Luino | 28 Novembre 2019

Luino, “Uno sciopero globale dà frutti solo se fortifica le sue radici nel locale”

In occasione dello Sciopero Mondiale del clima, che si terrà domani e coinvolgerà migliaia di studenti luinesi, alcune approfondite riflessioni di Diego Intraina

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(Articolo di Diego Intraina) Facciamo alcune riflessioni sul contesto politico locale, in cui tutti dovremmo confidare e agire per uscire da questa provocata crisi climatica.

Iniziamo col dire che, nonostante questo continuo vociare mediatico, nessuna amministrazione locale luinese, sino ad oggi, ha iniziato a istituire studi seri nominati: “piani di programma per l’adattamento climatico”. I Piani di Governo del Territorio, recentemente adottati o approvati nel luinese, di fatto, non hanno avuto nessun strutturale condizionamento da questo ambito di studio scientifico, continuando a proteggere politiche locali contraddittorie negando la possibilità di intervenire sulle cause del deterioramento climatico.

Gli unici interventi realizzati sono stati tuttalpiù tecnologici, qualche impianto solare o intervento discutibile sul risparmio energetico, opere che sicuramente non hanno potuto introdurre virtuose modifiche strutturali sulle tradizionali logiche d’interesse che governano e disciplinano la pianificazione territoriale.

Le politiche locali hanno decisivamente ignorato ed evitato di interrogarsi sul fenomeno di coesistenza tra le problematiche climatiche e le modalità esistenziali dell’abitare: tant’è che non è stata rappresentata nessuna visione di cambiamento, nessuna alternativa di istruzione d’uso del territorio salvo, qua e là, qualche puntuale riduzione della ormai dilatata zona edificabile a giustificazione di interessati spacchettamenti fuori luogo dell’unità paesistica. Non si è percepito nessuna intuizione o apertura verso nuove considerazioni e processi territoriali capaci di sostenere nuove relazioni d’urbanizzazione che aprono a differenti usi della Terra.

Una relazione di unità tra “forme di cooperazione produttive” e “dinamiche di riproduzione sociale”, insomma: un radicale cambiamento delle relazioni di produzione del lavoro, delle forme sociali dell’abitare e dell’invasivo irrigidimento della proprietà privata. Nonostante i positivi segnali di esperienze indipendenti dalla capitalizzazione impulsiva, le politiche amministrative hanno perseverato nel mantenere lo stesso angolo prospettico: una visione disinteressata a tutto quello che succede al di fuori dal loro confine di sicurezza. Non è un caso che questa chiusura, anche quando viene sollecitata e schiacciata da logiche di plusvalenza di nessun interesse pubblico, reagisca rinforzando i recinti burocratici che la giustificano. Difesa che, colpendo indistintamente, discrimina maggiormente i soggetti più deboli delle “rivoluzioni silenziose” di economia conviviale maturate nell’ombra delle piegature del potere.

Dalla discriminazione stanno nascendo nuove soggettività rivoluzionarie.

La volontà di re-azione predispone alla sperimentazione di stili di vita inclusivi, di forme di condivisione e convivenza che danno atto a realtà costituenti del Comune, caparbie realtà decise a rivisitare l’esperienza dei commons attraverso la costituzione di Comunità di transizione custodi della Terra.

PREMESSA SUL CLIMA: NON ESISTONO SOLUZIONI INDIVIDUALI, MA TUTTALPIÙ SOLUZIONI SINGOLARI

Il clima, traducibile in “sostanza esistenziale della Terra”, non può essere interrogato se non come fenomeno processuale, come progressivo e complesso sistema in di-venire, condizionante e condizionato. Un sistema che si modula costantemente, attraversando, confrontando e relazionandosi, con plurimi e differenti comportamenti individuali e stili di vita collettivi. Un complesso processo di convivenza e di relazioni sociali che necessitano, per una loro classificazione, di essere rappresentati e descritti da una narrazione/gnoseologica da sottoporre all’egemonia culturale presente. Una forma di giudizio che la qualifichi e successivamente la “istituzionalizzi”. È questa collettiva visione preliminare che definisce la sostanza, la qualità, la legittimità degli indirizzi: “il quanto basta e la giusta scelta” nella valutazione delle priorità d’intervento.

La capacità di pre-giudizio preliminare (che non si limita all’opinione individuale ma è e rimane un processo relazionale, partecipato e collettivo) è quella facoltà che ci permette di orientarci nel mondo delle causalità facendo delle scelte coerenti e corrispondenti alle sensibilità che caratterizzano gli ambienti antropogenici.

È solo importando l’importanza del clima all’interno di una qualificata narrazione egemone che possiamo affrontare la crisi climatica.

NECESSITÀ DI PERCORSI PEDAGOGICI CAPACI DI INDIVIDUARE STRUMENTI DI ANALISI E AZIONI COSTITUENTI

Sicuramente è diventata una scelta prioritaria, di una comunità e della politica (la ritenuta necessità, la condivisa costruzione e il consapevole utilizzo), doversi attrezzare facendosi aiutare nelle definizioni e nelle azioni d’indirizzo da un “setaccio d’armonia”. Ma cos’è questo strumento? È una struttura di pensiero e d’azione locale condivisa che ha unito, interrogandole nella loro dinamiche causali, l’esperienza sensibile, il “gettarsi nel mondo” (relazione, affetti, aspettative, percezioni) e la ricerca scientifica. Questa azione d’unione, esercizi sociali costituenti e elaborazioni partecipate, sono gli “statuti dei luoghi”.

