Brezzo di Bedero | 22 Febbraio 2021

Brezzo, “Sconcerto e sconforto per lo smantellamento del presepe, ma ripartiamo”

L’ampia riflessione di Serena, una dei tanti abitanti che hanno collaborato alla tradizionale iniziativa, su quanto sta avvenendo in paese e nelle discussioni social

Il presepe vivente di Brezzo scalda tutto il luinese. Tutte le foto
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Riceviamo e pubblichiamo le parole che Serena, una dei tanti collaboratori volontari – insieme al marito Roberto – del presepe vivente di Brezzo di Bedero, ha voluto condividere sui social network.

Su Facebook, in queste ore, si discute molto – anche animatamente – su quanto sta avvenendo nei pressi della canonica con lo smantellamento delle strutture lignee che, negli anni, hanno ospitato i personaggi della sacra rappresentazione. A intervenire sono stati anche la sindaca Mariagrazia Campagnani e l’uomo che ha segnalato la situazione all’amministrazione del paese, oltre all’architetto Stefano Introini.

Ecco quanto scritto da Serena.

Probabilmente in pochi avranno la pazienza e la voglia di leggere fino alla fine comunque… Mi sono sempre tenuta alla larga dai social che spesso a mio parere sono fonte di polemiche sterili e portano più conflitti che soluzioni però oggi, parlando della questione del presepe vivente, mi sento chiamata in causa e perciò dirò la mia.

Di solito la regola è che “meno si dice più si è incisivi” perché dopo un po’ la gente, che va di fretta, “si stufa”… ma la verità è che certe questioni non possono essere liquidate con un pollice in su o in giù e la ragione, o il torto se preferite, di solito non stanno mai da una parte sola, ma esigono che si ragioni, che ci si lasci illuminare dai propri dubbi!

Per molti anni ho partecipato al presepe vivente e non solo come comparsa: sono nata nel 1985 e da che ho memoria, a parte il 2020, non ho ricordi di un Natale senza che vi abbia preso parte. Dicevo, non solo come comparsa, ma anche lavorando alla realizzazione e ho dei meravigliosi ricordi di quei tempi, lì sono nate amicizie durature e sincere, lì si è sperimentato il piacere di stare insieme, di essere un Paese, di sentirsi parte di qualcosa che durava da anni e che attraverso noi sarebbe proseguito. Con tutte le contraddizioni: un attimo prima veniva piantato un chiodo a suon di imprecazioni e un attimo dopo arrivava il don a salutare e a dimostrare entusiasmo per il lavoro fatto, a benedire il presepe e, se lo avessero avuto, i ragazzi si sarebbero tolti persino il cappello! Perché quello che si stava realizzando aveva un ché di sacro a prescindere dal fatto che si stava allestendo “un presepe”, era la sacralità di un rito, di una tradizione.

Per cui quando ho saputo che le strutture avrebbero dovuto essere smantellate ho provato sconcerto e sconforto. Sono certa (potrei anche farvi i nomi perché li conosco bene) che a qualcuno sarà scappata una lacrima, il cuore si stringe al pensiero che tutto venga cancellato e la mente va certamente anche a coloro che al presepe ci tenevano e oggi non sono più tra noi.

Le case, le botteghe, il mulino, tutte le installazioni sono state costruite con molto lavoro, entusiasmo, continue innovazioni e sincera dedizione dei ragazzi e degli uomini del paese (e non solo del paese!) che si prestavano nel loro tempo libero: tutti i sabati e le domeniche del mese di novembre e dicembre (con le morose e le mogli a volte in protesta), senza contare che per chi era a casa, magari in pensione, il lavoro proseguiva anche in settimana. Spesso si lavorava al freddo e, se si era in ritardo, anche con condizioni meteo avverse. Non è poco né scontato al giorno d’oggi dove sembriamo essere diventati tutti “cani che non muovono la coda per niente”. Il Presepe era per noi un orgoglio, un incontro, un’occasione di festa che tutti gli anni giungeva puntuale come il Natale, per l’appunto.

