sinapsiche. Si tratta soltanto di non penalizzare nella valutazione gli alunni che hanno usato strumenti compensativi o usufruito di misure dispensative”. Ha proseguito il relatore.

Allora diventa di fondamentale importanza rinnovare la didattica, alternando momenti di lezione frontale ad attività tra pari (l’esperienza di Don Milani insegna), o basate sull’apprendimento cooperativo. E la classe capovolta, che tanto va di moda ultimamente? Certamente sì, ma senza esagerare, perché con questa metodologia i ragazzi disabili o in difficoltà vengono penalizzati, in quanto hanno bisogno della vicinanza del docente, che li aiuti nell’apprendimento.

L’insegnante diventa così un “maestro concertatore”, il quale avrà l’opportunità di attuare una nuova didattica per tutti. Il PDP diventa quindi uno strumento di flessibilità, che permetterà ai docenti una “curvatura” della loro metodologia d’insegnamento, nell’ambito dell’autonomia scolastica, che prevede una personalizzazione dell’insegnamento. In questo modo valutare non significherà “fare media, ma aggiungere ciò che mancava”.

E la valutazione? Non dovrà avere carattere sommativo, ma formativo; sarà una “valutazione pesata: 30% assegnato allo scritto e 70 % all’orale”. Il moderatore Luigi Macchi ha aggiunto alcune riflessioni sull’aumento considerevole di certificazioni, soprattutto nella scuola media: “Il 9% di dislessie diagnosticate in questo ordine di scuola sembra derivi da metodi di apprendimento errati”. È pur vero, allora, che una buona prevenzione dovrebbe partire dalle primissime classi della scuola primaria, nelle quali si raccomanda “di fare poco e di attendere che i bambini apprendano”, ma Macchi ha anche ricordato una circolare dell’allora Ministro Franca Falcucci, che, nel 1975, scriveva: “Aumentare le risorse e diminuire il numero di alunni per classe”.

Intanto, a breve, anche in Lombardia, come già avviene in Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, saranno attivati degli screening nelle scuole, per segnalare precocemente probabili disturbi specifici dell’apprendimento, in modo da poter progettare attività di potenziamento, prima dell’attivazione delle procedure per un’eventuale diagnosi di DSA, evitando così il fenomeno dei “falsi positivi”.

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2 risposte a “Scuola e DSA a Lavena Ponte Tresa, “L’insegnante è un maestro concertatore””

  1. Giò Bali ha detto:

    La matematica si studia attraverso i numeri della reta i numeri del piano e i numeri dello spazio.

  2. Giò Bali ha detto:

    la retta è un insieme di segmenti, il piano un insieme di quadrati e lo spazio un insieme di cubetti.

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