Si chiama “percorso della memoria” ed è il nuovo tassello che il gruppo di volontari “Noi della Cadorna” e gli alpini di Brezzo di Bedero hanno deciso di aggiungere al progetto di valorizzazione della Frontiera Nord, il museo a cielo aperto, nei boschi del paese, che custodisce le trincee risalenti alla prima guerra mondiale.
Dopo le opere di pulizia e recupero dei luoghi, portate a compimento negli ultimi anni, i volontari hanno spostato la loro attenzione su un secondo versante, quello della consapevolezza rispetto ai fatti storici e ai protagonisti, a sua volta fondamentale per dare longevità alla memoria. In che modo? Posizionando tra i camminamenti e le postazioni delle sagome in metallo, stilizzate e dedicate ai caduti di Brezzo di Bedero.
Sagome a grandezza naturale, accompagnate da targhette informative su cui saranno riportate tutte le informazioni riguardanti il soldato a cui si rifà il supporto metallico: i dati anagrafici, quelli relativi allo schieramento di cui ha fatto parte e al luogo in cui ha perso la vita.
Lo scopo, come sottolinea l’ex assessore di Brezzo di Bedero Dario Colombo (premiato lo scorso anno con il prestigioso riconoscimento di “Paladino della Memoria” proprio per il lavoro di tutela della Linea Cadorna, proposto e poi realizzato), è portare nella quotidianità il ricordo degli eventi e dei protagonisti di questo filone di storia nazionale che si intreccia con l’identità locale. Estendere cioè i momenti di riflessione e approfondimento, nel tentativo di andare oltre le celebrazioni annuali, intercettando escursionisti e appassionati di storia locale che battono i sentieri della Frontiera Nord in tutti i periodi dell’anno.
Gli stessi sentieri che grazie alle iniziative di Colombo e dei suoi volontari sono stati riqualificati anche tramite l’installazione di attrezzi fitness e il posizionamento di tavoli in legno che consentono lo svolgimento di laboratori scolastici all’aperto. E le visite delle scolaresche sono una costante lungo l’itinerario della Frontiera Nord. L’ultima, spiega Colombo, risale ai giorni scorsi: le classi del liceo scientifico di Luino, nonostante la pioggia, hanno preso parte ad una full immersion tra camminamenti e fortificazioni che, come ogni punto della Frontiera Nord, rappresentarono in origine l’assetto difensivo assemblato per il respingimento di austriaci e tedeschi.
Fortunatamente non ci furono combattimenti, ricorda ancora l’ex assessore, e i luoghi sono rimasti intatti, a differenza di quanto accaduto tra Friuli, Veneto e Trentino dove si consumò il dramma della guerra e del sacrificio umano, e dove perirono anche i soldati partiti da Brezzo di Bedero per difendere la patria.
Le sagome del “percorso della memoria” serviranno quindi a rafforzare ulteriormente anche la collaborazione tra il gruppo di volontari e gli studenti del territorio. Questo aspetto è parte integrante del progetto che l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Daniele Boldrini, ha accolto con favore, accettando di contribuire economicamente alla realizzazione dei supporti in metallo e delle targhe; questo dopo che lo stesso sindaco – in occasione del centenario del Milite Ignoto, al quale di recente il Consiglio comunale di Brezzo ha attribuito la cittadinanza onoraria- si era confrontato con l’ex assessore in merito a possibili spunti per omaggiare i Caduti.
La spesa deve essere ancora organizzata e definita nelle sue varie fasi. Le sagome, precisa Colombo, verranno posizionate periodicamente, fino ad esaurire la lista dei Caduti da tributare. E qui si apre una parentesi, per via della discrepanza, in relazione ad un nome, tra le incisioni riportate sul Monumento ai Caduti del paese e le informazioni contenute nell’apposito albo regionale. Quindici nomi oppure sedici? Gli accertamenti sono ancora in corso. Il lavoro sulla memoria collettiva, nelle sue varie forme, non si ferma mai.
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