Luino | 25 Aprile 2018

Luino, la Festa della Liberazione celebrata attraverso i luoghi di don Piero Folli

La comunità si è riunita oggi a Voldomino per ripercorrere gli eventi della Resistenza locale. Sul palco di piazza Piave anche i ragazzi dell'ISIS "Città di Luino"

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La Festa della Liberazione non perde la sua forza nel luinese, rinnovando con il messaggio di libertà, uguaglianza e democrazia la memoria dei fatti storici e l’importanza che ancora oggi il 25 aprile ricopre nel panorama sociale e politico del paese.

Il collegamento tra passato e presente, forte e necessario soprattutto per coinvolgere in modo attivo le giovani generazioni nei valori che la ricorrenza porta con sé, ha accompagnato lo svolgimento dell’intera manifestazione tenutasi in mattinata presso Voldomino, a cominciare dalla prima tappa di piazza Piave.

Qui, in un luogo simbolo della Resistenza, la comunità si è riunita insieme all’Associazione Nazionale Partigiani, ai giovani studenti dell’ISIS “Città di Luino”, accompagnati dal dirigente scolastico Fabio Giovannetti, dalla professoressa Filomena Parente e dal professor Emilio Rossi, alla Musica Cittadina di Luino “Pietro Bertani“, al decano Sergio Zambenetti e all’amministrazione comunale, rappresentata dagli assessori Alessandra Miglio e Pier Marcello Castelli e dai consiglieri Giovanni Petrotta, Enrica Nogara e Franco Compagnoni. Presenti con la fascia tricolore al petto anche i sindaci di Gemignaga, Dumenza e Cuveglio: Marco Fazio, Valerio Peruggia e Giorgio Piccolo.

La scelta di Voldomino è dovuta al settantesimo anniversario dalla morte di don Piero Folli“, ha ricordato l’assessore Castelli dal palco allestito al centro di piazza Piave, rimarcando così la duplice valenza dell’incontro nel luogo in cui ebbe inizio, nella sera del 3 dicembre 1943, il calvario del religioso, ricordato alcuni giorni fa dagli studenti dell’ISIS con un documentario dedicato alla sua missione e realizzato a fianco dell’ANPI. “Non è una ricorrenza di sola memoria – ha sottolineato l’assessore -, ma l’occasione per celebrare il valore fondante della nostra civiltà incarnato da don Folli e dagli eroi della Gera, caduti per la libertà di tutti”.

Concetti ripresi poco dopo anche da Marco Fazio che, facendo leva sul suo ruolo di docente, ha evidenziato l’importanza assoluta dei libri e della cultura, citando il partigiano Emanuele Artom, morto sotto le violenze dei nazifascisti nelle Carceri Nuove di Torino: “Portami dei libri – disse un giorno Artom alla compagna partigiana Bianca Guidetti Serra, salita in una località di montagna per fargli visita -. Perché i partigiani che stanno con me hanno vent’anni, sono nati e hanno vissuto col fascismo. Certi libri non glieli hanno fatti conoscere. Il fascismo non è arrivato per caso, non ci è caduto in testa come una tegola. Noi vinceremo questa guerra, ma bisogna cambiare anche la cultura fascista della gente. Fargli conoscere quello che il fascismo gli ha nascosto per 20 anni“.

La professoressa Filomena Parente, invece, ha portato l’attenzione dei presenti sulla volontà di combattere per la liberazione dallo straniero durante la Resistenza, segnata da uno straordinario “atto di volontà che ha sormontato la scelta ideologica e politica, favorendo le priorità di non soccombere alla dittatura e cambiare il paese”. Un gesto eroico compiuto con la sguardo rivolto anche al futuro, che è poi il nostro presente, lo stesso contesto in cui gli studenti luinesi si sono alternati al microfono per ricordare lo spirito di carità cristiana e il coraggio di don Folli attraverso le testimonianze di don Marco Baggiolini, Gino Moroni, don Francesco Repetto, Mario Baggiolini e Secondo Sassi, primo sindaco di Germignaga dopo la liberazione.

Parole intense, a tratti strazianti, in virtù del doloroso richiamo alle scellerate violenze subite dal religioso e dai suoi collaboratori, immagini che hanno accompagnato il corteo attraverso via dei Martiri, via Campagna e via S. Biagio, fino al cimitero, dove al suono del silenzio sotto ordinanza è stata deposta una corona di fiori sulla tomba del prete partigiano.

Attimi solenni che traggono ulteriore beneficio dal potere della condivisione, strumento in grado di alimentare la consapevolezza e tutelare il ricordo di ciò che è stato dall’usura del tempo. Unquam de vita migrabunt heroes (“Gli eroi non moriranno mai“) è infatti l’epigrafe latina incisa sul sacrario della Gera, voluto da don Folli per omaggiare i martiri del luogo, tutti giovanissimi, schieratisi al fianco del capitano Lazzarini per opporsi con qualsiasi mezzo alla follia del regime e alle sue persecuzioni.

E’ proprio nei pressi della cappelletta che si consuma l’ultimo atto di questo 25 aprile, con la lettura da parte del professor Petrotta, dei nomi appartenenti ai martiri di Voldomino e della preghiera del partigiano. Momento preceduto da un’ultima riflessione di Emilio Rossi, utile per focalizzare ancora una volta l’eredità lasciata dall’esperienza partigiana.

Ricordando che, grazie alla condivisione, le Resistenze oggi sono molteplici e concorrono al raggiungimento di una corretta interpretazione non solo dei fatti appartenenti alla guerra, ma anche di quelli che legano l’opinione pubblica alla contemporaneità: “A noi dell’ANPI ha fatto molto piacere sentire i ragazzi ricordare la figura di don Piero Folli. Credo sia il modo migliore per onorarlo. Di fronte ai movimenti neonazisti, che purtroppo si sono manifestati anche nella nostra provincia, l’antidoto più efficace è una corretta informazione storica. Solo così potremo salvaguardare i principi di libertà, fraternità, democrazia e uguaglianza. Tutti sanciti dalla nostra costituzione, nata dalla lotta di tanti giovani che si sono sacrificati per riconquistare i diritti perduti. Come i giovani della Gera che ogni anno onoriamo”.

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