“Assolto per non aver commesso il fatto”, questa la formula utilizzata dal Tribunale di Varese per chiudere la vicenda giudiziaria legata all’incidente avvenuto a Colmegna il 12 febbraio 2016, quando un’auto con a bordo due coniugi era finita nel lago dopo essere uscita di strada, sfondando un guardrail, lungo la strada statale 394.
Un fatto che aveva portato al decesso in ospedale, circa un mese dopo l’incidente, di una donna di 68 anni che quel giorno si trovava in macchina con il marito. A processo era finito un ingegnere di Anas, accusato di omicidio colposo (qui i dettagli).
Il tecnico, durante il dibattimento, aveva respinto le accuse, sostenendo che la barriera a bordo strada era stata posizionata tre anni prima che lui diventasse responsabile per la sicurezza di quel tratto, e che il manufatto era a norma di legge, tanto che nessuno dei suoi sottoposti aveva mai segnalato criticità.
Nelle sue conclusioni l’avvocato della difesa, Serena Sardano, ha sottolineato che l’ingegnere si era occupato del certificato di regolare esecuzione dei lavori per l’installazione del guardrail lungo il tratto di 394 che costeggia il lago, ma non di progetto e sopralluoghi. Di due anni di reclusione la richiesta del pubblico ministero.
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