27 Dicembre 2015

2015, un anno di politica: dall’elezione di Mattarella al nuovo Senato, passando da Roma, Renzi e Salvini

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Ecco alcuni eventi che legano il 2015 alla politica italiana. L’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano; l’impulso al processo riformatore in materia di lavoro, scuola, pubblica amministrazione, con i passi decisivi verso il nuovo Senato e l’approvazione di una nuova legge elettorale; la dialettica interna al Pd tra Matteo Renzi e la minoranza, con la decisione di alcuni parlamentari di lasciare il partito; l’ascesa di Matteo Salvini nel centrodestra, con la necessità di ridiscutere gli equilibri interni alla coalizione; le dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino; le polemiche sul governo in generale e sulla ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, in particolare, per le vicende legate al fallimento di alcune piccole banche con conseguenze negative per i risparmiatori.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Il primo gennaio gennaio 2015 è ufficiale: nel discorso di fine anno Giorgio Napolitano annuncia la decisione di dimettersi. L’elezione del suo successore, sottolinea, sarà una prova di maturità e responsabilità. Ciascuno faccia la sua parte al meglio, mettiamocela tutta. Il 3 gennaio, invece, scoppiano le polemiche per una norma contenuta in un decreto attuativo della delega fiscale, che abbassando le soglie di non punibilità consentirebbe la cancellazione della condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale. Il governo annuncia che i decreti sulla delega fiscale verranno approvati dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, in ogni caso non ci sarà nessuna norma “salva Berlusconi”.

Il 14 gennaio si dimette il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Assume la supplenza il presidente del Senato Pietro Grasso. Parlamento convocato il 29 gennaio per l’elezione del nuovo Capo dello Stato.

Sergio Cofferati lascia il Pd. Contesta la regolarità delle primarie che hanno portato alla scelta di Raffaella Paita come candidata per la presidenza della Liguria. Il 27 gennaio il Senato approva la nuova legge elettorale, l’Italicum, con l’intesa Pd-Forza Italia. Il testo dovrà tornare alla Camera, dopo l’introduzione del premio alla lista e non alla coalizione; lo sbarramento del 3 per cento e la previsione delle preferenze accanto ai capilista bloccati.

Iniziano le votazioni per il nuovo Capo dello Stato. Vacilla l’intesa tra Pd e Forza Italia e si fa strada la candidatura di Sergio Mattarella, in grado di unire i Democratici e da lanciare quando dalla quarta votazione si abbasserà il quorum richiesto per l’elezione. Il 31 gennaio Sergio Mattarella viene eletto Presidente della Repubblica. Ottiene 665 sfiorando addirittura il quorum dei due terzi, nonostante fosse ufficialmente sostenuto solo dalla maggioranza di centrosinistra. Forza Italia vota scheda bianca, si rompe il Patto del Nazareno. Primo atto del nuovo Capo dello Stato l’omaggio alle Fosse Ardeatine. Il 3 febbraio Mattarella giura davanti al Parlamento riunito in seduta comune. “Sarò arbitro imparziale, ma i giocatori mi aiutino”. Il 6 febbraio al Senato finisce l’esperienza di Scelta civica: tutti gli eletti, tranne Benedetto Della Vedova, passano al Pd.

Giro di vite sulla responsabilità civile dei magistrati. La Camera approva in via definitiva la nuova legge. Il primo marzo il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, vince le primarie del Pd per la scelta del candidato alla presidenza della Regione Campania. Polemiche, visto che a causa di una condanna in primo grado per abuso d’ufficio, in caso di elezione potrebbe rischiare di essere sospeso in applicazione della legge Severino. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, promulga la nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici, ma avverte: andranno valutati attentamente gli effetti della sua applicazione. Il 10 marzo la Camera approva con modifiche il ddl di riforma costituzionale per il nuovo Senato. Forza Italia vota no, ma il partito è in fibrillazione. Intanto la Cassazione assolve in via definitiva Silvio Berlusconi per il caso Ruby.

Lupi lascia ministero delle Infrastrutture, Speranza guida Gruppo Pd. Il 20 marzo Maurizio Lupi, chiamato in causa da alcune intercettazioni in un’inchiesta sulle Grandi opere, si dimette da ministro delle Infrastrutture, così il 2 aprile Graziano Delrio viene nominato nuovo ministro delle Infrastrutture mentre il 15 aprile il premier e segretario del Pd Matteo Renzi è perentorio: la legge elettorale non si cambia. La minoranza interna del partito non ci sta e il capogruppo alla Camera Roberto Speranza si dimette. Il 18 aprile c’è stata la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Vaticano. Sintonia con Papa Francesco su emergenza migranti e disoccupazione.

