(Recensione di Pasquale D’Aiello per “storiadeifilm.it“) – “Lui è tornato” è il film evento del regista David Wnendt, con Oliver Masucci, Fabian Busch, Christoph Maria Herbst, Katja Riemann e Franziska Wulf. Nelle sale cinematografiche da martedì 26 a giovedì 28 aprile.
Estate. Giorni nostri. In una zona residenziale di Berlino Adolf Hitler si sveglia improvvisamente proprio nel luogo dove un tempo si trovava il suo bunker. Sono passati 70 anni dalla sua “scomparsa”. La guerra è finita, il suo partito non c’è più, la sua amata Eva non è lì per consolarlo e la società tedesca è completamente diversa da come la ricordava, tanto che anche i bambini che lo notano per primi si prendono gioco di lui. Lo riconosce però un reporter che lo filma e lo trova una perfetta imitazione dell’originale. Così contro ogni probabilità Adolf Hitler inizia una nuova carriera in televisione perchè viene universalmente scambiato per un brillante comico, anche se lui è davvero chi sostiene di essere e le sue intenzioni non sono cambiate…
Cosa accadrebbe se Hitler tornasse a camminare per le strade della Germania? Magari non proprio il vero Hitler, diciamo qualcuno che gli rassomigli fisicamente e che dica le stesse cose che cose che diceva lui aggiornate all’attuale situazione politica. Se lo è chiesto nel suo romanzo di fantapolitica lo scrittore tedesco Timur Vermes, riscontrando un grande interesse di pubblico. Ispirandosi a questo libro è nata la sceneggiatura del film “Lui è tornato” che mescola fiction e documentario per provare a capire quale accoglienza potrebbero avere le idee del vero Hitler nei nostri giorni.
L’incipit è surreale, Hitler torna in vita nei pressi del bunker della cancelleria dove il 30 aprile 1945 si suicidò e nelle cui vicinanze il corpo venne dato alle fiamme, per suo espresso ordine, affinchè non cadesse nelle mani dei sovietici. Il redivivo Hitler capisce che la televisione e il cinema sono gli strumenti attraverso cui potrà rientrare in connessione con le masse e così accetta di essere ingaggiato come comico pur di poter esprimersi davanti ad una telecamera. E questa è la prima riscoperta del personaggio storico che sa essere duttile nella comunicazione pur di giungere al proprio scopo. Ma rispetto al testo letterario il film si arricchisce orchestrando una pluralità di strumenti narrativi che vanno dal dramma alla commedia passando per il mockumentary, non mancando anche di intrecci e suggestioni, come l’utilizzo di veri conduttori della TV tedesca o come la citazione del discorso dell’Hitler di Bruno Ganz in “La Caduta – Gli ultimi giorni di Hitler” (2004) di Oliver Hirshbiegel . Ma la parte più sorprendente resta il segmento documentaristico che va a verificare sul campo le reazioni della gente. La produzione del film aveva affiancato all’attore tre guardie del corpo nel timore che qualcuno potesse aggredirlo ma hanno dovuto constatare che… (per continuare a leggere la recensione cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).
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