Laveno Mombello | 9 Marzo 2019

“La luce del Medioevo ci illumina ancora”

L'obiettivo della lettera inviata da Alberto Morandi è quello di sfatare la falsa convinzione secondo cui l'età medioevale sarebbe stata un’epoca “buia” di crisi

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Uno scritto per riflettere sull’importanza storica e culturale del Medioevo, per cercare di sfatare la falsa convinzione  secondo cui l’età medioevale sarebbe stata un’epoca “buia” di crisi.

Tanti pensieri che raccontano le attività importanti di intellettuali dei secoli scorsi dalle quali sono derivate tutte le spinte ideologiche, scientifiche e pragmatiche dei nostri tempi.

Una lunga lettera, quindi, che vuole dimostrare quanto nel Medioevo il progresso sia stato fondamentale per le popolazioni del futuro.

Ecco il testo inviato alla redazione da Alberto Morandi, residente a Laveno Mombello.

Egregio Direttore,

prendendo l’occasione della recente trasmissione televisiva del noto romanzo storico di Umberto Eco “Il nome della rosa” mi permetto di esprimere una considerazione riguardo la falsa convinzione secondo cui l’età medioevale sarebbe stata un’epoca “buia” di crisi con un popolo oppresso dall’ignoranza, dalla fame e dalla superstizione, dalla crudeltà e da orribili torture inflitte dal potere feudale e dalla Chiesa.

Il Medioevo, periodo di ingegno durato più di mille anni, è stato un’epoca di progresso giuridico, filosofico e teologico, letterario e artistico, infatti è stato il tempo di governanti certamente autocrati ma intelligenti e lungimiranti come Giustiniano, Carlo Magno, Ruggero II° d’Altavilla, il Saladino, Luigi IX° il Santo e Federico II° di Svevia, di elevati filosofi e teologi come Severino Boezio, Anselmo d’Aosta, Pietro Abelardo, Ugo di San Vittore, Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso D’Aquino, di uomini di profonda e autentica religiosità come Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi, di liberi pensatori, pur perseguitati dal potere politico e religioso, come Pietro Valdo, Arnaldo da Brescia, Davide di Dinant, Sigieri di Brabante e Marsilio da Padova, di grandi letterati come Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, di finissimi artisti come Giovanni e Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio, Giotto e Masaccio, di uomini di scienza e matematici europei, come Leonardo Fibonacci, Paolo dal Pozzo Toscanelli e Johannes Gutenberg, e arabi, come Al-Khwārizmī, Al-Zahrāwīdi e Alhazen, di donne forti e influenti come Teodelinda, Eleonora di Aquitania, Matilde di Canossa, Ildegarda di Bingen, Chiara di Assisi e Caterina da Siena, e colte come Bettisia Gozzadini (la prima donna laureatasi in Italia, nel 1236, diventata anche docente di diritto all’Università di Bologna) e Christine de Pizan, delle splendide cattedrali romaniche e gotiche e dei maestosi castelli, del diritto civile e canonico con l’elaborazione del Codice giustinianeo, dell’Editto di Rotari, del Decreto di Graziano, della Magna Charta Libertatum, primo atto che limitava il potere assoluto del monarca con il riconoscimento dei diritti dei sudditi, e delle Costituzioni Melfitane, promulgate dall’imperatore Federico II° di Svevia, che impedivano i soprusi arbitrari da parte dei nobili nei confronti del popolo al quale venivano riconosciuti i diritti, della filosofia cristiana patristica e scolastica e della filosofia aristotelica araba, con Avicenna e Averroè, ed ebraica, con Mosè Maimonide.

Non si ricorda che gli algoritmi utilizzati ancor oggi per i computer e per i telefoni cellulari sono stati elaborati nel IX secolo dal matematico persiano Al Khwārizmī, che i numeri che utilizziamo, portati dagli Arabi nel corso dell’VIII secolo, sono stati introdotti in Europa nel XIII° secolo grazie al matematico pisano Leonardo Fibonacci e che il moderno sistema bancario e di credito è stato creato dai Cavalieri del Tempio nel XII° secolo e dai banchieri “lombardi”, senesi e fiorentini nel XIII° secolo.

L’inquisizione, famigerato tribunale ecclesiastico istituito per indagare e reprimere le eresie nel 1184, autorizzato ad usare la tortura nel 1252, si occupò di cercare e di reprimere la stregoneria solo dopo il 1487, con l’istituzione dell’inquisizione spagnola nel 1478 e dell’inquisizione romana del Santo Uffizio nel 1542, quindi già in età rinascimentale, ben dopo il periodo medioevale, infine la persecuzione nei confronti degli eretici, che contestavano la ricchezza e la corruzione della Chiesa e la legittimità del potere politico dei nobili e temporale dei vescovi in favore della povertà evangelica, aveva carattere meramente politico e non derivava dall’ignoranza e dalla superstizione.