Il leader del Pd Matteo Renzi decide di sostituire in commissione Affari costituzionali della Camera, durante l’esame della legge elettorale, i dissidenti interni contrari all’Italicum. Il 21 aprile le opposizioni decidono di abbandonare i lavori sulla legge elettorale della commissione Affari costituzionali della Camera. Il 24 aprile il premier Renzi dice che se non si approva l’Italicum cadrà il governo. Il 28 aprile iniziano le prime votazioni nell’Aula della Camera sull’Italicum. La maggioranza supera la prova dei voti segreti, ma Renzi decide di procedere con tre voti di fiducia. Era già accaduto negli anni Cinquanta con la cosiddetta legge truffa. 38 esponenti della minoranza non votano.

Via libera ad Italicum, entrerà in vigore a luglio 2016. Il 4 maggio la Camera approva definitivamente la nuova legge elettorale, l’Italicum, che entrerà in vigore a luglio 2016. Le opposizioni escono dall’Aula, una cinquantina di deputati Pd dicono no.

Il 20 maggio arriva il primo sì della Camera alla riforma sulla “Buona Scuola”. Mancano i voti di 40 deputati Pd. Via libera definitivo della Camera alla legge anticorruzione che reintroduce il falso in bilancio. No per opposti motivi di Forza Italia e M5S, si astiene la Lega. Il 29 maggio la commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, rende noti i nomi dei candidati alle amministrative cosiddetti impresentabili, perchè non in regola con il codice di autoregolamentazione che fissa una serie di paletti per coloro che sono coinvolti in inchieste giudiziarie. Tra di essi il candidato alla presidenza della Campania Vincenzo De Luca. Il premier Renzi: “Non si usi l’Antimafia per regolare i conti interni al Pd”.

Elezioni regionali: il Pd si aggiudica 5 Regioni su 7 ma perde la Liguria dove viene eletto Giovanni Toti, sostenuto da un’alleanza Lega-Fi. In Campania vittoria di Vincenzo De Luca. Grande balzo in avanti della Lega. Il 26 giugno vi è l’accordo al Consiglio europeo sulla questione migranti: nei prossimi due anni verranno redistribuite 40mila persone arrivate in Italia e in Grecia. Il piano per diventare operativo prevede una nuova intesa che arriverà a luglio, quando dovrebbero aggiungersi altri 20mila migranti.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi firma il provvedimento di sospensione per il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, in base alla legge Severino. Qualche giorno dopo viene annullata la convocazione del Consiglio regionale della Campania, mentre il presidente della Regione Vincenzo De Luca si prepara a presentare ricorso al tribunale civile contro la sospensione. Così viene sospeso il provvedimento di sospensione del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in attesa del giudizio di merito sul ricorso.

L’8 luglio Silvio Berlusconi viene condannato a Napoli a tre anni di reclusione per compravendita di parlamentari, vicenda relativa alla caduta del governo di Romano Prodi nel 2007. L’indomani arriva il via libera definitivo della Camera alla riforma della scuola. Si spacca ancora il Pd, con 24 esponenti della minoranza interna che non partecipano al voto. A favore si esprimono invece i deputati che si riconoscono in Denis Verdini. Il 23 luglio Denis Verdini lascia Forza Italia e fonda un Gruppo parlamentare al Senato.

Sempre in estate, si aggrava la crisi al Comune di Roma, complice il caos nei trasporti. Il sindaco Ignazio Marino azzera il Cda Atac e accetta le dimissioni dell’assessore alla Mobilità, Guido Improta, vicino al premier Matteo Renzi. Il giorno dopo si dimette la responsabile al Bilancio, Silvia Scozzese. Il 14 luglio aveva lasciato il vicesindaco Luigi Nieri. Due settimane dopo Marino nomina la nuova Giunta al Comune di Roma: entrano il senatore pro Tav Stefano Esposito, il deputato Marco Causi, l’ex sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria.

