Cinque anni e sei mesi per l’uomo di fiducia della ‘ndrangheta calabrese in Ticino, un 63enne italiano domiciliato a Vacallo, e tre anni di reclusione, di cui sei mesi da espiare, per un fiduciario ticinese di Chiasso. Sono queste le pene pronunciate oggi dal giudice Giuseppe Muschietti del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona. La Corte ha confermato le richieste di pena del procuratore federale Stefano Herold.
Per la corte, il principale imputato è un uomo fidato della malavita italiana per la quale ha organizzato affari illegali. Secondo l’atto di accusa, l’uomo ha fondato un’associazione criminale, riciclato denaro – milioni di franchi tra Ticino, Dubai e le Bahamas – e infranto la Legge federale sugli stranieri.
Il 42enne fiduciario ticinese, domiciliato a Zugo, ha invece redatto i documenti mediante i quali il “mafioso” ha potuto condurre a buon fine i propri affari nel ramo immobiliare e finanziario dentro e fuori la Svizzera. È stato riconosciuto colpevole di riciclaggio di denaro aggravato, ripetuta falsità in documenti e ripetuto inganno nei confronti delle autorità. Una terza persona imputata, la moglie di un appartenente alla ‘ndrangheta già condannato a Milano, non si è presentata al processo per motivi di salute.
Il processo in questione ha una storia un po’ travagliata alle spalle. Si tratta infatti di uno di quei casi in cui il TPF si è opposto al Ministero pubblico della Confederazione (MPC): l’imputato e la Procura in un rito abbreviato due anni fa si erano accordati per una pena detentiva di quattro anni per sostegno a un’organizzazione criminale e riciclaggio qualificato di denaro, ma il MPC si è opposto e ha insistito per un procedimento ordinario.
© Riproduzione riservata
Vuoi lasciare un commento? | 0