Varese | 4 Dicembre 2020

La gestione delle emergenze tempo-dipendenti al Circolo ha retto l’impatto del Covid

Uno studio pubblicato sulla rivista “Minerva Cardioangiologica”, relativo alla prima ondata della pandemia, conferma la capacità di resilienza della struttura

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Durante la prima ondata del Covid (9 marzo – 7 aprile) il numero di pazienti trattati per emergenze tempo-dipendenti – quelle, cioè, in cui la tempestività del trattamento è cruciale – all’Ospedale di Circolo di Varese è rimasto stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e per alcune patologie è anzi aumentato.

La capacità di adattamento rapido dei reparti, l’aumento dei letti, la flessibilità e lo spirito di sacrificio dei professionisti coinvolti hanno consentito di gestire al meglio la prima fase dell’emergenza e di assolvere pienamente alla funzione di hub per le emergenze di vario tipo assegnata da Regione Lombardia al nosocomio varesino: lo dimostra uno studio coordinato dal professor Luca Cabrini, Responsabile della SC di Anestesia e Rianimazione Neurochirurgica di ASST Sette Laghi e docente all’Università dell’Insubria, pubblicato pochi giorni fa sulla prestigiosa rivista Minerva Cardioangiologica e che ha visto la collaborazione del Direttore Sanitario di ASST Sette Laghi Lorenzo Maffioli e di numerosi primari e medici delle specialità coinvolte.

I pazienti trattati nel complesso, dal 9 marzo al 7 aprile, sono stati 197 contro i 208 dello stesso periodo del 2019. Sono diminuiti solo gli interventi in angioplastica coronarica mentre sono quadruplicati (da 8 a 31) gli interventi neurochirurgici, più che raddoppiati (da 3 a 7) i trattamenti per emorragie cerebrali, aumentati del 50% (da 10 a 15) gli interventi per ictus per la rimozione di trombi venosi o carotidei.

“Si è trattato – dichiara il Professor Cabrini – di uno sforzo organizzativo enorme che ha coinvolto centinaia di collaboratori, medici e personale infermieristico oltre ai colleghi della logistica e dell’Ufficio Tecnico. Le nostre strutture di emergenza hanno dimostrato di essere in grado di assorbire il carico di lavoro supplementare derivante dalla riorganizzazione secondo il modello ‘hub e spoke’ decisa a livello regionale. E tutto ciò senza subire contagi né tra il personale né sui pazienti e con risultati eccellenti nella cura di patologie tempo dipendenti”.

“In pochi giorni, talvolta in poche ore – sottolinea Lorenzo Maffioli, Direttore sanitario di ASST Sette Laghi – abbiamo riorganizzato interi reparti e abbiamo potenziato le terapie intensive. I letti di unità coronarica sono passati da 6 a 12, quelli di terapia intensiva generale da 8 a 10, quelli di neurorianimazione da 4 a 8. Per non parlare delle terapie intensive Covid che hanno raggiunto la punta massima di 47 letti. Davvero un risultato straordinario – conclude Maffioli – che lo studio pubblicato certifica e che va a merito di tutto il nostro personale che oggi sta affrontando con altrettanta capacità adattativa la seconda ondata, speriamo in lento esaurimento”.

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