Musica, colori e un pizzico di saudade, di nostalgia. A ritmo di samba, Rio de Janeiro saluta i suoi Giochi, i primi in Sudamerica, criticati per qualche problema nell’organizzazione, ma andati in archivio senza grossi grattacapi. Nell’ultima giornata di Olimpiadi l’Italvolley esce sconfitta per 3-0 contro il Brasile e conquista l’argento, mentre nella lotta Chamizo, campione del mondo uscente, vince il bronzo. Ecco com’è andata la cerimonia di chiusura, il bilancio azzurro e la top ten del medagliere. “Abbiamo fatto una bella figura, sono contento. Potevamo anche guadagnare qualche altra medaglia, e ci abbiamo creduto – il bilancio del capo dello sport, Giovanni Malagò -. Ma sono orgoglioso di essere il presidente del Coni e di essere italiano”.
Resta un tabù la medaglia più preziosa per l’Italia della pallavolo. L’ultimo podio azzurro di Rio 2016 è d’argento, ed arriva dal volley sconfitto nella finalissima del Maracanazhino dal Brasile: 3-0 e pianto a dirotto di Juantorena. La spedizione italiana chiude l’Olimpiade con 28 medaglie complessive, nono posto come a Londra quattro anni fa. Più prezioso il colore (8 ori, 12 argenti e 9 bronzi contro la sequenza 8-9-11 del 2012). “Sì, mi sa che quest’olimpico sta diventando una maledizione”. In zona mista, con la medaglia d’argento al collo, lo Zar dell’Italvolley Ivan Zaytsev si ferma per fare l’analisi di questa Olimpiade. “Questa medaglia è comunque un grande premio ai nostri sforzi – dice – in questo torneo affrontato con una bella mentalità, e in cui ognuno ha messo se stesso e la propria storia al servizio degli altri. Noi comunque ci riproveremo sempre, non smetteremo d’inseguire quel gradino più alto del podio anche se certe occasioni non capitano spesso”. Parole ancora più forti da Juantorena, che dopo aver pianto a dirotto in campo ha spiegato il suo stato d’animo: “Abbiamo perso l’occasione della vita”. “Quando siamo tornati da Londra con il bronzo – aggiunge – eravamo delusi, poi l’affetto della gente ci ha fatto capire meglio cosa avevamo fatto. Spero che ora capiti lo stesso, e che questo argento faccia bene a tutto il nostro movimento”.
Nella lotta Chamizo, campione del mondo uscente, vince il bronzo. Un pianto a dirotto. Lacrime di rabbia per aver mancato l’oro, ma anche di commozione per aver regalato all’Italia una medaglia. L’italo-cubano Frank Chamizo non riesce a smettere di piangere. Prima sul podio, poi nelle interviste, quando il singhiozzo interrompe di continuo le sue parole. Da campione del mondo in carica, a Rio era venuto solo per vincere e il bronzo conquistato non gli basta. “Ho lavorato duramente negli ultimi quattro anni e non per ottenere soltanto un bronzo – confessa – Volevo vincere, solo questo contava”. La sua corsa verso l’oro, che all’Italia manca da 36 anni (Claudio Pollio a Mosca), si è interrotta in semifinale contro il campione olimpico di Londra 2012, l’azero Asgarov, che era stato l’ultimo a battere il 24enne azzurro in una manifestazione internazionale (a Baku nei Gochi Europei)
Nella notte la cerimonia di chiusura. Nonostante la pioggia ed il vento, è una festa a cielo aperto, la Cerimonia di Chiusura dell’edizione brasiliana dell’Olimpiade, che idealmente porge il testimone a Tokyo 2020. Il Maracana, non riempito in tutti i settori, si trasforma in una sorta di “carnevale”, che esalta tutti i colori del Brasile, i luoghi simbolo di Rio e i cinque cerchi, formati da centinaia di performers. Il primo grande omaggio è per un mito della musica carioca, Martinho Da Vina, per passare al ricordo di un’artista come Carmen Miranda. In mezzo, l’inno brasiliano cantato da 27 bambini, in rappresentanza dei 26 stati più il distretto federale. La sfilata delle 207 delegazioni è allegra e poco formale, senza protocollo o ordine alfabetico. Quella italiana, guidata dal portabandiera Daniele Lupo, il beach capace di arrivare ad uno storico argento assieme al suo compagno Paolo Nicolai, sfila accanto alla Giamaica. Chiusa con i fuochi d’artificio la parata degli atleti rimasti, la pioggia aumenta d’intensità e il palco è per Julia Michaels, cantautrice americana che fa da sponda ad una celebrazione dell’arte dei nativi, con il coro tradizionale di bambini del Guaranì.
