Rischiano il posto i dieci dipendenti della Funivie del Mottarone, la società incaricata della gestione della funivia che conduce in vetta all’omonima montagna, chiusa da quasi tre mesi e sprofondata nell’incertezza circa gli scenari futuri dopo la tragedia dello scorso 23 maggio, costata la vita a quattordici turisti.
La società – il cui proprietario, Luigi Nerini, figura tra gli indagati per la strage della cabina 3 – non ha i soldi per erogare gli stipendi dopo la chiusura dell’impianto. Senza lavoro e senza ammortizzatori sociali – il settore degli impianti a fune non è incluso nell’elenco dei potenziali beneficiari – l’ipotesi di un licenziamento collettivo, stando alle notizie riportate nelle scorse ore dai quotidiani nazionali La Stampa e La Repubblica, è al vaglio delle parti interessate.
Le stesse parti – il rappresentante legale della società, la Regione Piemonte e i sindacati, si sono incontrate di recente per individuare una soluzione che consenta ai dipendenti di affrontare il periodo di inattività scongiurando le conseguenze più gravi. Nessuna decisione definitiva è stata presa, allo stato attuale; a settembre, si apprende sempre dai quotidiani nazionali, la situazione potrebbe sbloccarsi abilitando il ricorso a specifici bandi per il sostegno al reddito e il ricollocamento, che garantiscano agli operatori sicurezza e priorità. Ma al momento, come detto, si tratta soltanto di una possibilità in fase di definizione.
Dicembre invece è il mese fissato come scadenza per la presentazione dei risultati dell’incidente probatorio in corso, riguardante le cause della tragedia da ricostruire attraverso l’analisi dei resti della cabina 3 e della fune che dava movimento alla cabina, nonché tramite una indagine approfondita sulle condizioni della struttura e delle sue stazioni.
(Foto di copertina © Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Twitter)
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