Testimoni del clima, importanti riserve d’acqua, attrazioni turistiche, anche se ormai i cambiamenti climatici li hanno particolarmente danneggiati anche a livello estetico. Sono i ghiacciai lombardi, al centro di una bella iniziativa curata dal Cai Germignaga, con il supporto della Comunità montana Valli del Verbano, e dal Servizio Glaciologico Lombardo, organizzazione di volontariato che da 40 anni monitora i ghiacciai, raccoglie dati sul posto – dalla primavera all’autunno – e in inverno fa divulgazione sui territori.
L’ultimo incontro del gruppo si è tenuto ieri sera alla ex Colonia di Germignaga, come evento conclusivo di una mostra intitolata “Terra Glacialis” e dedicata all’impatto dei cambiamenti del clima sui ghiacciai. Foto e grafici, esposti in sala, hanno messo in evidenza l’impatto devastante dell’innalzamento delle temperature sui principali ghiacciai della nostra regione.
La situazione è critica, ha spiegato Giovanni Prandi del Servizio Glaciologico Lombardo, un geometra con la passione per la montagna, che ha fornito qualche cifra in grado di far riflettere: 124 ghiacciai estinti dal 1991, -39% di superficie glaciale dal 1992. E poi l’estate terribile dello scorso anno, con siccità e temperature elevate che hanno portato ad un -7% di ghiaccio su tutte le Alpi.
Le foto proiettate nel corso della serata (alcune sono allegate in galleria) parlano da sole. Cinquant’anni fa i ghiacciai presentavano delle masse imponenti. Oggi, in molti casi, il ghiaccio è ridotto a piccole chiazze o addirittura è stato sostituito da una folta vegetazione. L’Adamello, il più grande chiacciaio delle Alpi italiane, in Val Camonica, si ritrova con la vetta completamente scoperta, senza ghiaccio; il ghiacciaio dei Forni, il secondo per estensione, sempre per quanto riguarda le Alpi, è arretrato di quasi 3 chilometri negli ultimi anni, lasciando spazio al verde.
Le stagione invernali sono secche, la neve non si deposita più. Gli ultimi tre decenni, ha affermato l’esperto, sono stati più inquinanti dei 200 anni precedenti. Il verdetto (fortunatamente provvisorio) stabilisce che di questo passo i ghiacciai non avranno vita lunga. Quello dell’Adamello, secondo gli scienziati, potrebbe addirittura scomparire intorno al 2065.
Il futuro dei ghiacciai, però, passa anche dall’uomo e dalla sua attività, ha sottolineato in conclusione Prandi, che se virtuosa può essere determinante nel contenere il riscaldamento globale. Risparmiare cibo, riciclare il legno per limitare il consumo di energia e l’emissione di anidride carbonica, ridurre la produzione di plastica e, di conseguenza, dei rifiuti. E infine investire nelle rinnovabili. Tutte azioni che i cittadini e gli amministratori possono compiere nella quotidianità per contribuire alla conservazione dei giganti di roccia che si trovano ad alte quote, ma che sono strettamente legati a ciò che succede sotto di loro.
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