18 Settembre 2016

“Luinesi all’estero”, Mattia Stragapede a Dubai lavora per una “Events & Management Company”

Tempo medio di lettura: 4 minuti

Anche oggi, come ogni domenica, torniamo a raccontare le tante esperienze dei “Luinesi all’estero”. La rubrica ci sta portando a conoscere tanti concittadini che si sono trasferiti in terra straniera, creando agli occhi dei tanti abitanti sul territorio una grande curiosità. Mai potevamo pensare che ci fossero così tante persone in giro per il mondo, disposte a raccontare vite, esperienze e speranze, dopo aver deciso di abbandonare l’Italia per cercare un futuro migliore. Per la prima volta dal suo esordio, la rubrica “Luinesi all’estero” oggi è volata negli Emirati Arabi, precisamente a Dubai. Qui abbiamo incontrato Mattia Stragapede,  Events Creative Development Manager per una Events & Management Company. Mattia segue la parte creativa e lo sviluppo di progetti che ruotano a 360 gradi fra eventi sportivi conferenze eventi privati e per brand internazionali.

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Raccontaci di te… Quando sei andato via dall’Italia? Dove vivi?

La mia esperienza è partita da Luino e mi ha portato, dopo gli studi, a frequentare “Architettura d’interni presso la SUPSI di Lugano per quasi un anno. Studiare a Lugano voleva dire però rimanere di base a Luino e dopo 18 anni avevo bisogno di un cambiamento. Frequentavo ogni tanto nel weekend le province del nord, e Milano mi ha sempre affascinato per la sua dinamicità, vita notturna e culturale. Ho quindi deciso di spostarmi a Milano dove, fra gli studi allo IED e lavoro per “Negri Firman PR & Communication”, ho passato degli anni fantastici che porterò sempre con me. Otto anni di ottime relazioni con tutte le diverse facce della città, mentre mio padre lavorava già da anni diviso fra Medio Oriente ed Europa. Ha avuto la possibilità di un trasferimento e dopo poco ha deciso di affrontare questa scommessa con sè stesso. Per me non era un problema perchè stavo bene a Milano, avevo una ragazza e un buon lavoro, ottimi amici ed una bella vita sotto tutti i punti di vista. Decisi quindi di non seguire i miei in un primo momento, ma dopo qualche mese ho deciso di andare a trovare la mia famiglia e visitare Dubai, che per me era nel mezzo del nulla e completamente distante dalla vita che stavo vivendo quotidianamente in Italia. Appena atterrato mi ricordo che il primo impatto è stato spiazzante, solo palazzi altissimi, luci al neon e macchine ovunque. Ho capito fin da subito che Dubai era una metropoli ben diversa da Milano. Dopo due settimane sono tornato in Italia e da li la curiosità per questa città nel mezzo del Medio Oriente non mi ha più lasciato. Dopo pochi mesi decisi quindi di lasciare tutto e traferirmi negli Emirati Arabi, più precisamente a Dubai Marina.

Quali motivi ti hanno portato a lasciare l’Italia?

Principalmente per una necessità di cambiamento e per un bisogno di capire che cosa c’è al di fuori dell’Italia. Devo ammettere che Dubai non era mai stata nei miei pensieri ed il fatto che la mia famiglia fosse li ha influenzato al 90% la scelta della nuova destinazione.

Di cosa ti occupi?

Sono Events Creative Development Manager per una “Events & Management Company” che detto cosi sembra un gioco di parole, ma in realtà seguo la parte creativa e lo sviluppo di progetti che ruotano a 360 gradi fra eventi sportivi, conferenze, eventi privati e iniziative per brand internazionali. Uno dei nostri migliori clienti è il Dubai Sports Council, che fa parte di uno dei rami del governo di Dubai, dedicato al mondo sportivo.

Come si svolge il tuo lavoro quotidianamente?

Si divide fra meeting con i clienti, visite dei siti che possono essere hotel, spazi all’aperto, ville private, isole, boutique ed in qualche caso cantieri, nel caso in cui si tratta di organizzare l’evento di apertura degli stessi. Una volta ritornato in ufficio svolgiamo meeting interni per decidere i ruoli, e quindi iniziare a lavorare pensando a quale soluzione migliore potrebbe essere in linea con gli standard del cliente. Generalmente creo il concept e di solito segui i lavori di design con i grafici dell’ufficio. Solo successivamente con i tecnici direttamente in location.

