Brenta | 15 Novembre 2021

“Dire con il fare”: dialogo tra cittadini, amministrazioni e Comunità Montana per rispettare l’ambiente

La panoramica dell’assessore all’ambiente dell’ente montano Ballardin sul problema dei rifiuti: “È arrivato il tempo delle scelte di responsabilità”

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(a cura di Gianpietro Ballardin, sindaco di Brenta e assessore all’Ecologia della Comunità Montana delle Valli del Verbano) Nei numerosi incontri di questi giorni che vedono un confronto con i cittadini dei 30 comuni che partecipano al servizio di raccolta della Comunità Montana delle Valli del Verbano in cui verrà attivato il nuovo appalto per la raccolta differenziata dei rifiuti a partire dal primo dicembre dell’anno 2021, si insiste molto sulla necessità di un dialogo tra amministrazioni, Comunità Montana e cittadini perché si ritiene necessario mettere in atto azioni che possano rispettare l’ambiente attraverso i piccoli gesti quotidiani.

Tutto questo a nostro avviso oggi è attuabile attraverso una partecipata azione individuale e collettiva per rendere realmente concreto il nostro “dire con il fare”.

Rileviamo a questo proposito, riportandolo ad una conoscenza collettiva, che da un sondaggio del sito della Onlus Save the Planet che ha condotto un’indagine, in collaborazione con JTI Italia (Japan Tobacco International Italia) e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, nell’anno 2020 si rileva che sono i giovani i più intolleranti all’abbandono dei rifiuti per strada, negli spazi naturali o nelle aree pubbliche con il 44% corrispondente alla fascia 18-34 anni, rispetto al 33% dei 35-44 e al 23% dei 55-65 anni.

Di questo primo cluster, il 52% riguarda la generazione tra i 18 e i 24 anni con una netta rappresentanza al femminile (71%) e una propensione alle buone condotte che non si limita al solo rispetto individuale delle regole per il corretto smaltimento dei rifiuti. Sono coloro che, nel 99% dei casi rilevati, se si trovano una cartaccia tra le mani la tengono in tasca fino a quando non hanno la possibilità di smaltirla correttamente, spesso (quasi la metà delle volte) addirittura fino a casa. Non solo, sono i 18-24enni a dichiarare di intervenire se vedono qualcuno gettare cartacce per terra, andando dal responsabile per redarguirlo.

Per il 64% dei Post Millenials, (etichetta con cui ci si riferisce alle generazioni successive), si tratta di una questione di non curanza delle conseguenze ecologiche e ambientali, la restante parte si divide tra mancanza di educazione civica (21%) e poco rispetto per il decoro urbano (15%).

A ciò si lega un sentimento di prevalente disillusione, almeno tra i più giovani, riguardo la speranza di superare il problema con l’impegno personale: se per una discreta metà di tutto il campione preso in esame (46%) il conferimento del rifiuto è una questione risolvibile con l’impegno del singolo, per i 18-24enni è una cosa impossibile da pensare. Ciononostante, il 54% di questi confida in una maggiore presa di coscienza a lungo termine, grazie a percorsi di responsabilizzazione e sensibilizzazione, soprattutto legati alle regole di civiltà in generale.

Nella classifica dei rifiuti più intollerabili c’è certamente la plastica, più nello specifico le bottigliette (21%), dato che però potrebbe potenzialmente aumentare se si considera plastica anche una parte di quel 15% che ha indicato l’imballaggio di cibo da asporto. Al secondo posto, una new entry palesemente legata al momento di emergenza sanitaria che il mondo sta attraversando, ovvero le mascherine di protezione, con il 20% a cui non si può non considerare direttamente legato l’8% che vede nei guanti in lattice un rifiuto intollerabile da trovare sulla propria strada. Chiudono la classifica mozziconi di sigarette (16%), le cartacce (8%), i chewing gum e il vetro, entrambi con il 6%.

Sul luogo in cui è più percepito il fastidio di trovare questo genere di rifiuti, sono spiagge e montagna (91%) a staccare, e di tanto, marciapiede (6%) e parchi (3%).

Certo sappiamo che le nuove modalità di raccolta dei rifiuti che noi produciamo devono trovare la necessità di azioni più partecipative che non tutti riescono a percepire e che alcune volte volutamente sono ignorate, ma a nostro avviso è arrivato il tempo delle scelte di responsabilità che, attraverso le nostre piccole azioni quotidiane, possono invertire la condizione di danno continuo che viene provocato all’ambiente in cui viviamo e dove vorremmo potessero crescere con giusta speranza i nostri figli e i nostri nipoti.

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