C’è la premiazione della maratona del mattino, con il presidente del Cio Thomas Bach e quello della Iaaf Sebastian Coe, davanti ai quali vengono presentati al pubblico i nuovi rappresentanti degli atleti del Comitato Olimpico Internazionale. Tra questi l’astista Yelena Isinbayeva, costretta a rinunciare ai Giochi per la decisione della Iaaf di escludere l’atletica russa praticamente in blocco per il doping di stato accertato dal cosiddetto rapporto McLaren. Tocca poi alla bandiera olimpica essere ammainata e consegnata, dopo essere stata sventolata dal sindaco di Rio, Eduardo da Costa Paes e dal presidente del Cio, Thomas Bach, a Yuriko Koike, la governatrice di Tokyo, la città giapponese che ospiterà le Olimpiadi Estive nel 2020. Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, è poi uscito da un cilindro, dopo un filmato di una Tokyo moderna e proiettata verso il futuro. “See you in Tokyo”, “Arrivederci a Tokyo”, è lo slogan scelto dai nipponici. Prima che il Maracana si trasformi in un “sambodromo”, Bach dichiara chiusi ufficialmente i Giochi.
“Vi amiamo, brasiliani. Grazie per l’ospitalità, in questi 17 giorni il Brasile intero ha ispirato il mondo: è un momento difficile per tutti ma qui c’era una irresistibile voglia di vita. Le Olimpiadi hanno dimostrato come il valore della diversità sia un arricchimento per tutti – ha detto il presidente del Cio – Grazie a tutti i volontari, i vostri sorrisi hanno riscaldato i nostri cuori. E grazie agli atleti olimpici seduti in platea, siete la forza dello sport, dimostrando come si possa competere in amicizia, rispetto e armonia, uniti nella diversità, vivendo in un unico villaggio olimpico e mandando al mondo un messaggio di pace”. Bach ha poi ringraziato la delegazione dei rifugiati: “Ci avete ispirato con il vostro talento e siete stati un esempio di speranza”. Poi, rivolto al pubblico: “Siamo arrivati in Brasile come ospiti, torniamo a casa come amici. Sarete per sempre nei nostri cuori, sono stati Giochi meravigliosi nella Città Meravigliosa. Hanno lasciato nuovi diritti per la generazioni che verranno, la storia di Rio sarà un’altra dopo i Giochi”. Bach ha infine premiato con la Coppa Olimpica la città carioca, che ora passa il testimone a Tokyo dando appuntamento al 2020.
Questo il bilancio italiano suddiviso per singoli sport.
– ARCO. Dall’arco azzurro ci si aspettava decisamente qualcosa di più, in particolare dalle due squadre. Quella maschile è amaramente uscita ai quarti contro la Cina, quella femminile è arrivata fino alla finale per il bronzo perdendola contro Taipei.
– ATLETICA LEGGERA. L’atletica leggera italiana ha conosciuto il momento più basso degli ultimi 60 anni di Olimpiadi. L’ultima volta senza un azzurro a medaglia risale a Melbourne ’56. Il quarto posto di Antonella Palmisano nella marcia ed altri quattro piazzamenti nei primi otto non possono salvare la spedizione.
– BADMINTON. Si è conclusa molto presto l’esperienza olimpica di Janine Cicognini, due incontri e due sconfitte.
– BEACH VOLLEY. Daniele Lupo e Paolo Nicolai hanno fatto sognare sulla spiaggia di Copacabana conquistando un prezioso argento, medaglia alla carriera per entrambe, ma anche per iniziezione di fiducia e voglia di proseguire fino a Tokyo 2020. Si sono gustanti ed esaltati nella storica finale contro il Brasile
– CANOA. E’ mancato l’acuto sia nello slalom che nello sprint. I migliori piazzamenti un settimo (Giovanni De Gennario) ed un sesto posto (Manfredi Rizza).
– CANOTTAGGIO. Il canottaggio paga sempre nel segno della lunga e gloriosa tradizione. Sulle acque ferme di Lagoa, sul gradino più basso del podio sono saliti Matteo Castaldo, Matteo Lodo, Domenico Montrone e Giuseppe Vicino nel 4 senza, e Marco Di Costanzo e Giovanni Abagnale nel 2 senza.
– CICLISMO. La Federazione ciclistica italiana ha messo in cascina un fantastico ed emozionante oro nell’Omnium su pista ed un importante bronzo nella prova in linea femminile. Il merito va ad Elia Viviani autore di un’impresa a sei puntati sul parquet del velodromo e ad Elisa Lungo Borghini che ha mantenuto fede alla tradizione italiana.
– EQUITAZIONE. Tra dressage, salto e cross country, i cavalieri italiani hanno faticato parecchio e i piazzamenti sono stati modesti.
– GINNASTICA ARTISTICA. Vanessa Ferrari ha conosciuto per la seconda volta consecutiva la crudeltà del quarto posto nel completo. Ha finito tra lo sconforto e le lacrime.
