Luino | 25 Ottobre 2017

Un genitore luinese: “La FIP non concede la deroga a mia figlia. Dimenticato il diritto allo sport?”

La lettera di Vincenzo che chiede spiegazioni al Comitato regionale della FIB. La figlia, senza deroga, non può disputare il campionato Under 14 Pink del Basket Verbano

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Una richiesta di aiuto insolita quella arrivata oggi in redazione, da parte di un genitore luinese, il signor Vincenzo. “Spero che prendiate a cuore il caso di mia figlia perché stiamo parlando di una ragazza di 14 anni, vittima di un’ingiusta decisione da parte della FIP, che non le fa disputare, non concedendole la deroga, il campionato giovanile femminile U14”.

“Ho tardato a scrivervi perché ho atteso fino ad ora una risposta da parte della FIP ad una mia mail pacatissima in cui chiedevo motivazioni e, possibilmente, ravvedimenti. La FIP mi ha risposto che non cambieranno idea e non concederanno in maniera categorica alcuna deroga. Praticamente, posso affermare benissimo adesso, che la FIP se ne infischia sia del regolamento che delle ripercussioni che una decisione come quella che hanno preso, può avere sull’animo di chi ha subito il torto”.

Vincenzo incalza ancora il comitato provinciale ricordando che la “FIP stessa si fa portavoce, pubblicizzandolo su vari canali, del basket femminile affinché esso possa diffondersi il più possibile” e che, inoltre, “esiste un passaggio sul regolamento DOA  a pagina 40 che dice ‘…è facoltà del Consiglio Direttivo Regionale autorizzare la partecipazione di squadre con atlete di età di un solo anno superiore nelle categorie giovanili Under 14, 16 e 18 al fine di promuovere la pallacanestro e in ogni caso la partecipazione è limitata alla fase regionale…’. Per cui parliamo di promozione della pallacanestro e diritto allo sport… ovviamente calpestati dalla loro decisione”.

“L’anno scorso – continua Vincenzo -, seppur non stabilito dal regolamento, la deroga è stat concessa e quest’anno, che è regolamentata, invece, è stato deciso di non concederla. Siamo di fronte ad un precedente totalmente ignorato. Il regolamento tiene conto pure di casi ‘particolari’ (seppur non specificandoli distintamente). Casi in cui un’atleta, per varie ragioni, può giocare solamente nella squadra in cui è stata tesserata. Quello di mia figlia è un caso di questi: la società più vicina è a 40km di distanza. Molto proibitivo per una ragazza di 14 anni affrontare viaggi per spostarsi in orari idonei alla sua età”.

“La FIP non ha tenuto conto di nessuno dei casi di cui sopra. A nessuno importa come si sente una ragazzina che ha nel basket la sua unica possibilità di esprimersi e di vincere le proprie timidezze? Col loro rifiuto hanno fatto chiudere ancor di più mia figlia in sé stessa, perdendo quegli stimoli e quelle motivazioni e sicurezze che aveva acquistato, faticando, giocando con le sue compagne. Mia figlia, seppur più grande di età rispetto alle avversarie (ha 14 anni ed avrebbe dovuto giocare il campionato U14), l’anno scorso non è stata determinante ai fini del risultato finale: ha giocato pochi minuti segnando anche meno. Però c’era e sapeva che la squadra poteva contare su di lei e che lei avrebbe contribuito, anche se in maniera ‘ridotta’, aiutando le sue compagne”.

“Spero che mi possiate aiutare ad avere giustizia e ad ampliare la mia voce – conclude Vincenzo -. Non voglio fare polemica ma voglio essere ascoltato. Lo faccio per mia figlia e per tutti quei ragazzi che subiscono un torto senza avere delle spiegazioni plausibili che non ricadano in discussioni prettamente ‘politiche'”.

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