Varese | 11 Agosto 2017

“Noi imprenditori tagliati fuori dal mondo”, l’inchiesta di Confartigianato sulle strade luinesi

Quello di Confartigianato Imprese Varese è un lavoro che affronta anche il tema delle opere mai realizzate, con uno sguardo al futuro

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Un’interessante inchiesta di Confartigianato, dopo quella che abbiamo pubblicato dal titolo “I frontalieri sono una ricchezza per il territorio? Rispondono i luinesi, ecco il reportage video“, è quella comparsa oggi sul sito dell’organizzazione varesina che è andata ad approfondire il tema della conformazione stradale del territorio componente il circondario del luinese, che lo rende difficilmente raggiungibile, soprattutto per una questione prettamente morfologica. Andando ad analizzare nel dettaglio le tante problematiche presenti, vi sono anche alcuni pareri di autorevoli imprenditori della nostra zona. Uno sguardo anche al passato e futuro, però, dove oltre a parlare di opere mai realizzate, si annunciano diversi interventi da settembre 2018.

Da qui non si passa. O si passa a fatica, con pazienza e tanti chilometri. Costretto tra i monti e un lago che lo collega alla Svizzera, il luinese è un territorio morfologicamente difficile. Poco adatto alle imprese (ma la zona industriale è ben popolata: sono un migliaio le aziende iscritte a Confartigianato Varese) che hanno bisogno di direttrici stradali snelle, ad alta percorribilità, carreggiate spaziose e ben manutenute e, soprattutto, lontane dai centri abitati.

Tra divieti di altezza e tonnellaggio imposti ai mezzi pesanti – i limiti variano spesso a seconda delle strade da percorrere ma l’altezza, in linea generale, non può superare i 3,5 metri (non oltre i 4,20 al passaggio a livello di Laveno Mombello che si raggiunge dalla SS 394) – gli imprenditori sanno di essere «tagliati fuori dal mondo», non pretendono un’autostrada, sognano bretelle e tangenzialine e chiedono che «il movimento dei mezzi sia facilitato: è un problema per tutti. Clienti e fornitori compresi». Un problema economico perché, come dice Raimondo Cerinotti della Modelmeccanica Sfericad Snc di Germignaga, «portare le merci da qui fa lievitare i nostri costi aziendali da un 2% ad un 5%: la competitività si perde per strada».

Non a caso il tema della logistica, assieme a quello della formazione di figure professionali idonee al manifatturiero locale e del dumping salariale del Canton Ticino, è stato al centro del dibattito in occasione della Tavola Rotonda “Imprese per il Territorio” promossa da Confartigianato Imprese Varese l’11 luglio scorso presso la Ratti Luino Srl di Cassano Magnago. Ed è entrato di diritto nel dossier condiviso che verrà portato dall’associazione sui tavoli delle istituzioni e della politica a tutti i livelli.

Le strade con il bollino verde e rosso. Tra le arterie che portano dal luinese alle entrate in autostrada – A8 (Autostrada dei Laghi) e A 26 (Gravellona Toce) – si usa prevalentemente la SS 394 di 43,10 chilometri. Passando per la Valcuvia attraversa otto paesi. All’altezza di Gemonio incrocia la statale 629 proveniente da Vergiate. Strada a 50 chilometri all’ora, ma comoda: «La percorribilità è lenta e il limite si alza a 70 chilometri orari solo per poco, però con questa arriviamo ovunque – prosegue Cerinotti. Per raggiungere Varese ci si mette poco più di quaranta minuti; un’ora per raggiungere il casello di Vergiate. Ma dipende anche dal traffico e non è tutta colpa della politica. La Sfericad ha qualche fornitore a Rozzano, in provincia di Milano, e per arrivarci si conta un’ora e mezza».

La seconda è la SS 344 che, a Porto Ceresio, incrocia poi la SP 61 e porta al valico internazionale di Ponte Tresa. Qui il centro di Bisuschio e Induno Olona si evitano grazie ad una bretella che taglia il territorio e conduce verso le autostrade. La lunghezza è di 24,51 chilometri e si percorre in circa 53 minuti. Le limitazioni riguardano le 34 tonnellate per il valico di Ponte Tresa; se si va verso Porto Ceresio i limiti riguardano la lunghezza (non superiore ai 10 metri), il peso (non oltre le 18 tonnellate) e l’altezza (non superiore ai 3,5 metri).

«Però quella più corta è il Brinzio, mentre quella da evitare assolutamente è la strada del lago, la SP 69, che attraversa Brezzo di Bedero, Castelveccana, Caldè e così via fino a Laveno», interviene nuovamente Cerinotti. Ma non è del tutto percorribile, pone dei divieti ai mezzi che superano le 7,5 tonnellate, è più un belvedere turistico che una strada di servizio alle imprese. Due autobus che si incontrano nei rispettivi sensi di marcia rischiano di restare incastrati: vivamente sconsigliata. Così come è da sconsigliare la SP 43, quella che passa dalla Valganna e porta ai tornanti di Grantola: «Qualche bilico, ci hanno detto alcuni imprenditori, pochi anni fa ha maledetto il proprio Gps».

