Sono iniziate oggi, tra le proteste degli studenti, le lezioni del nuovo anno accademico dell’Università dell’Insubria di Varese e Como. Il motivo delle critiche e della prese di posizione degli studenti è molto semplice e riguarda il ritorno delle lezioni e dei laboratori in presenza, come annunciato negli scorsi giorni sul sito ufficiale dell’ateneo.
Gli studenti, però, già da qualche mese hanno richiesto a gran voce, tramite una lettera inviata al consiglio d’amministrazione dell’Università, al rettore Angelo Tagliabue e alla dottoressa Roberta Grasselli, di mantenere la didattica a distanza integrata (la si può leggere cliccando qui).
Così, negli scorsi giorni gli studenti del corso SCOM, circa 600, hanno inviato un’altra lettera, esprimendo le loro riflessioni e perplessità in merito alla decisione dei eliminare la DAD. «Teniamo a sottolineare la peculiarità del corso di scienze della comunicazione, volendo specificare che sappiamo bene che per altri tipi di corso la DAD non sarebbe possibile, ma in un corso come il nostro, oppure in un corso di economia, l’erogazione delle lezioni con didattica mista non comporterebbe sforzo alcuno da parte di nessuno. In base a quanto sopra espresso, considerando che la didattica mista comporta comunque la presenza (fisica in aula o a distanza) e si chiede pertanto che, in attesa di una decisione formale, che permetta l’eventuale adozione di ulteriori provvedimenti, sia mantenuta, fin dal 19 p.v».
«Segnaliamo inoltre che, a seguito della pandemia ci troviamo ora in un periodo di non meno grave emergenza e di forte difficoltà economica, dove tutte le utenze come elettricità, gas, ed anche i carburanti, stanno incidendo pesantemente sull’economia familiare – proseguono gli studenti -. Presto alcuni provvedimenti statali saranno volti al risparmio di alcune risorse, ed ecco che ancora una volta la didattica mista sarebbe nuovamente uno strumento utilissimo per molte famiglie, permettendo loro di poter risparmiare almeno nei costi per gli spostamenti, abbonamenti di treni, autobus e carburanti per chi si muove in auto».
«La didattica mista comporta unicamente un vantaggio, comporta che tutti gli studenti seguano la lezione nel momento in cui essa avviene, sia presenti fisicamente in ateneo, che da casa, e come dimostrato nel corrente a.a. possono interagire attivamente sia con i docenti che con i compagni – vanno avanti ancora -. Si segnala inoltre che la capienza delle aule è davvero un altro elemento da tenere in considerazione, in quanto ci stiamo già rendendo conto che con altissime probabilità diversi studenti saranno costretti a stare in piedi, e peggio ancora a dover fare un viaggio sostenendo costi che poi si rivelerebbero sprecati».
«Abbiamo riscontrato inoltre alcune problematiche legate all’organizzazione dell’agenda delle lezioni, abbiamo notato che alcune materie hanno orari sovrapposti, se qualcuno avesse scelto una di quelle materie con orari sovrapposti, si vedrebbe costretto a seguire o una o l’altra», affermano ulteriormente.
«Si segnala anche che in merito ai seminari/laboratori, abbiamo notato che i posti disponibili per ogni laboratorio è di 35 unità, riteniamo questo numero davvero esiguo se confrontato al numero di iscritti al corso, abbiamo già molte segnalazioni in questo senso. Sarebbe possibile un ampliamento dei posti?», si chiedono.
«Risulta anche molto complicata la comprensione della gestione in merito ad alcuni corsi divisi tra sede di Como e sede di Varese – continuano . Logisticamente complesso. Non meno importante, nei nostri gruppi social dove ci confrontiamo quotidianamente, si evidenziano già alcuni abbandoni e trasferimenti verso altri atenei della regione. In ultimo, ma non meno significativo, sul sito dell’Ateneo, nel Menu, “Link Veloci”, la prima voce riportata è Didattica a Distanza , pagina nella quale la stessa, viene ancora menzionata come metodo di erogazione delle lezioni per tutti».
«Tutte queste problematiche e segnalazioni, hanno un’unica e semplicissima soluzione, lasciare la didattica mista come negli ultimi 2 anni. Sarebbe una soluzione semplice ed efficace, ribadendo ancora che uno strumento nato per necessità si sia trasformato in uno strumento di opportunità, opportunità a molte più persone di avvicinarsi allo studio universitario, non è forse quello che ci auspichiamo? Una società più acculturata, una società più preparata che sviluppa senso critico e con strumenti di conoscenza utili a risolvere i problemi della società moderna», concludono gli studenti chiedendo una risposta urgente all’ateneo.
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