24 Marzo 2017

Cambiamenti climatici ed estinzione di massa, WWF: “L’uomo sta distruggendo la vita sul pianeta”

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L’effetto-clima sulle specie animali e vegetali è un amplificatore della “Sesta estinzione di massa” che l’uomo sta provocando nei confronti della ricchezza della vita sul pianeta. La conferma arriva dal report “Cambiamenti climatici e sesta estinzione di massa” diffuso oggi dal Wwf alla vigilia di Earth Hour-Ora della Terra, l’evento globale per sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sul cambiamento climatico e sull’urgenza di agire ora.

Riscaldamento globale, minacciati quattro quinti degli oceani: conseguenze anche sul clima

(repstatic.it)

Cambiamenti climatici ed estinzione di massa, Wwf: “L’uomo sta distruggendo la vita sul pianeta”. Nella Mappa delle specie a rischio stilata dal Wwf ci sono orsi polari, pinguini, orche e leopardi delle nevi ma anche stambecchi, anfibi, fringuelli alpini e persino l’abete bianco, il tipico albero di Natale delle regioni settentrionali, “tutte specie che stanno soffrendo come non mai l’aumento della temperatura e gli altri effetti dei cambiamenti climatici”. Il simbolo dell’effetto clima, spiega il Wwf, è senz’altro l’orso polare: “con la progressiva riduzione della banchisa polare rischiamo di perdere i due terzi degli orsi polari entro il 2050”. In Antartide, il 75% della popolazione dei pinguini di Adelia potrebbe scomparire se le temperature del globo cresceranno di 2 gradi, rileva l’associazione ambientalista ricordando “stime pubblicate su Nature da autorevoli ecologi ci dicono che rischiamo di perdere fino al 70% delle specie di passeriformi migratori in Australia e ai tropici a causa del climate change, mentre lo stesso panda, pur se in lieve ripresa numerica è minacciato dal clima che cambia, in quanto dipende strettamente dalle foreste di bambù”. Ma classe animale più colpita è quella degli anfibi, come l’ululone dal ventre giallo: a causa dei loro complessi cicli vitali che si svolgono tra terra e acque dolci, dove si fanno sentire siccità o regime delle precipitazioni, il 33% di queste specie è inserito nella lista rossa Iucn (International Union for Conservation of Nature). Nel ghepardo l’aumento della temperatura ha provocato una netta riduzione della fertilità maschile. Quasi la metà (il 47%) delle specie di mammiferi e quasi un quarto delle specie di uccelli (24,4%) monitorati dalla lista rossa dell’Iucn subiscono l’impatto negativo dovuto ai cambiamenti climatici. In totale si tratta di circa 700 specie.

Verso un territorio ignoto. “Ormai la scienza ci dice che i cambiamenti climatici ci stanno conducendo in un territorio ignoto, mai visto da quando esiste l’esperienza della civiltà umana – commenta Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia – Questo territorio ignoto è drammaticamente collegato con quella che il WWF ricorda essere la sesta estinzione di massa della ricchezza della vita sulla terra. Earth Hour, che si svolgerà sabato prossimo, è il nostro modo di chiedere a tutte le persone di mobilitarsi e diventare parte attiva del cambiamento: attraverso un piccolo gesto personale (quello di spegnere le luci per un’ora) un impegno concreto nei confronti del nostro Pianeta. Sabato prossimo il popolo di Earth Hour, fatto di persone, comunità e organizzazioni farà sentire di nuovo la propria voce per chiedere di accelerare gli impegni verso una rapida decarbonizzazione delle nostre economie e per limitare il riscaldamento secondo l’impegno assunto con l’Accordo di Parigi: agli accordi e agli impegni, ora, devono seguire i fatti, concreti e misurabili”.

Effetto clima. Il cambiamento climatico agisce attraverso i cambiamenti nelle temperature terrestri e marine, le modificazioni nel regime delle precipitazioni, nel livello dei mari, nell’estensione e nella durata dei ghiacci terrestri e marini, nell’albedo, nelle frequenza e nell’ intensità degli eventi meteorici estremi, ricorda il Wwf. In alcune situazioni, è il principale fattore di degrado e distruzione degli ecosistemi come ad esempio le barriere coralline: questi ambienti stanno morendo a causa del fenomeno del bleaching dovuto alla scomparsa delle zooxantelle, alghe unicellulari capaci di fotosintesi che forniscono anche il colore ai polipi dei coralli che non sopportano incrementi della temperature del mare oltre un certo limite e causando quindi la morte dei polipi che formano le formazioni coralline che stanno ormai scomparendo a ritmi accelerati. I cambiamenti climatici in altre situazioni aggravano e amplificano gli effetti di altre azioni causate dall’uomo come la deforestazione, l’inquinamento, il prelievo insostenibile di risorse naturali, la frammentazione e il consumo di suolo, la diffusione delle specie aliene, ecc. Molti studi confermano i cambiamenti nei cicli vitali di piante e animali (ad esempio la riproduzione, la migrazione), mentre altre analisi mettono in rilievo l’alterazione di importanti connessioni spaziali e temporali tra le specie frutto di milioni di anni di evoluzione: ad esempio le connessioni tra insetti impollinatori e le fioriture delle piante, o fra prede e predatori. Questo perché ogni specie reagisce in modo diverso a cambiamenti così repentini e in diversi casi purtroppo non riesce neanche a reagire e si estingue come e’ accaduto per esempio al rospo dorato.

Alpi e Mediterraneo a rischiol’aumento delle temperature e la conseguente riduzione dell’innevamento stanno mettendo letteralmente in ginocchio specie che si sono adattate agli ambienti estremi: lo stambecco, l’ermellino, il fringuello alpino la pernice bianca sono le specie simbolo del cambiamento climatico in Italia. La stagione vegetativa nelle aree montane dove vivono gli stambecchi è sempre più anticipata,cosicché i prati si sono impoveriti di proprietà nutritive e non offrono ai capretti il foraggio adatto alla loro nutrizione nel momento critico dello svezzamento. La loro sopravvivenza è scesa dal 50% negli anni ’80 al 25% di oggi. Nel Mediterraneo si assiste ormai ad un vero e proprio processo di tropicalizzazione del bacino: con l’aumento delle temperature si assiste all’invasione inarrestabile di specie aliene (sia introdotte dall’uomo che in arrivo dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez) . In Mediterraneo orientale, nelle acque libanesi e siriane, le specie non indigene hanno già superato il 50% in peso nella cattura della pesca e in Mediterraneo si contano ormai oltre mille specie aliene, di cui un centinaio sono ritenute pericolose per la biodiversità del bacino, l’economia o la salute. (ANSA)

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