Luino | 20 Giugno 2020

“Come eravamo”, la storia di Raffaele Minichiello: il “dirottatore romantico” che ispirò Rambo

1 novembre 1969, la rocambolesca fuga di un ex marine reduce dal Vietnam che beffò l'FBI. Il suo gesto ispirò scrittori e attori. Fu condannato e divenne icona

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(Giorgio Roncari) Il primo novembre 1969, tre mesi e mezzo dopo lo sbarco sulla luna, i giornali e la tv, quasi increduli, informarono con ampio risalto che un giovane americano, dopo aver dirottato negli Stati Uniti un Boing 707 della TWA e aver fatto scalo in Irlanda, stava arrivando a Roma. Erano gli anni in cui non erano molti gli italiani che si potevano permettere un viaggio in aereo, ma ugualmente la notizia sbalordì la gente. Non che prima non fosse mai successo un fatto del genere, nei Caraibi per esempio si era già sentito di pirati dell’aria, ma nei nostri paesi erano vicende poco conosciute, considerate cose da repubblica delle banane.

Quello che lasciava stupiti era che il dirottatore era un ex marine reduce dal Vietnam, nativo di Melito Irpino, emigrato negli Usa a 14 anni ed è per quello che aveva scelto l’Italia come rifugio. Si chiamava Raffaele Minichiello e proprio quel giorno compiva vent’anni. Le notizie però erano confuse, si diceva che fosse fuggito dal carcere militare, che si fosse impossessato dell’aereo a Los Angeles armato solo di un fucile, che avesse fatto scalo a New York e che forse voleva andare in Egitto.

Arrivato all’alba a Fiumicino, invece, scambiò i piloti con un vice-questore come ostaggio, si fece dare una macchina e fuggì con esso. “È diretto a Napoli – scrivevano i quotidiani – dove vive il papà”. La polizia, con gli elicotteri, ben presto lo individuò e allora l’ex marine abbandonò auto e vicequestore e fuggì nei boschi dove, grazie alla sua esperienza militare, per un giorno e una notte riuscì a sfuggire alla cattura. Gli aggiornamenti continui dei telegiornali erano seguiti come una telenovela. Alla sera non l’avevano ancora preso.

Che fosse un balordo lo si era capito, ma era uno in gamba e chissà perché si ingenerò nell’opinione pubblica una forma di benevolenza verso quel giovane italo-americano che aveva saputo farsi beffe dell’FBI e della potenza americana. Quando al mattino lo catturarono, era in mutande. Esperto di guerra e guerriglia si era tolto i vestiti per confondere i cani e aveva anche abbandonato le armi per non farsi sparare. Fece tenerezza quando, al questore di Roma che lo dichiarava in arresto, chiese timidamente, in dialetto irpino: “Paisà perché mi arrestate?”.

Il motivo per cui Minichiello avesse messo in pratica un atto così eclatante, al momento parve una questione d’amore verso una ragazza napoletana; in un secondo tempo si appurò, invece, che la causa scatenante erano stati 200 dollari che il corpo dei marines non gli aveva voluto pagare per i suoi servigi in Vietnam. Il fatto ebbe un’enorme risonanza internazionale e se ne parlò per parecchio tempo. Gli Stati Uniti chiesero più volte l’estradizione per una punizione esemplare che poteva essere anche la pena capitale, ma l’Italia non la concesse mai.

Minichiello, ragazzone di bella presenza, entrò nel cuore degli italiani, fu definito dirottatore romantico e nacquero perfino fans club femminili. Fu processato l’anno dopo a Roma, ebbe sette anni e sei mesi. In appello però vennero considerate varie attenuanti come la giovane età, la schiettezza dimostrata, la testimonianza benevola di una hostess, e soprattutto il cattivo trattamento ricevuto dagli Usa per uno che aveva rischiato la vita per la loro causa, cosicché il giudizio fu più indulgente, più consono con l’opinione della gente e alla fine scontò solo un anno e sei mesi. Gli Stati Uniti per un po’ fecero la voce grossa poi, forse giudicando di aver fatto una figuraccia per 200 dollari, lasciarono scemare la cosa e col tempo concessero la grazia.

La sua vicenda interessò vari scrittori e anch’egli poi dettò un libro di memorie. Carlo Ponti avrebbe voluto farne un film mentre Sylvester Stallone si ispirò anche alle sue gesta per scrivere la sceneggiatura di Rambo. Minichiello passò alla storia come il primo dirottatore e che quel dirottamento avesse acceso le più stravaganti fantasie lo si riscontrò nei mesi successivi, quando più d’un esaltato pensò di emularlo in un’escalation continua che toccherà l’apice l’11 settembre 2001 con l‘attacco alle Torri Gemelle.

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