Lavena Ponte Tresa | 2 Novembre 2019

Lavena Ponte Tresa, cimitero pieno: defunti senza tomba nel giorno della commemorazione

Due famiglie coinvolte dal disagio, causato dal ritardo nei lavori per la costruzione di 120 nuovi spazi. Stop al rinnovo delle vecchie concessioni

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Stop al rinnovo delle concessioni scadute presso il cimitero di Lavena Ponte Tresa, con una delibera che consente all’amministrazione di correre parzialmente ai ripari rispetto ad una criticità che in occasione della giornata di commemorazione dei defunti, quella di oggi, impedisce a due famiglie del paese lacustre di recarsi a porgere un saluto ai propri cari davanti ad una lapide.

Mancano infatti le tombe, e due feretri in attesa da sette mesi sono rimasti all’interno della cappella comunale, anche nel giorno della solennità religiosa tradizionalmente dedicata ai familiari estinti. Il fatto ha comprensibilmente suscitato l’indignazione delle persone toccate dal disagio, costrette ad attendere anche in un giorno così simbolicamente importante.

Alla base della problematica c’è un pesante ritardo nell’ampliamento del camposanto, come spiega La Prealpina, motivo per cui il comune ha fatto ricorso alla delibera sopracitata al fine di guadagnare spazio per fronteggiare le tempistiche, coprendo i costi dell’estumulazione dai colombari e quelli dell’acquisto dell’ossario.

Sono centoventi gli spazi aggiuntivi inizialmente previsti per luglio, ma non ancora arrivati. “Al fine di garantire la disponibilità di nuovi posti per le richieste attuali e future – si legge sulle pagine del quotidiano locale che cita i dettagli di quanto comunicato dall’amministrazione -, si rimuoveranno i resti di coloro che hanno le concessioni scadute. Le misure sono temporanee e valide fino alla fine del 2022 ma, nel momento contingente, si cerca così di liberare qualche spazio in attesa che vengano pronti i nuovi loculi”.

Due a questo punto le soluzioni prospettate per chi è costretto a rinunciare alla ritumulazione dei congiunti nella sede originaria, una volta sopraggiunta la scadenza delle concessioni. Da una parte – si apprende ancora dal quotidiano – la mineralizzazione dei resti e la “deposizione delle ossa in apposite cassette di zinco”, a disposizione delle famiglie per due anni prima del trasferimento all’ossario comune. Dall’altra, la cremazione per i resti non ancora scheletrizzati, “previa acquisizione dell’assenso dei familiari”.

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