Varese | 31 Agosto 2020

Mondiali di ciclismo a Varese, sfuma a un passo dalla fine il sogno della Città Giardino

Percorsi e aspetti tecnici apprezzati, ma le incertezze e il mancato accordo economico hanno spinto la Binda a fare un passo indietro. Oldani: "Grazie a FCI e UCI"

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Dopo il colloquio in videoconferenza con i delegati dell’Unione Ciclistica Internazionale avvenuto nella mattinata di sabato 29 agosto, sono proseguiti incessantemente anche oggi – lunedì 31 – i contatti con la Federazione Internazionale e la Federazione Italiana di Ciclismo per l’organizzazione, in extremis, dei Mondiali di ciclismo a Varese.

La candidatura della Città Giardino era emersa dopo che la Svizzera aveva rinunciato a ospitare ad Aigle l’edizione 2020 della kermesse iridata, prevista per la fine di settembre. Gli sforzi congiunti della Società Ciclistica “Alfredo Binda”, del Comune di Varese, della Camera di Commercio e della Varese Sport Commission – forti anche di un’organizzazione del Grande Trittico Lombardo dai risvolti positivi, soprattutto in tema di sicurezza sanitaria – hanno fatto sì che la candidatura arrivasse “in finale” per la quarta volta, dopo il 1951, il 2008 (l’ultimo mondiale vinto da un italiano, Alessandro Ballan) e il 2018, quando il territorio varesino ha ospitato i Campionati del Mondo di Gran Fondo.

Sia i percorsi di gara che gli aspetti tecnici e gestionali, grazie alla credibilità e capacità organizzativa della Città Giardino e della S.C. Binda, sono stati valutati in modo molto positivo dai commissari UCI, ma è mancato il raggiungimento di un accordo per quanto riguarda il budget necessario per mettere in piedi l’evento – nonostante il supporto degli enti sopra citati, oltre che della Regione Lombardia e del Ministero dello Sport.

“È stato il buon senso a prevalere”, affermano il Sindaco di Varese, Davide Galimberti e il Presidente della Società Ciclistica Alfredo Binda, Renzo Oldani. “Pur nella consapevolezza di riuscire in questa impresa, in una corsa contro il tempo, oggi ci è sembrato più assennato fare un passo di lato e non proseguire sulla strada della candidatura di Varese al Mondiale 2020. All’orizzonte, oltre alle questioni economiche, purtroppo, ci sono anche molte incertezze legate alla situazione sanitaria mondiale e alla relativa difficoltà di spostamenti nazionali e internazionali con le conseguenti ricadute economiche sull’indotto turistico, ricettivo, alberghiero”.

“La candidatura di Varese nasceva da uno spirito di servizio nei confronti del mondo dello sport e del ciclismo – proseguono Oldani e Galimberti – Abbiamo messo a disposizione le nostre competenze e i risultati portati dagli eventi organizzati in città negli ultimi anni. La nostra speranza, ora, è che il Mondiale 2020 possa comunque rimanere in Italia, per il bene del nostro sport e del nostro Paese”.

È infatti un – ennesimo – duello tra Italia e Francia, quello per stabilire quale tra le due nazioni ospiterà la rassegna iridata: caduta Varese, tra le località nostrane sembrerebbe Imola quella più quotata, ma in gara ci sono anche la Toscana e l’Abruzzo. La Francia ha invece presentato un circuito durissimo sulla Planche des Belles Filles (una delle salite più toste del Tour de France, sulla quale hanno trionfato sia Vincenzo Nibali che Fabio Aru), che sembrerebbe essere il grande favorito. La risposta definitiva da parte dell’UCI dovrebbe arrivare a brevissimo, mercoledì 2 settembre.

“Ringraziamo la Federazione Italiana con il suo presidente Renato di Rocco sempre disponibile nei nostri confronti e l’Unione Ciclistica Internazionale che ci ha dato comunque quella credibilità a livello mondiale che ci ha portato in finale nella corsa all’evento iridato per eccellenza”, concludono il primo cittadino e il presidente della S.C. Binda, che ringraziano in modo particolare lo staff della Camera di Commercio di Varese e tutti i soci della Società Ciclistica che hanno messo a disposizione il loro sostegno e la loro professionalità per la realizzazione di questo sogno.

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