23 Novembre 2016

Viaggio tra i parroci del Belpaese, ecco cosa pensano su temi come omosessualità e aborto

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Dal prete che dà l’ostia alla coppia gay a quello che in pubblico si comporta in maniera tale da evitare “situazioni di scandalo”. Alcuni parroci non vedono nessuna situazione di peccato nella convivenza omosessuale e quindi non pongono veti all’accesso ai sacramenti; c’è anche divisione tra i sacerdoti sulla questione se dare o meno i sacramenti alle coppie conviventi. Ecco un viaggio tra i parroci del Belpaese.

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Cinque su dodici concedono i sacramenti solo quando è “chiara l’intenzione di sposarsi”. E’ coro di sì nel ritenere che siano maturi i tempi per la creazione di sacerdotesse. L’inchiesta tra i parroci italiani è stata condotta da un sociologo torinese, professore emerito dell’Università di Torino, Giuseppe Bonazzi, che ha testato la fede dei parroci in un viaggio tra ‘innovatori’, ‘istituzionali’, e ‘conservatori’ chiusi a qualsiasi apertura nel volume- indagine ‘La fede dei preti’.

Gay e omosessualità. Resta una questione divisiva. Cinque dei preti sentiti, i più innovatori, affermano di “non avere in linea di principio alcuna obiezione a dare i sacramenti a omosessuali”. In tre hanno espresso un ‘no’ tassativo; quattro hanno espresso dubbi e si sono mostrati “oscillanti” sulla questione. Nell’inchiesta emerge anche la preoccupazione di alcuni preti di non creare scandalo: “ad esempio – spiega l’autore del viaggio nelle parrocchie – se ci sono funerali con messa solenne si cerca di convincere le persone notoriamente in stato irregolare a non comunicarsi in pubblico, suggerendo magari una cerimonia privata la sera prima”. Nell’inchiesta, quattro su dodici pensano che un giorno si arriverà ai preti sposati. Tre non vedono neppure “ostacoli teologici” nell’estendere il sacerdozio alle donne.

Miracoli. Tra cautela e scetticismo, c’è chi sottolinea che “troppe volte si grida al miracolo, quando possono benissimo esserci altre spiegazioni” e chi invita a valutare “caso per caso”. Lo scetticismo maggiore viene riservato al culto mariano. Solo uno su dodici dice di credere alle apparizioni della Madonna, tutti gli altri “istituzionali compresi – annota l’autore dell’inchiesta – esprimono cautela e rischio di possibili eccessi, mentre gli innovatori non esitano a manifestare scetticismo e perfino denuncia di ‘vergognosi abusi'”.

Contraccettivi. “L’uso dei contraccettivi è certamente il terreno dove la convinzione della sua piena legittimità etica è più estesa e radicata, e di ciò la Chiesa non può non tenere conto”, spiega l’indagine. Solo in due, infatti, “ricordano in pubblico il divieto di usarli insistendo in particolare sulla gravità della ‘pillola del giorno dopo’. Ma in confessionale si limitano a ricordare le disposizioni della Chiesa nei rari casi in cui sono i fedeli a chiedere lumi”. C’è poi chi invita a non affrontare la questione da un punto di vista teorico e dice: ‘Faccio emergere le loro convinzioni soggettive e poi lascio decidere loro’. C’è chi va ancora più in là: ‘Se pongono il problema vuole dire che hanno già fatto un notevole cammino perché molti ormai li usano senza più chiedere nulla. Si può ragionare insieme ed eventualmente suggerire metodi che non portino a prassi abortive”. I parroci più ‘istituzionali’ ripongono una grande fiducia nel Sinodo dei vescovi di ottobre dedicato ai giovani e si augurano che “si decida a fare un po’ di chiarezza”.

Aborto. inchiesta del sociologo torinese è precedente alla Lettera Apostolica del Papa con la quale ha stabilito che anche dopo il Giubileo tutti i preti potranno assolvere dal peccato di aborto. Nell’inchiesta si registra da parte di alcuni, – pochi – parroci disponibilità a non puntare il dito. ‘Se c’è l’intenzione ferma dell’aborto l’assoluzione non c’è – ha dichiarato un sacerdote – ma è anche vero che se la donna viene a confessarsi, vuol dire che tanto tranquilla non è, quindi c’è ancora una finestra aperta. Se viene dopo, dimostrando pentimento, certamente sì’. Più in generale, registra l’autore dell’inchiesta, è pressoché “unanime il rifiuto di assolvere una donna intenzionata ad abortire. I parroci istituzionali e conservatori ammoniscono sulla gravità in sé del peccato, gli innovatori pongono di più l’accento sul trauma che colpisce la donna”. (ADNKRONOS)

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