Germignaga | 28 Aprile 2024

“Germignaga, ricordi dal passato”: intrigo internazionale sul lago

Risale al 1894 l'indagine su un'organizzazione di falsificatori di titoli di credito russi. Perquisizioni in una villa del paese, a processo due cognati riuscirono a dimostrare la loro innocenza

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(Renzo Fazio, dalla pagina Facebook “Germignaga, ricordi dal passato”) Esattamente 130 anni fa, il 26 aprile 1894, il nostro paese si ritrovò suo malgrado al centro di un incredibile intrigo internazionale degno di un film di spionaggio: un piccolo trafiletto pubblicato quel giorno sul giornale “la Cronaca Prealpina” annunciava l’avvenuta perquisizione presso la villa di Punta Lavello, su incarico del dottor Gerli, all’epoca Giudice Istruttore del Tribunale di Varese, nell’ambito di un’inchiesta riguardante un’organizzazione di falsificatori di titoli di credito russi e che da oltre un anno era attiva in Europa.

Nella villa di Germignaga, da qualche tempo si era stabilito un polacco, tale Teofilo Dambrowsky, insieme ad una donna e ad altri personaggi di origine russa. Si seppe poi che nella villa era stato perquisito anche il giardino, alla ricerca di alcune pietre litografiche utilizzate dai falsari e lì sotterrate, secondo la confessione di alcuni arrestati nei mesi precedenti. Le pietre non vennero ritrovate, ma dalle indagini vennero recuperate alcune bottigliette contenenti acidi ed inchiostri.

Non ci volle molto a capire che tutto ciò era strettamente collegato ad alcune notizie pubblicate nei mesi precedenti e che riguardavano un’indagine partita in Russia e continuata in Inghilterra, dove inizialmente ci si era accorti della circolazione di questi titoli falsi.

La svolta avvenne nel marzo del 1894, quando a seguito dell’arresto in Belgio di due cittadini russi e di una donna, si intuì che l’organizzazione principale di questa associazione di falsari era dislocata sul Lago Maggiore, dove si avvaleva di un cospicuo numero di personaggi residenti in più paesi e con ramificazioni anche con la Svizzera e Milano.

Il luogo di stampa fu individuato ad Arona, nei pressi della fabbrica di un cappellaio locale, Giovanni Bini, che aveva il supporto della cognata, Celestina Devecchi, luogo in cui venne sequestrato un baule contenente una macchina per calcografia, punzoni e altri oggetti utilizzati per la contraffazione dei titoli, oltre ad un consistente numero di titoli falsi per un valore di oltre un milione di allora.

Alla fine del 1896 si tenne il processo presso la Corte di Assise di Vercelli, molto seguito mediaticamente. Con un’arringa convincente del loro avvocato e le favorevoli deposizioni di alcuni testimoni, il Bini e la Devecchi riuscirono però a dimostrare la loro estraneità ai fatti e il coinvolgimento a loro insaputa nella vicenda, ottenendo l’assoluzione. Diversamente andò per i molti imputati di origine russa e polacca a cui furono comminate pene di reclusione comprese fra i sette e gli otto anni. Come sempre, a Germignaga non ci siamo mai fatti mancare niente… (Foto di copertina dalla pagina Facebook “Germignaga, ricordi dal passato)

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