21 Novembre 2016

Referendum, Napolitano: “Sfida diventata aberrante”. FT e WSJ: “Rischio per l’euro”. Scontro Renzi-Grillo

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Quella sul referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale “è diventata una sfida largamente aberrante: non ritengo che uno degli obiettivi della riforma debba essere tagliare il numero dei parlamentari ma avere un sistema più snello e un Senato rappresentativo delle realtà territoriali”. Lo ha detto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, ospite di “Porta a Porta”, che ha aggiunto: “Su questi argomenti mi sono speso moltissimo e vi trasmetto questo messaggio in serena coscienza: voterò sì per l’approvazione di questa riforma”.

(Canale Youtube: presidenzarepubblica)

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Referendum, Napolitano: “Sfida diventata aberrante”. Rispetto a quando l’Italicum fu approvato, ha continuato Napolitano, “è molto cambiato il contesto politico: ci sono tre raggruppamenti in gara” e in tre si spartirebbero il cento per cento dei voti e al ballottaggio chi prendesse anche solo il 29 per cento, rispetto al concorrente, “avrebbe una tale prevalenza che non va bene per nessun partito”. “Da parte del Partito democratico – ha aggiunto – è stato annunciato un cambiamento e io sono favorevole a questo cambiamento”. “Non si vota pro o contro questo governo. Si vota – ha poi sottolineato Napolitano – quello che è scritto nella legge. L’occasione per giudicare Renzi ci sarà con le prossime elezioni che al momento si terranno nel 2018″.

L’ex Capo dello Stato ha poi detto che la produttività costante del Paese, a fronte della crescita dei partner europei, “è in parte dovuta all’instabilità dei governi e anche alla forte contrapposizione, litigiosità, spirito di fazione” che ha caratterizzato una lotta politica in cui “siamo stati molto divisi” con l’effetto che “non c’è stata continuità nell’azione di governo”. “Perciò – ha sottolineato – è importante questa riforma: non è che si facciano miracoli, ma si fanno passi in avanti. D’altronde, cosa facciamo? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per tre anni, lo buttiamo al vento?”, ha concluso Napolitano. “Rischi di una crisi finanziaria – ha sottolineato – ci sono sempre e in questa fase possono anche accrescersi. Non vorremmo vedersi rialzare lo spread. Dobbiamo stare attenti, comunque vada il referendum“. L’ex Capo dello Stato ha ribadito che bisogna stare “attenti” perché “abbiamo grandi potenzialità e non c’è una condanna al declino e all’emarginazione dell’Italia e dell’Europa, però le prove saranno difficili e molto dure e noi su alcuni interessi obiettivi fondamentali comuni dobbiamo riuscire a trovare delle adeguate convergenze anche mantenendo la rispettiva collocazione al governo e all’opposizione”.

Sia il Financial Times che il Wall Street Journal dedicano un articolo al referendum italiano e alle possibili conseguenze politiche ed economiche, segnalando entrambi possibili rischi per l’euro. Il Wsj, in prima pagina, sottolinea i rischi per gli investitori che “si preparano al tumulto”, mentre il Ft gli dedica un commento nelle pagine interne, firmato da Wolfgang Munchau che vede dopo il referendum il rischio di una nuova “crisi della zona euro”. In caso di vittoria del ‘no’, Munchau sul Ft prevede “una sequenza di eventi che metterebbe in dubbio l’appartenenza dell’Italia alla zona euro”. Una possibilità “inquietante che non ha nulla a che fare con il referendum stesso”, ma con altre cause. La prima è la debole performance economica del Paese che “ha perso il 5% di produttività” dall’adozione dell’euro nel 1999, “mentre in Germania e Francia è salita del 10%”. La seconda è il “fallimento” dell’Ue “che non ha saputo costruire una vera Unione economica e bancaria dopo la crisi del 2010-2012 e ha invece imposto l’austerità”.

Se respinto, il referendum avrà il potere di far tremare i titoli bancari, spingere gli spread ed indebolire ulteriormente l’euro”, scrive invece il Wsj. I recenti sondaggi, che danno il ‘no’ avanti “hanno innervosito gli investitori”. Ma le “vendite” sui mercati in caso di vittoria del ‘no’ potrebbero “avere vita breve”, come avvenuto con il voto Usa e con la Brexit. Inoltre, la “ricaduta politica potrebbe essere meno severa del temuto se ci fosse un Governo per gli affari correnti credibile e se il sostegno per il M5S scemasse”.

Renzi: “Se vince Sì Italia forte e solida”. “Rispetto le valutazioni dei banchieri internazionali. Io la vedo così: il referendum è atteso da 35 anni perché tutti dicono che la carenza di riforme infrastrutturali è stato il primo elemento di deficit di competitività del Paese”. Così risponde il premier Matteo Renzi a Radio 24, a chi gli chiede di commentare l’intervista al Corriere della Sera di Giovanni Zanni, di Credit Suisse, secondo il quale è un errore alzare i toni sul referendum. “Siamo a un bivio in cui si può finalmente cambiare. Si vota su una semplificazione del sistema che darà più stabilità e più forza all’Italia in Europa e nel mondo. Si può sempre fare meglio ma siamo a un punto decisivo e delicato. Ma il punto è che se il referendum passa l’Italia ha una forza e una solidità anche rispetto ad altri Paesi europei impressionante. Se non passa niente di male, manteniamo un sistema in cui i veti e controveti dei giochi politici sono quel che sappiamo e non dirò accozzaglia, ma una variegata coalizione dovrà dire solo No ma raccontare cosa pensa”, sottolinea.


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