28 Agosto 2014

Sblocca Italia, gli imprenditori attendono le “mosse” della politica tra speranza e scetticiscmo

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In vista del provvedimento Sblocca Italia che dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri venerdì e contenere interventi per infrastrutture e opere pubbliche, gli imprenditori si dividono fra chi guarda alla manovra con un senso di fiducia e chi invece teme che tutto si concluda nella solita politica degli annunci-spot. Per il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, lo ‘Sblocca Italia’ “può essere l’occasione per una energica iniezione di fiducia per la nostra economia”. Mentre il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, è fiducioso, ad esprimere dubbi sono il presidente della Confapi, Maurizio Casasco, Marina Calderone, presidente Cup, e Luciano Miotto, vicepresidente di Confindustria Veneto.

(tempi.it)

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L’attesa delle conseguenze socio-economiche del provvedimento “Sblocca Italia”. “In questo quadro – spiega presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani -, gli interventi di stimolo al settore immobiliare – che sta soffrendo da quasi tre anni di una crisi senza precedenti, determinata in massima parte dall’aumento di tassazione imposto al comparto a partire dal 2012 – rappresentano un elemento imprescindibile per il rilancio del Paese, per via della miriade di attività collegate alla casa”. “A parte l’effetto volano sull’intera economia, riduzioni fiscali – a partire da un intervento sui moltiplicatori catastali IMU-TASI – e forti incentivi – aggiunge Sforza Fogliani – consentirebbero di rimettere in circolo almeno parte di quei 700/800 mila immobili che i proprietari non possono affittare perché bisognosi di costosi lavori di riattamento, generando attività per 8/10 miliardi di euro”.

Anche il presidente dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori, Paolo Buzzetti, è fiducioso. “Il provvedimento va bene perché mette al centro l’edilizia per ripartire. Ma ci devono essere le risorse, una cospicua iniezione di investimenti pubblici per le piccole opere di manutenzione del territorio e delle città e per completare finalmente le Grandi Opere. Insomma serve una ‘botta’, uno ‘shock’ di soldi pubblici come è avvenuto negli Stati Uniti, in Giappone e in Inghilterra” afferma Buzzetti a Labitalia. “Al di là della questione del 3% e dell’Europa, si deve tornare a investire, insieme alle riforme, per creare lavoro e impresa”. E per Buzzetti sono necessari investimenti cospicui. “Noi avevamo stimato una cifra intorno ai 120-130 miliardi – spiega – indicando anche una tempistica: subito 5 miliardi, poi 20, poi altri 20…Di certo – ribadisce – il provvedimento deve contenere risorse, altrimenti perde di contenuto”.

“Basta a spot e sponsorizzazioni, servono riforme vere”. A esprimere dubbi è invece Maurizio Casasco, presidente della Confapi, la confederazione italiana della piccola e media impresa privata. “Siamo stufi di commentare spot e ed enunciazioni. Si tagli la spesa pubblica e la burocrazia, quello sì che sarebbe lo ‘Sblocca-Italia. Servono le riforme vere, che non sono quelle sul sistema elettorale'”.

“Aspettiamo misure utili al rilancio dell’economia”. Marina Calderone, presidente Comitato unitario delle professioni (Cup), auspica “che i provvedimenti vadano a favore delle imprese e, quindi, dell’economia, invertendo così il trend negativo che c’è al momento”. “Non è possibile non sottolineare – avverte – come attualmente per le pmi italiane, vera spina dorsale del Paese, non ci sia nessun provvedimento di sostegno”. “Solo dal lavoro autonomo, dalle imprese e dalle professioni – fa notare Marina Calderone – nasce occupazione e, quindi, ci aspettiamo misure utili al rilancio dell’economia”.

Anche Luciano Miotto, vicepresidente di Confindustria Veneto, è scettico. “Da quel che leggo credo si sbloccherà qualche attività ma non vedo grandi iniziative per le industrie. E quanto allo sblocco delle infrastrutture spero non si tratti di un semplice annuncio, poi facile preda dei veti locali”.

“Puntare su infrastrutture, o la Calabria muore”. A indicare le aspettative di tanti imprenditori del Sud interviene invece Filippo Callipo, patron della storica azienda di famiglia, che esorta a puntare sulle infrastrutture o la Calabria muore, avverte. “Serve attenzione per il nostro territorio e per Gioia Tauro, possibile propulsore e turbina di uno sviluppo che si irradierebbe per tutto il meridione”, spiega. E nel lungo elenco di opere necessarie spiccano la statale ionica 106 e la Salerno-Reggio Calabria, “che sono 40 anni che se ne parla”, ma soprattutto “quel gioiellino tenuto in cassaforte che è Gioia Tauro che meriterebbe di essere valorizzato”, con cui dare ossigeno a tutto il territorio. (ADNKRONOS)

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