24 Novembre 2015

Luino, sabato e domenica a Colmegna la Festa Patronale di “S. Caterina”. L’intervista al professor Rossi

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Sarà un weekend in festa per Colmegna, frazione di Luino, con la Festa Patronale di S. Caterina V. M.. Le celebrazioni inizieranno sabato sera, alle ore 20, con la “Solenne S. Messa Patronale”, presieduta dal prevosto di Luino, don Sergio Zambenetti e proseguirà con la processione. In seguito verrà acceso il falò e si potranno gustare castagne e vin brulè. Domenica, invece, dopo la messa, ci sarà, alle ore 12.30, il pranzo della comunità in oratorio.

In occasione della Festa Patronale di S. Caterina V.M. abbiamo intervistato il professor Emilio Rossi, ex preside del Liceo Scientifico “V. Sereni” di Luino.

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Qual è la valenza storico-tradizionale della festa di S. Caterina a Colmegna?

Si tratta di una tradizione antica che ci fa risalire lungo i percorsi del tempo quando, probabilmente, in seguito ad uno scampato pericolo o ad una calamità impressa in modo indelebile nella memoria collettiva, tutta la comunità si vincolò perennemente ad un voto che nessuno osò mai infrangere, forse per esorcizzare oscuri pericoli sempre incombenti. Se ne trova traccia nelle Ordinationes del 1578 a seguito della visita pastorale a Colmegna di Monsignor Taruggi, delegato di S. Carlo: “La comunità perseveri nell’osservanza del voto da distribuire ogni anno nel giorno di santa Caterina una elemosina alla quale si contribuisce cinque lire ed una quarta di pane per fuoco, et quelli che hanno mancato si costringhino alla sattisfatione ed alla perseveranza”. Verosimilmente il pane veniva distribuito ai poveri che partecipavano alla grande festa patronale, come segno di ospitalità e di condivisione della loro indigenza. Solidarietà tra derelitti? Forse. Anche noi, figli del benessere e del consumismo imperante, abbiamo molto da imparare.

Quale valore artistico custodisce la chiesa di Colmegna?

Bisogna ricordare che tra le tante chiese dedicate a santi, nella pieve di Travaglia, quella di Colmegna è una delle poche posta sotto la protezione di una santa, insieme alla S. Veronica di Castello e ad una non ben identificata S. Margherita di Longhirolo, ora scomparsa senza lasciar traccia. La chiesa parrocchiale di Colmegna, dal canto suo, custodisce due antiche tele, una delle quali, attribuita con certezza a un Procaccini, rappresenta le mistiche nozze di S. Caterina. La seconda, di autore ignoto, invece, raffigura la vergine alessandrina inginocchiata accanto alla ruota spezzata del suo martirio. Testimonianze anche queste di una venerazione che si è mantenuta costante nei secoli.

Che significato assume per la comunità di Colmegna questa festa?

I Colmegnesi hanno sempre considerato la festa di S. Caterina quasi più importante dello stesso Natale, anche perché coincideva con il ritorno degli emigranti stagionali al proprio paese natio. Tre giorni prima, il suono festoso delle campane si diffondeva per tutta la valle. La sera della vigilia, sulla riva del lago, veniva acceso il grande falò. Il suo bagliore, accompagnato dalle secche detonazioni dei botti di circostanza, avvertito da lontano, richiamava il giorno successivo, pellegrini anche dalla dirimpettaia valle Canobina. Sui davanzali delle finestre dei “Ca neuf” e sulle balaustrate della “Casa Casneda” lunghe sequenze di gusci di lumache, riempiti d’olio con relativo stoppino, creavano suggestive luminarie. Per santa Caterina, si indossava la vestimenta nuova, acquistata con i risparmi accumulati, giorno dopo giorno, per tutto l’anno. Al mattino della festa, le vie del paese dalla riva del lago fino alla chiesa, si trasformavano in un vero e proprio mercatino dove si poteva trovare ogni ben di Dio. Era il giorno di cuccagna anche per i bambini che spendevano la loro inusuale mancia in leccornie e dolciumi, abitualmente banditi per l’estrema indigenza dalla loro vita quotidiana. Gli anziani ricordano ancora la “Micc”, una vecchina minuscola proveniente dalla Val Canobina che dal suo gerlo traeva, come da un magico cilindro, caramelle, liquirizie, confetti, trombette e cifulit per la gioia dei più piccoli e il cruccio dei padri costretti, loro malgrado, a venir meno al consueto rigore spartano. Dopo le funzioni religiose, che culminavano con una devota processione e l’incanto dei canestri, all’imbrunire uno stuzzicante profumo di caldarroste si diffondeva per l’aria. Con l’ultima castagnata d’autunno, condita da abbondanti libagioni e da allegre cantate nelle fumose osterie del paese, si concludeva una festa tanto attesa e trascorsa troppo in fretta per poterne gustare a pieno la dolcezza.

Qual è dunque la motivazione che alimenta l’entusiasmo dei Colmegnesi nell’’organizzazione di questa sagra?

S. Caterina dalla notte dei tempi, è sempre stata venerata con manifestazioni devozionali e momenti di intensa vita comunitaria. Ancor oggi la festa continua ad esercitare sui Colmegnesi vicini e lontani il suo fascino antico. Essa costituisce un’occasione per rinsaldare amicizie e legami, che si sono illanguiditi a causa della frenesia di questa nostra convulsa vita moderna nella quale troppo breve è il tempo da dedicare agli affetti ed ai sentimenti più autentici. Siamo convinti con il regista Ermanno Olmi, autore del film “I cento chiodi” che tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico.

Il menù del pranzo di domenica: polenta, spezzatino, gorgonzola, frutta dolce e caffè. Per ulteriori informazioni chiamare Rina (0332/533516), Carla (0332/509704) o il Diacono Giorgio (0332/560629).

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