Torino | 1 Giugno 2021

A Torino il piccolo Eitan è fuori pericolo. A Stresa in arrivo nuovi sopralluoghi

Il bambino, unico sopravvissuto alla strage della funivia, lascerà oggi il reparto di rianimazione. Sul luogo dello schianto attesi i periti del ministero

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(Foto di copertina da vconews.it) Entro oggi il piccolo Eitan, il bambino di cinque anni unico sopravvissuto alla strage della funivia Stresa – Mottarone, costata la vita a quattordici persone lo scorso 24 maggio, dovrebbe lasciare il reparto di rianimazione dell’ospedale pediatrico “Regina Margherita” di Torino.

Le sue condizioni negli ultimi giorni sono costantemente migliorate, e da domenica il bambino ha iniziato ad ingerire cibi morbidi. Sembrerebbe non ricordare nulla di quanto accaduto all’interno della cabina in cui sono morti, insieme agli altri turisti presenti, il padre, la madre e il fratellino di due anni. Una volta lasciata la rianimazione, Eitan verrà trasferito in un reparto di degenza dell’ospedale, dove oltre all’equipe di psicologici – dai quali apprenderà, passo dopo passo, della scomparsa della sua famiglia – troverà al suo fianco la zia paterna, che lo assiste da quando è uscito dal coma.

A Stresa invece, sul luogo della strage, è atteso nelle prossime ore l’arrivo dei periti del ministero delle Infrastrutture. Nel frattempo il professor Giorgio Chiandussi, docente del Politecnico di Torino, nominato consulente dalla procura di Verbania, consegnerà alla procuratrice Olimpia Bossi i primi risultati delle analisi effettuate lo scorso 27 maggio, durante le quali è avvenuto il ritrovamento della cosiddetta “testa fusa”, ovvero quell’elemento che collega la fune traente alla cabina, e che potrebbe essere legato alle cause dello schianto.

Da quello che si è appreso finora, tale elemento non sarebbe stato oggetto di particolari verifiche, circa l’integrità e il funzionamento, in occasione del controllo magnetoscopico effettuato lo scorso novembre per accertare il funzionamento della fune traente, quella che fornisce movimento alla cabinovia, in quanto non si tratterebbe della tipologia di esame idoneo per la componente, che andrebbe invece controllata “a vista”, ogni giorno, dagli addetti del gestore dell’impianto, ovvero i dipendenti della società Ferrovie del Mottarone. Sarà la documentazione raccolta dalla procura a fornire risposte circa questo fondamentale dettaglio.

Sempre sul fronte delle indagini, potrebbe cambiare la posizione del manovratore dell’impianto sentito nei giorni scorsi come testimone. L’uomo, davanti agli inquirenti, ha confermato la versione fornita dal caposervizio Gabriele Tadini, ora ai domiciliari, secondo cui gli altri due indagati, il gestore Luigi Nerini e il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, erano perfettamente a conoscenza del fatto che la cabina tre, quella dell’incidente, viaggiasse con i “forchettoni” inseriti. L’uomo, stando a quanto emerso, la mattina della tragedia avrebbe ricevuto da Tadini l’indicazione di non rimuovere i blocchi al sistema frenante, attenendosi alle indicazioni del suo superiore.

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