La qualità delle acque e la fauna ittica del fiume Boesio sono in questi giorni al centro di analisi ed approfondimenti condotti dall‘Istituto per lo studio degli ecosistemi di Pallanza.
L’obiettivo, come riportato nella giornata di ieri da La Prealpina, è quello di verificare l’attuale stato di salute del torrente lavenese, più volte teatro di sversamenti di sostanze inquinanti che hanno poi interessato anche le acque del Lago Maggiore.
Era l’ottobre del 2017, per esempio, quando alcuni passanti lanciarono l’allarme in seguito all’avvistamento di alcune macchie scure, generate dalla presenza di idrocarburi nel fiume. Situazione simile ad un caso più recente, avvenuto intorno alla fine di aprile, quando la Protezione Civile regionale intervenne per verificare la natura di una striscia bianca poi associata ad una sostanza derivante dai fanghi di roccia frantumata in prossimità del cantiere di AlpTransit.
Il caso più eclatante, aldilà degli incidenti che hanno più volte interessato il depuratore di Laveno Mombello, risale però al luglio 2008, come ricordato dal quotidiano locale. Gli sversamenti di sostanze oleose ed idrocarburi causarono uno sterminio di pesci nel tratto finale del Boesio, per un totale di circa cinque quintali di esemplari morti. Le indagini condotte all’epoca portarono ad ipotizzare un guasto come il motivo della fuoriuscita di sostanze, tra cui venne identificato l’odore tipico dell’ipoclorito di sodio, generalmente impiegato come disinfettante.
La parola passa ora ai tecnici dell’Istituto associato al Consiglio nazionale delle ricerche, i quali con gli esiti dei prelievi alla mano potranno fare luce sulla salute del torrente dopo tante vicissitudini e preoccupazioni.
(Foto di repertorio)
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