Brasile | 19 Novembre 2017

Dal legame con Colmegna fino in Brasile: la storia dell’artista Franco Cenni

Una ricerca storica effettuata dal professor Rossi, che racconta uno dei tanti casi di italiani che all'estero si fanno onore. Protagonista anche il nostro territorio

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(Emilio Rossi) LETTERE DAL BRASILE. Quando Silvana, la nipote del pittore Italo Cenni, mise a disposizione l’archivio di famiglia per una ricognizione storica, non avrei mai immaginato di trovarvi una mole di lettere di Franco indirizzate alla madre Maria ed al padre Italo. Era questa la modalità per rendersi presente ai genitori lontani che mai più l’avrebbero rivisto di persona. Franco aveva voluto, come nella storia surreale di di Dorian Gray, alimentare l’illusione che i segni della decadenza fisica non avrebbero sfiorato né lui né i suoi cari dall’altra parte del mondo.

UN RETROTERRA RICCO DI STIMOLI CULTURALI. Franco era nato e vissuto in un ambiente saturo di ricordi e quanto mai stimolante dal punto di vista culturale. Il nonno Quinto, pittore e ricercatore storico, cui Milano avrebbe dedicato una via, era stato al seguito dell’esercito regio in qualità si direbbe oggi di fotoreporter. Fu l’amicizia col Generale conte Genova Thaon di Revel, Tenente Comandante del 2° Corpo dell’Esercito, in seguito senatore del Regno, che gli permise di addentrarsi nella conoscenza dell’ambiente militare. Egli, infatti, lo invitava costantemente alle grandi manovre. E proprio nel corso di una di queste esercitazioni, tenutasi nel Varesotto, poté incontrare direttamente il Re Umberto I che gli concesse un sussidio di mille lire dalla sua cassetta privata per il suo album «Custoza», la prima opera delle numerose pubblicazioni che lo resero famoso.

UN NONNO AMANTE DEL NOSTRO LAGO. Quinto Cenni scelse di soggiornare per lunghi anni sul nostro lago, dove il figlio Italo, continuatore della sua opera, si stabilì definitivamente e dove riposa nel piccolo cimitero di Colmegna. L’altra figlia, Elda, pure lei scrittrice e pittrice miniaturista che lavorò per Casa Savoia, nelle sue memorie, ricorda con accenti di profondo affetto i soggiorni lacustri del padre: «A Colmegna saliva per le belle montagne a cercarvi l’ombra, a contemplare la magnifica veduta del lago, a traverso i rami dei castagni. E sul prato della Torretta si godeva la compagnia dei bimbi del suo primogenito Italo, di Naide e di Franco che giocavano vivaci e belli, correndosi intorno: spesso si divertiva a scherzare con essi, e spesso anche raccontava loro le lontane vicende della sua scuola; ma scherzasse o li istruisse, il nonno Quinto fu sempre il più temuto, perché, memore delle antiche consuetudini cui era stato soggetto, egli seppe farsi amare, ma anche rispettare sempre».

ANGELO E AGOSTINO CANTU’. In famiglia si distinguevano però altre figure prestigiose, come lo zio Angelo Cantù, vissuto per lungo tempo in Brasile dove divenne famoso per aver dipinto il ritratto della principessa Isabel di Braganza, detta la Redentora, per l’azione umanitaria da lei condotta in favore dell’abolizione della schiavitù. Non meno importante lo zio Agostino Cantù, titolare della cattedra di composizione presso il Conservatorio Drammatico Musicale di S. Paolo, autore di successo che seppe conferire alle sue opere un carattere genuinamente brasiliano, basato sui ritmi tipici del folclore sud americano.

LA SUA FORMAZIONE IN AMBIENTE MILANESE. Franco Cenni nacque a Milano, il 15 novembre 1909. Frequentò il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti dal 1927 al 1931, periodo in cui seguì un corso di decorazione e disegno. Giunse a San Paolo alla fine del 1931 per sposare la cugina Elsa Cantú (Zitú), che aveva conosciuto durante le vacanze a Luino e con la quale avrebbe avuto due figli, Mario e Roberto.

I PRIMI PASSI NEL NUOVO MONDO BRASILIANO. Nei suoi primi anni in Brasile sui giornali della città di San Paolo si impose per i suoi articoli di critica teatrale e sulle arti figurative. Fu uno degli ideatori della «Família Artistica Paulista» insieme ad Alfredo Volpi, Mario Zanini e Aldo Bonadei. Secondo i critici più accreditati, quello di Cenni fu un modernismo moderato, come del resto quello di tutti gli altri membri della «Familia». Sul suo lavoro espressero lusinghieri giudizi Sérgio Milliet e Mario de Andrade, che lo considerava un eccellente disegnatore.

LA PITTURA NEL DNA. Pittore di cavalli e paesaggista particolarmente ispirato da scene di vita agreste dell’interno dello Stato di San Paolo, Franco Cenni realizzò mostre personali a Rio de Janeiro e a San Paolo e partecipò a varie esposizioni collettive. Fu premiato nel Salão Paulista de Belas Artes negli anni 1943, 1945 e 1946.

SCENOGRAFO E FOTOGRAFO DI QUALITA’. Nell’ambito del cinema brasiliano lavorò come scenografo per la Companhia Cinematográfica Maristela e per la Vera Cruz e fu azionista della Multifilmes, per la quale creò gli scenari di «O Destino em Apuros» (1953), primo lungometraggio a colori brasiliano. Come direttore di produzione della Corona Filmes, realizzò «Sob o Céu da Bahia» (1956), film premiato per la fotografia al Festival di Cannes. Prese parte a circa venti film, tutti realizzati negli anni ‘50.

UN PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO LETTERARIO. Nel gennaio del 1960 vinse il concorso promosso dalla Companhia Antarctica Paulista, il Premio Italia, per opere letterarie sulla presenza degli italiani nella storia e nello sviluppo del Brasile. Il concorso fu indetto in occasione della visita in Brasile dell’allora presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi e ne risultò il libro Italianos no Brasil, pubblicato all’epoca dalla casa editrice Martins.

REGISTA OLTRE CHE SCENOGRAFO. Negli anni ‘60, con la crisi del cinema dello Stato di San Paolo, Cenni partecipò a stagioni liriche del Teatro Comunale della sua città come regista e scenografo.

SI RINSALDANO I RAPPORTI CON LA MADRE PATRIA. Fu anche redattore capo del Fanfulla, giornale della comunità italiana di San Paolo e lavorò con Edoardo Bizzarri presso l’Instituto Cultural Italo-Brasileiro. Ricevette la Medaglia d’argento della Direzione Generale delle Relazioni Culturali del Ministero degli Affari Esteri (1962) e fu insignito dell’onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (1963). A partire dal 1967 fu direttore dell’Auditorio Italia e della Galeria de Arte Italia. In tale veste invitò artisti italiani e incentivò l’allestimento di creazioni teatrali di registi di avanguardia. Concluse la sua vicenda terrena a San Paolo il 26 febbraio 1973, dopo aver vissuto più di quarant’anni in Brasile.

Grazie al figlio Roberto e alla sua gentil signora Rosie, tornati in Italia per rivedere i luoghi dove il padre aveva trascorso la sua giovinezza, ed in particolare la casa avita della Torretta di Colmegna, siamo venuti in possesso della documentazione iconografica delle opere di Franco Cenni che qui di seguito mostriamo.

Un italiano doc dunque che ha offerto un significativo contributo alla diffusione della cultura del nostro Paese oltreoceano.

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