Fine dell’emergenza in Vallemaggia, dopo il nubifragio che lo scorso 30 giugno aveva messo in ginocchio la località montana del Canton Ticino. Lo ha comunicato il Dipartimento delle istituzioni, annunciando che lunedì 16 settembre è terminato il lavoro svolto dall’esercito nella regione.
Non è finito però il lavoro delle istituzioni ticinesi per potenziare le misure di sicurezza a cui affidarsi in caso di altre calamità naturali particolarmente gravi. Il tema è stato al centro di un incontro che si è svolto, sempre il 16 settembre, nella sede della Centrale comune d’allarme di Bellinzona.
Qui il consigliere di stato Norman Gobbi ha annunciato che la Confederazione elvetica è al lavoro sull’istituzione a livello locale dei punti di raccolta d’urgenza. Entreranno in vigore all’inizio del prossimo anno. Si tratta di «presidi comunali da utilizzare in caso di situazioni straordinarie in cui i metodi tradizionali di comunicazione sono impediti», fa sapere in una nota il Dipartimento delle istituzioni.
Il lavoro riguarderà inoltre la messa a punto di un supporto tecnologico «in grado di inviare allarmi agli utenti di telefonia cellulare che si trovano nelle immediate vicinanze di un’area a rischio», spiega il Dipartimento.
Argomenti di stretta attualità, a fronte di quanto capitato in Vallemaggia all’inizio dell’estate. Nel distretto montano al confine con l’Italia l’attività svolta dall’esercito è stata di fondamentale importanza. Cinquantacinque in tutto i militari impegnati nella prima fase di soccorso, iniziata il primo luglio e conclusa il 28 luglio.
«Il servizio d’appoggio – sottolinea il Dipartimento delle istituzioni – ha permesso in particolare l’installazione del ponte provvisorio a Cevio, ma pure il ripristino di altre infrastrutture». Di particolare rilievo l’attività svolta per la ricerca delle persone scomparse: «Con il rammarico di non essere ancora riusciti a ritrovare la settima vittima».
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