Luino | 23 Marzo 2019

“Luino, un terreno buono in cerca di coltivatori”

Una lunga lettera quella inviata da un cittadino lacustre, che vuole far riflettere la comunità, spiegando quanto sia fondamentale il ruolo della cultura in provincia

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La cultura e tutto quello che le ruota attorno come eventi, mostre, iniziative e attività sparse per il territorio, soprattutto in provincia, dovrebbe essere una delle priorità di qualsiasi amministrazione. Chi più, chi meno, infatti, i comuni a loro modo e in base alle loro disponibilità economiche cercano di sfruttare al meglio le proprie peculiarità storiche, artistiche ed architettoniche.

Oltre a questo, sono tanti gli spazi, anche nell’Alto Varesotto, che ospitano esposizioni e concerti di artisti locali, che cercano di mettersi in evidenza pubblicizzando i loro lavori e le loro opere, basta pensare ai tanti pittori, scultori, fotografi e musicisti presenti.

Tra queste realtà vi è anche Luino, senza dubbio uno dei paesi più noti e importanti del Verbano e della sponda magra del Lago Maggiore, che annovera tra le sue fila personalità dal calibro di Piero Chiara, Vittorio Sereni, Bernardino Luini, Guido Petter e Francesco Carnisi, senza dimenticare i contemporanei Massimo Boldi, Francsco Salvi e Sarah Maestri.

Ed è proprio in questo contesto, reputando il paese lacustre fondamentale per tutto il territorio, che è arrivata una lettera in redazione, scritta da un cittadino che esprime opinioni e si pone domande sullo stato della cultura a Luino. Ecco il testo integrale.

Egregio Direttore,

Mi perdonerà se invado il suo spazio con qualche mia piccola riflessione. Mi appassionano poco i dibattiti politici, quando non li rifuggo del tutto, e spero che la presente non ne crei perché è rivolta ad una città e non al mondo politico che pure rispetto nella sua forma, non sempre nella sua sostanza. La seconda necessaria premessa è che non sono portatore di interesse locale, non ho attività commerciali e non faccio il satiro o l’attore e non ho un pensiero da vendere.

Ho però seguito, ed entro nel merito, il Suo lavoro certosino in questi ultimi mesi sulla città e non ho potuto fare a meno di osservare un certo scollamento tra le attività culturali o così vendute e la volontà di questa città di cambiare pelle su questo importante tema. L’etimologia del termine CULTURA discende da un vetusto verbo latino che letteralmente significa “coltivare”.

Bene, io domando a lei, ma cosa ha coltivato in questi anni Luino? Quali sono i saperi coltivati? Quali sono le eredità storiche impresse a fuoco nei luinesi? Davvero qualcuno pensa che un palazzo liberty con vista lago, bellissimo ed egregiamente recuperato, possa da solo esprimere cultura? Davvero Lei pensa che mettere in bella mostra dei libri di autori benemeriti luinesi possa fare di un luogo, di un posto, di una città, la casa della cultura? Che cosa è stato offerto ai nostri adolescenti in questi anni? Un concerto fa cultura? Qualche film all’aperto in una splendida cornice? Uno spettacolo in dialetto? Vogliamo discutere del cartellone teatrale, ai Suoi lettori è piaciuto?

L’azione del “coltivare” ha una sua “grammatica”, un suo rituale che vede il seminatore svegliarsi di buon’ora. Deve prima di ogni cosa conoscere il terreno, la sua composizione, la sua ricchezza. Solo così potrà decidere cosa piantarci dentro. Chi semina cultura a Luino, conosce i suoi cittadini, il suo terreno? Comprende che a seconda del terreno si deve seminare questo o quel seme?

Mi dirà che le mie domande stanno annoiando ed ha ragione ma la partenza per una rinascita sta un po’ qui, nel guardarsi dentro, in fondo, nel comprendere cosa vogliamo essere, non cosa vogliamo avere. Fare cultura non significa invitare un cantante, un attore, significa prendere in mano una comunità e guidarla in un percorso, un cammino segnato da menti che questa materia la conoscono. Non mi sentirà quindi puntare il dito contro chi dirige la cultura nel Municipio, anche se è auspicabile che uno degli attori protagonisti di questo percorso sia l’istituzione. Restauriamo un palazzo per mettere dentro libri ma che Lei ricordi, quanti libri sono stati presentati a Luino negli ultimi 5 anni? A parte felici intuizioni di qualche mosca bianca, lei ha mai sentito parlare di poesia a Luino?

Lei ha mai visto un poeta a Luino, escludendo il miraggio straordinario di Silvio Raffo che visita l’Università della terza età, il guitto di Alfredo Salvi, qualche evento degli “Amici del Liceo” e sporadici incontri importanti organizzati da alcune associazioni? Mi vien da pensare che qualcuno, a Luino, abbia paura dei poeti. Nella città Di Chiara e Sereni non c’è un premio letterario… ah, non mi si risponda che c’è il Chiara, perché il Chiara è a Luino un giorno all’anno, in quello un po’ più modaiolo, buono per giornali e tv quando c’è il Vip di turno o lo scrittore di grido. Lei, direttore, mi può indicare 10 avvenimenti culturali di spessore degli ultimi 10 anni? Degli ultimi 5? Degli ultimi 2? Può cortesemente indicarmi che progetti ha questa città per i prossimi sei mesi?

Dalla sua cronaca giornaliera leggo che ci sono investimenti per fare cose, palazzi, quartieri, che ci vogliono, ma cosa è stato messo in cantiere per far provare cose, emozioni? Ci sono paesi attorno a Luino che hanno costruito molto con molta meno storia di questa città, che sono riusciti a creare manifestazioni ogni due anni le cui eco si sentono ancora.

Ci sono paesi attorno a Luino dove, come capitato qualche giorno fa, si trovano in un’osteria alcuni tra i più grandi cantautori italiani a gustare un risotto. Luino, non pervenuta. Forse, e così butto il sasso in piccionaia, fare cultura qui è un mestiere cui si deve dedicare una figura che sa studiare i terreni, che li cura, che conosce il valore dei semi che prende per mano i nostri adolescenti, i nostri ragazzi e non li obbliga ad andare a Milano o Lugano per ascoltare uno scrittore, vedere uno spettacolo, osservare una mostra.

La ricostruzione culturale è possibile e sono convinto che possa partire anche da una bella passeggiata nella propria città, con una politica, nel senso più alto e nobile del termine, che ci regali qualche sogno, un’agorà dialettica negata. Sia chiaro, e concludo, la cultura è in piena trasformazione ma Luino e la sua storia potrebbero cogliere queste nuove avanguardie affidandosi a persone competenti anche del territorio se esistono e credo ci siano senza essere meme di qualcuno.

L’augurio è che Luino possa fare posto allo sviluppo di cornici culturali individuali mettendole a disposizione della collettività, che possa sviluppare dei laboratori culturali che vadano oltre il ruolo di un assessore o un tecnico amministrativo. Che Luino possa comprendere che la cultura è un’impresa, in tutti i sensi.

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