26 Dicembre 2015

In Italia oltre undicimila donne nelle Forze Armate e nei Carabinieri, ma non vi è ancora completa integrazione

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Al 31 dicembre del 2014 risultavano in servizio nelle Forze Armate e nell’Arma dei Carabinieri 11.189 donne. In questo quadro non può dirsi ancora concluso il processo della piena e completa integrazione e della giusta valorizzazione dei ruoli e delle funzioni. E’ quanto segnala l’ultima relazione sullo stato della disciplina militare e dell’organizzazione delle Forze Armate trasmessa dal governo al Parlamento.

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In Italia oltre undicimila donne nelle Forze Armate e nei Carabinieri, ma non vi è ancora completa integrazione. Tra le 11.189 donne in servizio nelle Forze Armate e nell’Arma dei Carabinieri vi sono 1.290 ufficiali, 1.252 sottufficiali e 8.647 militari di truppa. In particolare l’anno scorso sono state reclutate 2.586 donne su 19.362 unità immesse, a fronte dei 21.377 posti messi a concorso, con una percentuale pari al 13% circa. Per quanto riguarda le possibilità di carriera e in particolare il raggiungimento di gradi elevati, il documento segnala che secondo una proiezione teorica il primo ufficiale donna sarà valutato per l’avanzamento al grado di colonnello tra circa 10 anni.

“Nuovi e funzionali approcci organizzativi”. La componente femminile, sottolinea ancora la relazione, ha apportato all’istituzione militare, tradizionalmente mono-genere, “nuovi e funzionali approcci organizzativi”. Merita di essere evidenziato l’apporto delle donne sodato nelle operazioni militari al di fuori dei confini nazionali, in alcuni casi determinante per il raggiungimento degli scopi della missione. Basti pensare a quelle attività che comportano la necessità di avvicinare il mondo femminile nei territori islamici, che può avvenire solo tramite il militare donna e/o il personale femminile in generale (ad esempio nelle attività di check-point e di ricerca nei centri abitati; oppure l’attività dei medici militari di sesso femminile in teatri, quali l’Afghanistan e l’Iraq, per la risoluzione delle problematiche sanitarie delle donne, nel rispetto della loro cultura e religione).

A poco più di quattordici anni dal primo reclutamento, la presenza delle donne nelle Forze Armate, ha apportato allo strumento militare “quel cambiamento culturale necessario che l’intera società richiedeva. Le esperienze finora accumulate sono molto positive ma ancora -conclude la relazione governativa- non si può dire concluso il processo della piena e completa integrazione del personale femminile e della giusta valorizzazione dei ruoli e delle funzioni da esse svolte”.

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