Hai avuto esperienze lavorative in Italia? Se sì, quali differenza hai riscontrato?

Di sicuro la possibilità di crescita è molto più rapida, non importa quanti anni hai… se hai buone idee ti danno la possibilità di svilupparle, di avere voce in capitolo e di farti provare. In Italia è tutto molto più rallentato e sembra quasi che se sei giovane devi aver paura a dire la tua opinione. Ripeto, ero fortunato anche nell’agenzia di Milano perché eravamo un bel team, ma non posso negare che la differenza fra Italia e Dubai è presente, forse dovuta anche ad una mia crescita personale.

Come ti trovi nel paese in cui vivi? Ti sei integrato nella società?

Inizialmente non è stata una passeggiata, vivevo a stretto contatto con quelli che da noi vengono definiti “terroristi”, cultura diversa e lingua diversa. Poi con il tempo ho capito che i “terroristi” sono esattamente come noi e si divertono più di noi. Specialmente chi viene dal Libano e dall’Iran. Ovviamente ci sono tutte le nazionalità del mondo quindi il bello è creare gruppi misti e capire sempre qualcosa in più delle varie culture e avere sempre meno pregiudizi al riguardo. Ora mi trovo molto bene in questa realtà e potrò chiamare Dubai “casa” almeno ancora per un po’.

Quali difficoltà hai riscontrato?

Principalmente l’estate… il clima estivo con umidità e gradi che nemmeno potevo immaginarmi. Mi ha dato uno schiaffo morale, ci si abitua sicuramente ma mai abbastanza. Per il resto è tutto in salita: nove mesi l’anno c’è un clima che è come la nostra primavera. Una difficoltà può essere il limitarsi nelle effusioni in pubblico, come baci o delicatezze con la propria ragazza… qui non sono consentite. Posso garantire, però, che al di là di questo, c’è una grande libertà e possibilità di conoscere persone nuove ogni giorno.

In quali altri paesi hai vissuto? Come ti sei trovato lavorativamente parlando?

Solo in Italia e Dubai.

Ti manca qualcosa dell’Italia? Cosa?

Mi manca l’Europa, il fatto di essere vicino a tutto, il poter camminare in un centro storico, prendere la macchina e andare negli stati limitrofi… non dico il cibo perché si mangia molto bene anche qui…

E invece, che progetti hai per il futuro?

Lavorando negli eventi ed in previsione di EXPO 2020 di sicuro fino a quella data mi vedo in questa realtà come non mi sarei mai aspettato, probabilmente cadrà dal cielo anche la prossima destinazione.

Pensi che un giorno tornerai in Italia?

Vorrei ma con le condizioni giuste. L’Italia rimane sempre la vera casa. E’ un paese bellissimo, purtroppo con tanti problemi veri o creati. Sognano tutti di venire a vivere in Italia, sarebbe una bugia dire che non vorrei tornare, ma non mi spaventa nemmeno troppo l’idea di non farlo. Forse dopo il 2020 potrei riavvicinarmi all’Italia, ma non necessariamente la scelta ricadrà sulla stessa.

Dopo quelle a Marco ZanattaNicholas VecchiettiSilvia CamboniAlice GambatoFabio SaiMatteo Lattuada, Luciano AmadeiAntonio BuccinnàPatrizia DelleaFabiana SalaGiorgia ParodiEmanuele MaranoWilmer TurconiRoberto ZanaldiSerena FortunaMichel AndreettiGiuseppe Scalese, Francesca SaiIros BarozziRosita CordascoFederico FolciaAlessio BadialiMarco ChiminiMark Masneri, Maria Giovanna Folci, Chiara TepsichGabriele Romano e Cristian Massa questa è la ventinovesima testimonianza della rubrica “Luinese all’estero”. Nelle prossime settimane continueranno le interviste ad altri luinesi che vivono e lavorano tra Europa, America, Africa, Asia e Australia.

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