Il Senato respinge la richiesta di autorizzazione agli arresti domiciliari per Giuseppe Azzollini di Ncd, dimessosi nel frattempo dalla presidenza della commissione Bilancio. Polemiche per la decisione del Pd di lasciare libertà di coscienza. Il 30 luglio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia del Ventaglio: “spero che il processo delle riforme si concluda, la Costituzione fissa i limiti dei vari poteri, nessun è uomo solo al comando”.

In attesa della legge che riforma la governance, nuovi vertici per la Rai: Monica Maggioni presidente, Antonio Campo Dall’Orto direttore generale, eletto il nuovo Cda. Il 10 agosto polemica tra Vescovi e Lega sulla questione migranti. Il segretario della Cei Nunzio Galantino: “Piazzisti da quattro soldi”. Il leader del Carroccio Matteo Salvini: “O non capiscono o ci guadagnano”. Il 12 agosto interviene ancora il segretario della Cei Nunzio Galantino all’attacco sui migranti: “Governo assente”, dice in un’intervista a “Famiglia cristiana”, per poi spiegare: “Frasi riportate in modo esagerato”. Il segretario della Lega Matteo Salvini commenta: “Ha stufato”. Il 20 agosto, invece, nuovo caso politico a Roma per i funerali stile “Il padrino” per Vittorio Casamonica.

Dopo gli scandali legati a mafia capitale il governo affida al prefetto Franco Gabrielli il compito di indicare al sindaco Ignazio Marino gli interventi per il risanamento della città. Al presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone il compito di vigilare sugli appalti, l’ex assessore Sivia Scozzese commissaria per per il debito, sciolto per mafia il municipio di Ostia. Il 15 settembre c’è la rottura in commissione Affari costituzionali del Senato: la riforma istituzionale subito in Aula.

Apertura di Matteo Renzi sulla possibilità di introdurre formule che consentano agli elettori di intervenire nella scelta dei senatori. Ma è polemica con il presidente del Senato, Pietro Grasso: se riaprisse la discussione sull’articolo 2 del ddl di riforma istituzionale sarebbe una scelta inedita. Il 23 settembre il leghista Roberto Calderoli presenta 85 milioni di emendamenti al ddl riforma. Reagisce il presidente Grasso: non consentirò il blocco del Senato. Al Senato primi voti favorevoli al ddl di riforma istituzionale.

L’8 ottobre, dopo le ultime polemiche legate alle note spese, si dimette il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che tuttavia annuncia di voler aspettare i 20 giorni previsti dalla legge per un eventuale ripensamento.

Al Senato passano le riforme istituzionali. Il Pd riesce a trovare un accordo al suo interno, le opposizioni non partecipano al voto. Il testo atteso ora da altre tre letture. Il 30 ottobre si dimette la maggioranza dei consiglieri comunali dopo la decisione del sindaco Marino di voler restare sindaco. Sciolto il Comune di Roma, il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca sarà il commissario.

Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre e altri parlamentari usciti dal Pd insieme a Sel danno vita a Sinistra italiana.

Il 10 novembre nuova bufera sul presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: sarebbe stata “truccata” la sentenza che ha bloccato la sua sospensione decisa in base alla legge Severino. ll 23 novembre, invece, polemiche nel Pd in vista della scelta dei candidati per le amministrative della prossima primavera: no a chi è già stato sindaco. Protesta Antonio Bassolino. Renzi: parleremo delle primarie a gennaio. Il 7 dicembre, dopo la grande avanzata del Front national di Marine Le Pen al primo turno delle elezioni regionali in Francia, il presidente del Consiglio Matteo Renzi avverte: “L’Europa cambi passo o i populismi trionferanno”.

Il 9 dicembre arriva l’appello all’unità del centrosinistra dei sindaci di Milano, Genova e Cagliari, Giuliano Pisapia, Marco Doria e Massimo Zedda. Il 14 dicembre le opposizioni chiedono le dimissioni della ministra per le Riforme Maria Elena Boschi, sotto accusa per la vicenda legata al fallimento di quattro banche, tra cui l’Etruria, a cui vertici per un periodo si è trovato anche il padre dell’esponente dell’esecutivo. Il 15 dicembre, invece, muore Licio Gelli, maestro della Loggia P2.

Il 16 dicembre il Parlamento elegge tre giudici costituzionali, reintegrando così dopo 17 mesi il plenum della Consulta. Accordo tra maggioranza e Movimento 5 stelle, tagliata fuori Forza Italia. Il 18 dicembre, infine, la Camera respinge la mozione di sfiducia nei confronti della ministra Boschi.

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