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Bullismo, tredicenne vessato per mesi dai compagni. La madre mette le foto su Facebook
Interverrà la scuola per chiarire cosa sia veramente accaduto allo studente tredicenne che per mesi avrebbe subito atti di bullismo fino a quando la madre ha deciso di mettere le foto del ragazzino pestato su Facebook.
(odiami.pianetadonna.it)
La vicenda è stata resa nota oggi dal quotidiano “Il Giorno”, ma non è la prima volta che una mamma sceglie di affidarsi ad uno degli strumenti più amati dai nativi digitali per raggiungere il suo obiettivo: richiamare l’attenzione e mettere fine alle persecuzioni. Era già accaduto quando una madre aveva messo su Fb le foto della figlia in lacrime perchè pestata all’asilo. O l’appello choc di un’altra mamma in difesa del figlio disabile picchiato da ragazzi più grandi.
“Quello che è accaduto è terribile ma se la scuola prende i doverosi provvedimenti per noi la vicenda può chiudersi così – dice ora la donna abitante in un comune del lecchese – Non ho alcun interesse a rovinare la vita a dei ragazzini coetanei di mio figlio”. Le foto comunque pare che siano rimaste sul social solo per poche ore. Abbastanza però perchè li vedessero tutti i soggetti potenzialmente interessati. Una scelta scelta che ha causato, come sempre quando è coinvolto il web, un’accesa discussione online. “Gli avrei mandato un’armata di avvocati (avrei ipotecato anche le mutande) avrei ridotto i loro genitori sul lastrico”, è uno dei commenti.
Hanno approvato invece l’iniziativa della donna tutti quei siti, e sono tanti, che sempre su Facebook si occupano di bullismo. Pare che il ragazzino, 13/enne, subisse da mesi le vessazioni senza aver il coraggio di confidarsi con nessuno. Diventava sempre più taciturno, non mangiava, dormiva a fatica.
Secondo il racconto della madre a fine dello scorso anno i compagni-bulli gli avrebbero fatto uno sgambetto e lo avrebbero preso a calci fino a provocargli lo spostamento della tibia. Poi, altri pestaggi dai quali tornava a casa pieno di lividi e sempre più avvilito. L’ultimo episodio alcuni giorni fa quando alla fine dell’ora di ginnastica gli avrebbero buttato le scarpe nell’acqua e lo avrebbero chiuso in un gabinetto. Così si è deciso a raccontare tutto alla madre che conoscendo bene il mondo dei giovani (lavora anche lei nel settore scuola) ha deciso di usare un loro strumento invece che limitarsi a rivolgersi ai carabinieri e al preside.
(ansa.it)
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