Cuvio | 6 Febbraio 2021

Calcio, dilettanti: il destino del campionato è appeso ad una riunione

Entro il fine settimana il consiglio direttivo della lega potrebbe emettere il verdetto finale. Testa (Valcuviana): "Ripresa impensabile con le attuali condizioni"

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La parole fine alla triste e tormentata stagione calcistica 2020/2021 dell’universo dilettantistico potrebbe arrivare nelle prossime ore. Il consiglio direttivo della Lega Nazionale Dilettanti, previsto per il fine settimana, metterà l’argomento in cima alla lista dei temi prioritari di cui discutere.

L’annullamento di tutti i verdetti potrebbe essere posticipato ai primi di marzo, in concomitanza con la scadenza del Dpcm attualmente in vigore, ma questo non cambierebbe di una virgola la visione delle società locali, cristallizzata attraverso una serie di incontri e di questionari online dai vari comitati regionali di riferimento.

Quasi nessuno, alle condizioni attuali, è disposto al rientro in campo. Né per gli allenamenti né tantomeno per riprendere il campionato da dove ci si era fermati, ovvero a pochi passi di distanza dal primo calcio d’inizio ufficiale della stagione, poi stravolta dalla pandemia. Le criticità economiche e sanitarie – così come i timori legati in larga parte alla vita familiare e professionale – da allora sono rimaste invariate.

L’obbligo ad effettuare tamponi si traduce in un peso insostenibile per i sodalizi sportivi che vivono più di passione che di veri guadagni; il rischio di tornare catapultati in un vortice di ripetuti stop per le positività al Covid, solleverebbe di nuovo ingombranti interrogativi sulla reale competitività dei gironi e gli stessi contagi rappresenterebbero inoltre un’incognita anche per le possibili ripercussioni in ambito lavorativo.

“Con queste condizioni è assolutamente impensabile la ripresa delle attività – commenta Gianluca Testa, presidente della ASD Valcuviana, protagonista, prima dello stop, di una delle storie più belle custodite tra gli annali del calcio provinciale varesino, con il passaggio dalla Terza alla Seconda Categoria conquistato nel 2020, a quarant’anni di distanza dall’ultima promozione -. Basti pensare che il protocollo attuale prevede l’obbligo di sottoporre i tesserati a tampone ogni 72 ore e prima di ogni partita. A questo si aggiunge il divieto ad utilizzare lo spogliatoio. Le squadre sono ferme da ottobre e anche in condizioni normali occorrerebbe almeno un mese e mezzo di sola preparazione per recuperare la forma. Si andrebbe così alla metà di aprile con il girone d’andata quasi interamente da disputare. Non sarebbe calcio“.

Il lungo digiuno, l’isolamento, l’immobilismo forzato non sono sufficienti ad accettare una versione snaturata dello sport più amato, pur di ricominciare a praticarlo. Anche per quanto riguarda il settore giovanile, i riferimenti normativi di oggi obbligano – nel caso in cui si decidesse di riallacciare gli scarpini – a mantenere il distanziamento sociale sul terreno di gioco, praticando sedute di allenamento individuale (niente partitella, niente contrasti), per non parlare del già citato problema dello spogliatoio, luogo ad alto rischio di trasmissione del virus.

“Meglio lavorare in modo sicuro sulla prossima stagione a partire da settembre – sottolinea in conclusione Gianluca Testa – ma con la certezza di non andare incontro a nuovi stop”. Le società su questo fanno fronte comune. L’unica eccezione potrebbe arrivare dal campionato di Eccellenza direttamente connesso – in virtù dei meccanismi che regolano promozioni e retrocessioni – alle sorti del campionato di Serie D, tuttora in corso.

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