La strada della Valcuvia – nonostante i tanti passaggi pedonali e i numerosi semafori – accontenta un po’ tutti. Anche Enrico Prato della Prato Recycling di Germignaga. Il titolare, ex sindaco della cittadina ma anche ex calciatore professionista di Milan e Varese, usa le parole come palloni. Anche se fare goal è difficile: «Quando contatti un trasportatore per un servizio, i costi aumentano. Sulla strada che da Brenta porta a Germignaga ci passano i bilici con carico di 280 quintali di rottame: per raggiungermi ci mettono un’ora e mezza. Non possiamo fare diversamente: l’unica strada che ci collega al mondo è quella della Valcuvia. È vero: qui siamo doppiamente penalizzati perché non abbiamo spazio, però siamo nel 2017 e qualcosa in più penso si possa fare. Dipende dalla buona volontà della politica (che un po’ ci ha dimenticati) e dalle risorse a disposizione».

Nell’inchiesta tra le tematiche affrontate anche quella che passa in rassegna opere, che pur essendo state prese in considerazione come possibile risoluzione della problematica, non sono mai state realizzate. Tra essi due “di cui si parla da circa vent’anni: ‘Il Madonnone’ e il potenziamento della strada tutt’oggi ferma a Brenta. Progetti forse utopistici, ma senza dubbio affascinanti. ‘Il Madonnone’ ha sempre acceso un vivo dibattito tra parte italiana e parte svizzera – prosegue Prato – perché prevedeva lo spostamento della dogana di Lavena Ponte Tresa alla località Madonnone di Cadegliano Viconago, con una nuova frontiera a quattro corsie per dirottare i mezzi pesanti verso la Valganna, e la realizzazione di un tunnel che partisse dall’entrata di Ponte Tresa per attraversare tutto il territorio”. Il secondo, invece, riguarda la Valcuvia con la cosiddetta “Variante di Brenta”: “Di sicura utilità – conclude il titolare della Prato Recycling – perché la bretella salterebbe l’intero abitato di Cuveglio per sbucare sul rettilineo tra Brenta e Casalzuigno”. Ma negli anni si è parlato anche di mettere mano alla SP 629, la “Vergiatese”. Che, come la strada della Valcuvia, con la realizzazione di qualche rotatoria e semaforo intelligente potrebbe garantire una maggiore scorribilità ai mezzi. Perché una cosa è andarci in auto – e noi di Confartigianato Imprese Varese lo abbiamo fatto, percorrendo tutte le strade che da Luino partono e arrivano – e una cosa muovere un camion da 20 tonnellate.

Uno sguardo al futuro. Si parte da Cuveglio, perché è di pochi giorni la notizia che una rotonda – in sostituzione della bretella di cui abbiamo già detto –  la si farà. Non sarà la stessa cosa, ma secondo i piani andrà ad intervenire su un punto critico di accesso al paese, sullo smaltimento delle code e sulla sicurezza dei pedoni.

Con la firma dell’intesa tra Regione Lombardia e Provincia di Varese, invece, alcune strade che ora sono provinciali passeranno alla gestione della Regione e di Anas. Quelle che interessano il territorio del luinese sono tre: la SP 69 Sesto Calende-Luino e la SS 394 del Verbano orientale (le due si incrociano all’altezza di Germignaga) diventeranno regionali mentre la SP 61 Porto Ceresio-Luino passerà ad Anas. Con il cambio di competenze, queste arterie potranno considerare in modo diverso gli interessi di imprenditori e cittadini. Ed è su questo che si incomincerà a discutere già dal mese di settembre.

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Una risposta a ““Noi imprenditori tagliati fuori dal mondo”, l’inchiesta di Confartigianato sulle strade luinesi”

  1. Giorgio Bosoni ha detto:

    Giustamente rivendicano gli anni di promesse e proposte mai attuate, ma quel costosissimo piano di adeguamento dovrà essere un investimento di cui si vedranno i frutti forse tra 30 anni. Quando sarà ormai obsoleto e inadeguato. La nuova viabilità di servizio, se bisognerà realizzarla, saranno micro reti intermodali capilllarizzate e tutti i trasporti e spedizioni locali dovranno avvenire per ferrovia. Almeno così ci stanno vendendo Alptransit, ma se per i territori le merci devono ancora viaggiare su strada, non ne trarranno nessun beneficio. Se bisogna spendere soldi dovranno servire a risolvere non tamponare.

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