Maccagno con Pino e Veddasca | 5 Agosto 2019

Dal Gambia alla conquista della France Sport, la storia di Sambou Touray

"Ho deciso di partire per aiutare la mia famiglia, fino in Libia contava solo la sopravvivenza. Nel 2016 sono arrivato a Colmegna. Ora sogno di aver un lavoro"

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(articolo di Massimo Morosi) Tocchi di classe, acrobazie, velocità fotonica e tanti palloni spediti in fondo al sacco. Sambou Touray, calciatore gambiano, si è guadagnato la fama di “Spauracchio” dei difensori, con lui in campo i portieri non dormono sonni tranquilli.

In due stagioni nel campionato di Terza Categoria della provincia di Varese, indossando con la maglia della France Sport di Maccagno, ha collezionato 55 centri, pur non disputando tutte le partite. Scopriamo chi è questo formidabile atleta.

Dove nascono le tue abilità calcistiche?

Da bambino giocavo con gli amici per le strade di Bundung, un quartiere di Sere Kunda, cittadina a circa 45 minuti di macchina dalla capitale Banjul. Il Gambia è una piccola nazione dell’Africa occidentale, che prende il nome dell’omonimo fiume, è grande poco più dell’Abruzzo. È circondato dal Senegal, ad eccezione della fascia costiera affacciata sull’Oceano Atlantico. Ho giocato nella nostra serie C per un anno con la squadra del Bbrovas, poi sono stato al Busumbala ed allo Yarambamba.

Perché sei venuto in Italia?

In Gambia la vita è difficile, i più fortunati lavorano nel settore agricolo, la paga mensile varia da 35 a 50 euro, considerando il cambio con la nostra moneta, il Dalasi. Non si arriva alla fine del mese e bisogna chiedere soccorso ad amici o persone generose. Così ho deciso di aiutare la mia famiglia e sono partito.

Come è stato il viaggio?

Ho girato per Senegal, Mali, Burkina Faso, Niger e Libia, in questi paesi non ho giocato a calcio, contava solo la sopravvivenza. Dopo alcuni mesi in Libia, qualcuno mi ha pagato il viaggio sul barcone, era il 2016, e sono arrivato a Lampedusa. In seguito mi hanno trasferito a Caravate e poi a Colmegna. Nel 2017 Marco Franceschetti mi ha invitato a giocare nel France Sport.

E i familiari che hai lasciato in Gambia, chi sono?

A Sere Kunda ho tre fratelli, una sorella e la mamma. Mio padre è scomparso anni fa, non so dirti quando, in Africa il tempo trascorre in modo diverso rispetto a voi.

Cosa pensi dell’Italia?

Si sta bene, anche se per noi migranti questo è un momento complicato per la burocrazia ed il lavoro.

Cosa ti piace e non del nostro paese?

Mi attrae il vostro calcio perché dà la possibilità di conoscere molte persone ed amici. Mi piace la gente italiana, è molto simpatica ed accogliente. Non mi piace il razzismo ed i pregiudizi che purtroppo noto anche a Luino e non solo. Una volta sul treno mi sono seduto accanto ad un signore che ha subito nascosto la valigia. Ci sono rimasto male.

Cosa devi dire a quelle persone che arrivano con i barconi?

Ci sono passato anch’io, è terribile, li capisco! Lasci il tuo paese, i tuoi affetti per una vita migliore quando arrivi in Libia è un inferno, ci sono due soluzioni: vivere o morire. Bisogna porre fine a questa tragedia.

Cosa hai fatto con la prima paga guadagnata in Italia?

L’ho subito spedita a casa, in Italia è poca cosa, ma nel mio paese può veramente aiutare molta gente in difficoltà.

Parliamo di argomenti più leggeri: il tuo ruolo preferito in campo, la tua squadra del cuore ed il tuo calciatore preferito?

Se la squadra gioca bene per me è più facile. Gioco come punta centrale, in alternativa mi piace giocare esterno alto di sinistra oppure dietro la punta. Tifo per la Juventus ed il mio idolo è Cristiano Ronaldo.

Il goal più bello che hai segnato?

Una sera di due anni fa, durante il mio esordio con il France Sport, in rovesciata contro la Jeraghese.

Prossimi progetti?

Un lavoro sicuro prima di tutto. Ora il rinnovo del mio permesso di soggiorno è importante, spero che qualcuno velocizzi la procedura. Senza permesso non è possibile essere tesserati per noi extracomunitari dalle società di calcio e neppure restare in Italia. Per me è indispensabile allenarmi e migliorare sempre per meritare il posto in prima squadra, giocare e arrivare il più in alto possibile.

(Fonte Eco del Varesotto)

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