La falsa convinzione riguardo gli asseriti timori del popolo per l’arrivo dell’anno Mille e la fine del Mondo nacque posteriormente alle cronache di Rodolfo il Glabro, monaco e cronista che nel 1048 raccontò un clima di incertezze, parlando di segni apocalittici quali calamità ed eclissi, in realtà non ci fu mai alcun timore di carattere apocalittico poiché la maggior parte delle persone non sapeva in quale anno vivesse e il passare degli anni si contava in base agli anni di regno dei sovrani e i movimenti millenaristi che annunciavano la fine del mondo si diffusero dopo l’anno Mille (il 31 dicembre del 999 Papa Silvestro II° confermava con una bolla i privilegi dell’abbazia di Fulda).

I signori feudali avevano il diritto non di passare la prima notte di nozze con le spose dei loro servi ma di esigere una tassa in denaro in cambio del loro assenso al matrimonio e all’eventuale trasferimento della sposa dal loro dominio territoriale al villaggio o alla città dello sposo nel feudo di un altro signore. Il c.d. “ius primae noctis” risulta soltanto un’invenzione moderna, visto che non esiste alcun documento che ne attesti l’esistenza, né nei numerosi atti giudiziari di lamentela dei contadini verso i loro signori, né nella novellistica licenziosa che parla di sesso.

E’ altresì una falsità storica affermare che nel Medioevo tutti erano sempre atterriti dal timore delle pene infernali e consideravano il sesso come peccato immondo infatti nella letteratura cortese sia i trovatori provenzali del XII° secolo sia i poeti e gli autori italiani del XIII° e XIV° secolo, tra cui Giovanni Boccaccio, non hanno mai avuto problemi o censure nel trattare argomenti di sesso e il clero fino al Concilio di Pavia del 1022, quando venne introdotto l’obbligo del celibato ecclesiastico per il clero della Chiesa latina, fatto applicare universalmente da Papa Gregorio VII° nel 1075, poteva convivere apertamente con le proprie donne e con i propri figli.

Nell’alto medioevo i monasteri furono centri di cultura infatti furono proprio i monasteri medioevali a trasmetterci la cultura classica riproducendo i testi e le opere degli autori latini e greci. Durante il basso Medioevo sorsero le università degli studenti, la prima fu quella di Bologna nel 1088, le scuole di diritto, di filosofia, di teologia e di medicina. Tra i centri culturali universitari di Parigi, di Oxford e di Colonia si sviluppò la filosofia scolastica basata sulla rielaborazione del pensiero scientifico di Aristotele e furono gettate le basi per l’elaborazione del metodo scientifico moderno riprendendo altresì con la filosofia patristica il pensiero di Platone.

Nel Califfato di Cordova in Spagna e nella Sicilia degli Arabi prima, dei Normanni e degli Svevi poi, vi fu una convivenza pacifica tra cristiani, ebrei e musulmani, tra diverse etnie dalle diverse lingue e proprio questa pacifica convivenza permise lo scambio della cultura scientifica con la circolazione e la diffusione in Europa delle avanzate conoscenze arabe in medicina, in matematica e in astronomia, a Toledo nel XII° secolo sorse una famosa scuola di traduttori dei testi arabi di filosofia, di matematica e di medicina, così sono giunti fino a noi i testi della filosofia greca, in particolare di Platone e di Aristotele, tradotti dagli studiosi arabi e successivamente tradotti dall’arabo in latino. E’ opportuno ricordare che il medico e scienziato arabo del Califfato di Cordova Al-Zahrawi già nella seconda metà del X° secolo si distinse per le sue tecniche avanzate in ambito medico, i cui principi sono validi e applicati ancor oggi, nei campi della chirurgia, dell’ortopedia e dell’oftalmologia.

Uno tra i più grandi storici medievisti contemporanei, il francese Jacques Le Goff, di fronte a capolavori dell’ingegno e dell’intelletto umano come la Consolazione della Filosofia di Severino Boezio, dell’Itinerario della mente in Dio di Bonaventura da Bagnoregio, della Summa Teologica di Tommaso d’Aquino, della Commedia di Dante e delle Cattedrali europee, diede una definizione di quest’epoca che è molto di più di un periodo di passaggio: “Il Medioevo è sinonimo di progresso”.

Colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti.

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