Però poi ho riflettuto. Perché prima di condividere, di mettere un “like”, di scrivere commenti da pecoroni è nostro dovere riflettere. Fermarsi alla prima impressione diventa fuorviante e anche troppo comodo! Il mio parere personale sulla vicenda, lo dico limpidamente, è  che ci siano vecchi rancori. Viviamo in un piccolo paese: è sempre stato e sempre sarà così (e in fondo questi piccoli conflitti, le prese in giro, il campanilismo burlone sono caratteristiche tipiche dei piccoli centri…), ma ciò non toglie che il cittadino in questione sia inequivocabilmente dalla parte della ragione da un punto di vista legislativo (dico questo dando per certo che l’abuso sussista e che sia stato dato ordine di smantellamento da parte delle autorità come mi pare di capire in base alle informazioni che ho sul caso, se non fosse così mi scuso e vi invito a non procedere oltre con la lettura).

Il concetto è che se quelle costruzioni sono abusive vanno smantellate. Punto. Checché se ne dica viviamo in una democrazia e in questo caso il sistema, che tanto spesso a ragione critichiamo, ha funzionato: c’è stato un abuso?! (sempre col beneficio del dubbio!) È stato posto rimedio! Peraltro il presunto abuso è in contesto di vincolo paesaggistico: chi ci garantisce che negli anni a venire da una baracca non si costruisca poi una casa, un condominio, un residence?! Magari anche in buona fede, tra vent’anni, da nuovi proprietari. Se in quel luogo è  vietato costruire ci sarà una ragione! D’altra parte non è un prato o un luogo qualsiasi: è uno degli scorci più belli delle nostre valli! Per cui l’atto che molti hanno ritenuto incomprensibile, frutto di invidia e malafede probabilmente è quello che consentirà ai nostri  figli e nipoti tra cinquant’anni di godere ancora di quella vista suggestiva e meravigliosa o almeno io lo spero!

La domanda che ci arrovella è “ma che fastidio davano? Perché proprio adesso? Sono anni che sono lì e nessuno ha mai detto niente!”. È difficile rispondere: al fatto che il paese sia piccolo non corrisponde assolutamente quello che le dinamiche personali e di parte al suo interno siano di facile interpretazione.

Credo che lo smantellamento delle strutture (conseguenza obbligata della denuncia che è volta a difesa del territorio e che peraltro non pregiudica la realizzazione del presepe vivente in eterno e in futuro) sia un atto di grande impatto emotivo per la popolazione, per gli amici del presepe e anche per me, ma agire sull’onda dell’emozione è a mio parere un grande errore.

Inoltre il cittadino in questione non è affatto persona ignorante, anzi! E al di là di simpatie o antipatie personali, certo non si può dire di lui che non tenga al paese (lo dimostra il suo impegno politico negli anni passati, la sua presenza attiva nella comunità e le opere di divulgazione artistica di cui è autore e che, per quanto so, ha sempre portato avanti per puro amore del paese e della cultura senza il più assoluto tornaconto personale).

Credo che su questa vicenda ci si sia fatti un po’ prendere la mano e che ci sia un grande equivoco: non è stato attaccato il presepe vivente come manifestazione né le persone che hanno lavorato al presepe! Ciò che sarà distrutto lascia sconcerto, rabbia e delusione ma si può, e auspico, si deve ricostruire! Forse è questo che spaventa che indigna! E non parlo dell’impegno, del lavoro o della fatica che i volontari e gli amici del presepe non hanno mai lesinato, ma del timore che non ci siano più la voglia, lo stimolo, le forze e l’entusiasmo per poter ridare vita al presepe!

In poche parole il danno che ne riceve il presepe e chi ci ha lavorato è una spiacevole conseguenza della denuncia che è volta a ristabilire la situazione attualmente irregolare di fronte alla legge. Detto questo credo che bisognerebbe riflettere di più su ciò che scriviamo (e soprattutto proprio se lo si scrive: il processo di scrittura e quello di verbalizzazione hanno un’origine e uno sviluppo diverso nonché grosse differenze negli esiti e, oserei dire, nelle attenuanti). “Cattiveria , ignoranza e invidia”… Se guardiamo in profondità dentro noi stessi sono certa che troveremo molto su cui lavorare: chi di noi ha la verità in tasca?! Chi non si è mai sbagliato?! Chi di noi non ha mai detto o fatto una cattiveria?! Chi non ha mai provato invidia?! Ma da qui a identificare una persona con questi tre vizi morali per un atto di denuncia legittimo nonché di dovere civico… è un filo esagerato, per usare un eufemismo. Se “il vizio” abita dentro ciascuno di noi in quanto esseri umani, non in tutti invece si trova il senso critico, la capacità di valutare con onestà intellettuale entrambe le parti non solo perché questo richiede capacità di immedesimazione e la messa in discussione di noi stessi e delle nostre posizioni e convinzioni, ma soprattutto perché è  molto più semplice, comodo, aggregante e portatore di consensi mettere un “mi piace”, condividere e far girare cose che magari non si sono nemmeno lette fino in fondo.

