27 Aprile 2017

AlpTransit, “Perché far credere ai nostri figli che sia impossibile sognare?”

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E’ giunta in redazione una lettera anonima sul tema AlpTransit, la nuova linea ferroviaria che andrà a rivoluzionare il futuro del nostro territorio, oggi più di ieri.L’autrice di questa lettera si rivolge in maniera diretta agli amministratori locali chiedendo che i bambini siano liberi di sognare il proprio futuro, o che siano accompagnati per mano ad affrontare i propri incubi perché, per creare un mondo vivibile, non si deve certo percorrere la strada che “quei convogli” si appresteranno a percorrere. Ecco il testo, mentre domani ci sarà l’incontro tra i primi cittadini ed il prefetto a Varese.

AlpTransit, lettera anonima: “Perché far credere ai nostri figli che sia impossibile sognare?”. “Risvegliata da un brutto sogno, fatico a riaddormentarmi e penso alle paure dell’infanzia che riaffiorano, a quella porta sulle scale che conducevano in cantina… l’ho vista aperta, era il mio incubo da bambina, chissà quali mostri si celavano laggiù! Credevo fosse chiusa ormai quella porta… ma adesso sono sveglia e penso, ascoltando il treno merci che passa sui binari, penso al progetto in corso di realizzazione, a tutti i treni carichi di merci pericolose che dovranno transitare sui fragili binari antiquati. Penso alle misure di sicurezza che necessariamente dovranno essere prese ma di cui nessuno parla, penso ai costi, all’impatto ambientale e mi rigiro impotente. Mi rivolgo ai nostri amministratori che pensino ai loro figli e, se di figli non ne hanno, che pensino a quei faccini sorridenti che ogni giorno a fiumi escono entusiasti e pieni di vita dalle scuole, pensino al loro futuro, a ciò che lasciamo loro. Perché dobbiamo fargli credere che sia impossibile sognare? Che sia impossibile che in un paese civilizzato possa crearsi un filo diretto di informazione, un coinvolgimento volonteroso degli abitanti affinché sappiano cosa gli spetta, quale sarà il futuro del paese in cui vivono, del paese che è la loro casa.

Ho letto un articolo che descriveva il progetto proposto nel 2006 relativo alla riqualifica della vecchia linea ferroviaria, un progetto lungimirante che avrebbe migliorato il futuro del nostro paese, non solo indubbiamente dal punto di vista paesaggistico, ma si sarebbe ottenuto anche un indiscutibile rilancio economico: una pista ciclabile unica al mondo quante persone avrebbe potuto attirare? Quanto lavoro avrebbe potuto creare? Quante opportunità avrebbe potuto dare alle nuove generazioni? Perché è questa la mia preoccupazione, ormai, quando sembra troppo tardi immaginare, sognare, pensare ad una soluzione migliore; quando sembra sia arrivato il momento di cucire la bocca, di abbassare gli occhi e di aspettare l’ineluttabilità degli eventi. Siamo tanto bravi a mettere pezze qua e là, a rendere tutto accettabile o almeno sopportabile, perché proprio di questo si tratta, sopportare. Questo forse vogliamo insegnare ai nostri figli? Che qualcuno deciderà sempre per loro seguendo chissà quali interessi (perché quelli almeno ci saranno) e le cose stanno cosi, il paese in cui vivono non è la loro casa, in quanto non sono tenuti a decidere per il suo destino, sono solo tenuti a fare il loro dovere, a non gettare cartacce per terra e a non scrivere sui muri… anche se di muri e di cemento ce ne saranno probabilmente sempre di più perché questo pare sia il progresso. Insegniamo ai nostri figli a far finta di non vedere la porta della cantina aperta, a non farci caso, questa crediamo forse sia la vera forza ed il coraggio?

Così cresceranno nell’arroganza e nella presunzione, ma, certo, almeno saranno in buona compagnia. Io credo che, in un mondo migliore, ai propri figli verrebbe insegnato ad avere la forza di chiudere quella porta, per sempre; a guardare in faccia alla realtà e ad affrontarla insieme. Per creare un mondo vivibile, dove è possibile credere nei sogni anche se per realizzarli costerà fatica, si impiegherà molto tempo, ma la strada giusta la si vede subito… e non è certo quella che i numerosi convogli si appresteranno presto a percorrere”.

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