Canton Ticino | 17 Dicembre 2024

Tassa sulla salute e ristorni, «un duplice attacco ai frontalieri e ai territori di frontiera»

Anche l’Associazione Frontalieri Ticino interviene sugli emendamenti contenuti nella Finanziaria: «Chiediamo un cambio di rotta nelle politiche sul frontalierato»

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Dopo l’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera, anche l’Associazione Frontalieri Ticino interviene con una nota per esprimere «profonda preoccupazione e dissenso» nei confronti della prossima Finanziaria e, in particolare, degli emendamenti dedicati alla tassa sulla salute per i vecchi frontalieri e ai criteri di erogazione dei ristorni ai Comuni della fascia di confine. Due provvedimenti che «se votati, impattano in modo significativo il mondo dei frontalieri».

Sul tema della tassa sulla salute, Mattia Cavallini dichiara: «L’emendamento proposto suggerisce che il Governo intenda applicare la norma senza avere dati precisi sulle persone coinvolte. Sarà quindi richiesto ai vecchi frontalieri di autodenunciarsi, certificando il proprio status reddituale. In caso di mancata dichiarazione, le sanzioni previste saranno pari al doppio dell’importo dovuto».

Una misura che, per l’associazione, «rappresenta un accanimento inaccettabile verso lavoratori che già di base contribuiscono al benessere economico dei territori di frontiera, generando un significativo indotto per i Comuni italiani grazie ai ristorni». Al contrario, per l’AFT sarebbe necessario proporre soluzioni concrete su questo tema come la detraibilità delle spese sanitarie anche per i vecchi frontalieri e l’esenzione totale per chi sottoscrive un piano sanitario integrativo mutualistico o assicurativo in Italia o in Svizzera.

«La mancanza di confronto con chi vive realmente il territorio e conosce davvero le problematiche del frontalierato – prosegue Cavallini – porta purtroppo a decisioni scoordinate e discutibili, prive di visione e prospettiva».

Sul fronte dei ristorni, il presidente Massimiliano Baioni evidenzia un possibile dietrofront preoccupante. La nuova proposta modifica la soglia minima di frontalieri necessaria per accedere ai ristorni, portandola dal 3% al 4% della popolazione residente: «Questa modifica ridurrebbe ulteriormente il numero di Comuni beneficiari, privando territori già in difficoltà di risorse fondamentali per finanziare servizi destinati a tutti i cittadini, frontalieri e non. Un impatto gravissimo che potrebbe colpire persino il capoluogo di provincia, Varese – sottolinea – Questa decisione rischia di aggravare ulteriormente le già delicate condizioni economiche e sociali dei nostri territori di confine».

Baioni e Cavallini concludono con un appello accorato: «Chiediamo un netto cambio di rotta nelle politiche sul frontalierato. È fondamentale istituire tavoli di confronto permanenti, ascoltando le proposte di chi si occupa quotidianamente di queste tematiche. Solo così si potranno evitare scelte che danneggiano lavoratori, cittadini e intere comunità».

L’Associazione Frontalieri Ticino ribadisce il proprio impegno a tutelare i diritti dei lavoratori frontalieri e a promuovere un dialogo costruttivo per garantire un futuro sostenibile ai territori di confine.

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