– GINNASTICA RITMICA. Le azzurre si sono fermate tra le lacrime ai piedi del podio
– GOLF. Esperienza da dimenticare per i quattro azzurri, tutti lontani dai migliori.
– LOTTA. Tutti si aspettavano l’oro di Frank Chamizo nella lotta libera ma alla fine è arrivato comunque un glorioso bronzo. Il lottatore di origini cubane e’ stato eliminato in semifinale con più di un rammarico.
– JUDO. Lo judo italiano da Mosca ’80 non ha mai tradito. Sul tatami della Carioca Arena 2, Fabio Basile ha conquistato il titolo nella categoria dei 66 chilogrammi centrando cosi’ la 200esima medaglia d’oro italiana ai Giochi estivi, e Odette Giufrida l’argento nei 52 kg.
– NUOTO. L’immenso Gregorio Paltrinieri ha compiuto una delle imprese più belle della storia dello sport italiano. Greg si è preso l’oro dei 1500 stile libero in una gara dominata sin dall’inizio e dove ha nuotato a lungo sotto il record del mondo. Gabriele Detti torna da Rio con due medaglie, entrambe di bronzo, quella nella gara più lunga in vasca e quella sui 400 stile libero. Medaglia d’argento anche dal gran fondo con Rachele Bruni. Infine, Federica Pellegrini, l’alfiere azzurro a Rio. Fede ha dato tutto quello che poteva, il quarto posto suo 200 stile libero è però un segno che gli anni trascorrono. Poco gloria anche per il nuoto sincronizzato.
– PALLANUOTO. Più di così alla pallanuoto italiana non si poteva chiedere. Argento per il Setterosa e bronzo per il Settebello sono il prosieguo di una storica e gloriosa tradizione.
– PALLAVOLO. L’Italvolley sognava l’oro ma alla fine è arrivato l’argento al termine di un torneo impeccabile sotto l’aspetto gestionale e della qualità del gioco. In finale hanno ceduto al Brasile per la felicita’ dei carioca.
– PENTATHLON MODERNO. Riccardo De Luca ha perso la medaglia di bronzo d’un soffio. Un quarto posto amaro a soli due secondi ritardo
– PUGILATO. Il pugilato è un altro sport che ha particolarmente deluso a Rio. Sette atleti, tra essi anche la prima donna ai Giochi (Irma Testa), tutti eliminati troppo presto. Tra le cause sicuramente qualche decisione arbitrale discutibile ma serve dare nuova linfa al movimento.
– SCHERMA. La scherma è sempre una miniera d’oro. L’oro di Garozzo e l’argento della Di Francisca nel fioretto, uniti agli argenti di Fiammingo nella spada e della squadra maschile della spada, sono un bilancio più che buono che confermano l’eccellente scuola italiana nelle varie armi. L’unica ad essere mancata la Errigo nel fioretto.
– SOLLEVAMENTO PESI. Non poteva chiedere di più Mirco Scarantino in uno sport dominato dai pesisti dei Paesi dell’Asia centrale.
– TENNIS. Il cammino nei tabelloni olimpici degli azzurri si sono fermati ai quarti di finale. Roberta Vinci e Fabio Fognini nel misto e Vinci-Sara Errani nel femminile, non sono andati tanto lontani. Fognini è uscito al terzo turno eliminato da Murray.
– TIRO A VOLO. Con cinque medaglie, il tiro a volo è stata la federazione che ha portato il più alto numero di medaglie all’Italia. Resterà per sempre memorabile la finale dello skeet con tanto di spareggio tra Diana Bacosi, poi d’oro, e Chiara Cainero, d’argento. D’oro, sempre nello skeet, anche Gabriele Rossetti a proseguire la tradizione di famiglia (il padre Bruno bronzo nel ’92). Argento per Giovanni Pellielo (trap) e Marco Innocenti (double trap).
– TIRO A SEGNO. Con due ori Niccolò Campriani è l’atleta simbolo dell’Italia ai Giochi di Rio. Nicco ha vinto le due gare di carabina quella con bersaglio a 10 metri e quella a 50 dove è stato il più preciso di tutti qualsiasi essa era la posizione, in piedi, a terra e in ginocchio.
– TRIATHLON. Per gli italiani prestazioni abbastanza insignificanti.
– TUFFI. Erano 36 anni, dal bronzo di Giorgio Cagnotto a Mosca, che l’Italia non vinceva una medaglia olimpica. A riaprire il librone ci ha pensato la figlia Tania che nella piscina tra l’azzurro ed il verde di Rio, si è messa al collo due medaglie che valgono una carriera, il bronzo da sola nel trampolino da tre metri e l’argento assieme a Francesca Dallapè nel sincro.
– VELA. Acque sotto il Pan di Zucchero amare per i velisti e surfisti azzurri. Flavia Tartaglini aveva fatto sperare come anche Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri ma hanno ceduto nella medal race. (AGI)
Il medagliere completo (top ten).
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