Oggi, lo “statuto del luogo”, è un fondante strumento di condivisione della pianificazione territoriale elaborato dai ricercatori territorialisti e dei programmi di adattamento climatico insieme ai cittadini; uno strumento di relazione indispensabile per identificare un “orientamento di parte”: una politica sociale che si esprima partendo dal principio del rispetto per la Terra. Condizione che richiede attenzione nelle scelte delle pratiche politiche, scelte consapevoli e coscienti di dover operare sul valore dell’intuizione / intenzione, valore riscontrabile esclusivamente in attivi percorsi pedagogici. Scelta che, proprio per la sua possibile qualità discrezionale, diventa il luogo principale non solo della formazione del giudizio ma anche di una reazione sulla costituzione e sull’esercizio del potere.

Il bisogno di un agire autodeterminato sull’interrogazione della scelta, dell’attività pedagogica e della conquista della potenza egemonica (formazione di soggettività e produzione del Comune), riporta alla condizione generativa e svela la conformazione delle relazioni del potere e la sua opportuna destrutturazione: individuazione di forme d’azione antagoniste di contropotere.

CONSIDERAZIONI

Se questa premessa ha una sua ragione, vuol dire che la richiesta alle Amministrazioni Comunali di deliberare una “dichiarazione di impegno sull’emergenza climatica”, inoltrata dai giovani della Comunità Operosa Alto Verbano (CopaV), impegna le stesse, in ogni loro delibera amministrativa di trasformazione o conservazione territoriale e ad una valutazione condivisa da sottoporre al setaccio d’armonia o ad una griglia d’interrogazione:

– sullo Stato di coerenza e di cura nei riguardi della sostanza esistenziale della Terra;
– qualora ci fosse una visione di indirizzo: sullo spreco di risorse finanziarie che erodono le possibilità di intervento sulla visione;
– relazione sull’efficacia dell’attività e implementazione della politica nella intenzione/intuizione del ruolo pedagogico;
– valutazione autocritica sulla presenza condizionata delle passioni e dei desideri nelle azioni di autodeterminazione.

ALCUNE POSSIBILI DOMANDE CALATE NEL RECENTE mancato DIBATTITO LUINESE

1. Le scelte stabilite nella variante sulle aree centrali del Piano di Governo del Territorio di Luino (ma non solo) sono state precedute da uno “statuto del luogo”? Possono ritenersi prioritarie e coerenti con una pre-giudiziale azione di indirizzo che interviene sulle problematiche climatiche?

2. La volontà di erigere un palazzetto dello sport a Luino, può contribuire pedagogicamente a sostenere e giustificare l’atto di scelta e di parte del “io sto con il clima”? Insomma, questa idea, può essere ritenuta un’azione di coerenza e di rispetto verso comportamenti che devono, per ragioni di emergenza, accantonare i desideri per un uso finalizzato delle finanze pubbliche?

3. La decisione di sistemare il Lido a Luino, al di là di passionevoli ricordi e nostalgie, risulta essere un intervento che può percorrere, affiancare o contribuire ad una visione d’indirizzo in risposta alle problematiche climatiche sempre corrispondenti a ricuciture ambientali?

4. La promessa di ampie aree parcheggio (stazione, ex Visnova, ex area Svit e scuole medie) sono azioni coerenti rispetto a logiche pedagogiche che dovrebbero intervenire a contrastare quei condizionati stili di vita co-responsabili delle problematiche climatiche.

5. La società civile luinese, attraverso le proprie espressioni di autodeterminazione e forme attive di democrazia è stata messa in grado di contrapporsi (antagonismo) o legittimare (consenso) i poteri deliberativi delle Amministrazioni locali, o si limita a subirne i contraccolpi? (Abbiamo usato il plurale per evidenti motivi di generalizzazione).

6. Le nuove o esistenti soggettività, civili e politiche, hanno quella sufficiente “potenza relazionale” che gli permettere di determinare comportamenti alternativi capaci di condizionare le decisioni dei Governi Locali?

ASPETTATIVA RIVOLUZIONARIA

Queste sono solo alcune domande, forse fin troppo semplici, a cui però sarebbe opportuno dare delle risposte per capire da che parte si vuole stare. Capire da che parte si vuole andare e se, la direzione scelta, può creare benefici al clima e di conseguenza un aumento del benessere Comune. Come si sarà capito non ci possono essere soluzioni individuali, ma tutt’al più singolari, per il loro coraggio e per la voglia di ricercare forme di con-vivenza e di co-produzione sociale. Volontà, che sappiano immaginare e illuminare nuovi paradigmi di sviluppo non ricattabili da omologati desideri senza una visone in di-venire. Desideri, per l’appunto confezionati solo per alimentare e riprodurre l’insensibile macchina del mondo finanziario e del contradditorio modello capitalistico. Realtà, quella capitalistica che, e questo non dovremmo mai dimenticarlo, può solamente sopravvivere abitando nei ruderi della crisi permanente.

Lo sciopero sociale, “globale della moltitudine” e “locale delle relazioni”, dichiara che dobbiamo abitare una nuova rivoluzione!

Non possiamo più accontentarci di co-abitare nei ruderi. Non è più il tempo del pensiero che non sa porsi dei limiti o non convivere nei limiti. Questa volta, per evitare che siano loro a distruggere noi, i limiti li dobbiamo definire noi. Vogliamo con-dividerli e co-educandoci in essi. Vogliamo decidere noi come vivere questa svolta. Una svolta che parla della bellezza di poter pensare e concretizzare un pensiero alternativo centrato sulla cooperazione sociale: circolazione del sapere sulla produzione / riproduzione creatrice di soggettività. Una svolta verso la bellezza: unico capitale sociale di cui abbiamo bisogno per aiutare la rigenerazione della Terra e la nostra nuova e felice esistenza.

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