Io credo che la lettera circolata ieri (sabato, ndr) sia stata scritta da una persona che tiene onestamente e profondamente alle tradizioni del nostro paese, che ha scritto con il cuore ferito, amareggiato e deluso: era un grido di dolore e di rabbia comprensibile e forse giustificabile, ma il paradosso è che stiamo parlando appunto di una tradizione, di qualcosa che serve per tenere unito, e ci dividiamo proprio su questo! Non si tratta di voler andar d’accordo per forza o di non prendere posizione, al contrario si tratta di cercare di realizzare qualcosa in questi tempi difficili, prendendo una posizione che è innanzitutto la disponibilità a mettere in dubbio la propria!

Non entro nel merito della questione su cui onestamente c’è poco da dire e da discutere: la parola fine l’ha messa o la metterà la legge che è  al di sopra delle parti e che è volta a proteggere e tutelare l’interesse dei cittadini, concetto che ultimamente sfugge a parecchie persone… Invito modestamente a riflettere su una cosa: siamo sicuri che colui che ha sporto denuncia per presunto abuso edilizio avesse come scopo quello di impedire la realizzazione del presepe? Non potrebbe essere forse che sia stato spinto da altri motivi tra cui anche quello di preservare quel territorio che tanto ama?! Quanti che lo hanno criticato hanno parlato (parlato! non chattato sui social… lì son buoni tutti!) con lui e sentito le sue ragioni?! Si è tentato di dialogare? Perché bisogna ammettere che spesso lo scontro viene cercato, spesso da mezzo diventa scopo e la soluzione pacifica viene esclusa a priori: si sa che fare barricata dalla stessa parte aumenta il senso di appartenenza e un nemico comune rende amici anche i nemici…

Mi permetto di dire un’ultima cosa prima di chiudere: la polemica dilaga è naturale, ma prima di esprimere opinioni e pareri fermatevi un attimo: un conto sono i ragazzi del presepe (dico ragazzi anche per gli over perché quello che conta è lo spirito!) che danno voce alla loro rabbia e alla loro delusione, ma vi ricordo che la manifestazione del presepe vivente è stata a rischio molte volte per penuria di collaboratori e soprattutto di comparse, perché se è vero che senza struttura non c’è il presepe, si può dire lo stesso per i figuranti che spesso scarseggiano per la vergogna di travestirsi. Per cui tutte queste persone che in questi giorni sparano a zero e che si definiscono difensori del presepe hanno mai fatto qualcosa in concreto per questa manifestazione?! Magari alla prossima rappresentazione potrebbero rendersi disponibili non solo a parole!

Da questa vicenda però non traspare solo tristezza e incomprensione, traspare anche un po’ di tenerezza e un filo di speranza: se scaviamo sotto le apparenze e i fiumi di parole risulterà chiaro che lo scontro riguarda due parti che tengono al paese e lo amano. Il conflitto nasce da un equivoco e/o dalla convinzione di ciascuno di stare dalla parte giusta, di avere ragione, di avere una concezione di ciò che è bene e giusto per la comunità strettamente legato ai propri valori, gusti estetici ed esperienze personali. Allora caspita mi scuoto di dosso queste polemiche e mi illumino: è evidente che la brace brucia ancora sotto la cenere! Allora gli animi e i cuori ancora si scaldano! Allora il paese non è morto! Allora c’è la possibilità di ripartire, di ricostruire! Basta rimettersi in gioco, ripensare… Sì, basta volerlo! Perché se non collaboriamo, se ci buttiamo fango addosso l’un l’altro, se non insegniamo ai nostri figli il valore dell’ascolto, della collaborazione, del confronto fecondo, il Presepe Vivente non si farà mai più e questo, lo constateremo, sarà stato il male minore!

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