2 Settembre 2015

Ospedale di Luino: la preoccupata riflessione di un cittadino tra decisioni politiche e futuro

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Sono state tante le dichiarazioni e le prese di posizione di figure istituzionali legate all’Ospedale di Luino nel corso di quest’estate. Tutto è partito (ndr, anche è decennale il dibattito sul nosocomio luinese) quando l’Azienda Ospedaliera di Varese ha deciso di ridurre 10 posti letto tra Chirurgia e Medicina riabilitativa. Da quel momento ci sono state proteste, incontri e spiegazioni che non hanno del tutto rassicurato i cittadini dell’Alto Varesotto. Non da ultima, inoltre, la lettera del sindaco di Andrea Pellicini rivolta alle massime autorità sanitarie regionali che denunciava l’ipotesi di portare i reparti di Chirurgia-Traumatologia dell’Ospedale di Luino a Cittiglio. Quale strategia ha l’Azienda Ospedaliera di Varese per il futuro della struttura luinese? A chiederselo e a motivare le sue parole è un cittadino luinese, in una lettera inviata alla redazione che apre a riflessioni sul passato, presente e futuro dell’Ospedale di Luino. 

L'ingresso dellOspedale di Luino

L’ingresso dellOspedale di Luino

La lettera di Diego Intraina con le preoccupazioni sul futuro dell’Ospedale di Luino. “Il cambiamento delle sigle (ndr, che riguardano la riforma socio-sanitaria di Regione Lombardia) comporta logiche e visioni differenti di razionalizzazione dei servizi, sia in termini politico-ideologici che pragmatico-funzionali. Queste decisioni portano a potenziamenti (ndr, qualora ci fossero), accorpamenti o decentramenti, oppure, ad un’irresponsabile ed inevitabile riduzione velata del sistema strutturale dell’Ospedale di Luino che, a lungo andare, secondo il mio parere, non potrà fare a meno di tornare a richiedere l’integrazione di servizi privati facilmente giustificabili?

Vale la pena difendere la presenza di un ospedale per soli interessi di localismo, quando il servizio e l’intervento sanitario offerto pone seri dubbi di fiducia in gran parte dei possibili utenti? Quali misure sono da prendere per un’efficiente ed efficace struttura sanitaria? La qualità del servizio e la conseguente fiducia dell’utenza possono essere tra loro scindibili o sono due leitmotiv che caratterizzano, con la loro complementarietà, il grado di qualità del servizio?

Cos’è dunque un servizio di qualità? Per rispondere a questa domanda partiamo da una doppia visione prospettica dei due soggetti interessati: la prima è quella strutturale-operativa, mentre la seconda è quella percettiva-funzionale. Elenchiamo solo alcune considerazioni facilmente intuibili che spesso vengono richiamate nei rapporti, ma che nella realtà sembrano difficilmente governabili.

Da parte dell’Ente: – formazione professionale permanente e individualità d’eccellenzaL’individuale professionalità, data dal livello della conoscenza a quello della ricerca medica, sarebbe da intendersi in tutte le strutture ospedaliere perché è da considerare come se fosse un patrimonio collettivo. Si devono ritenere insufficienti i periodici “seminari d’aggiornamento” e provare a sperimentare, fino a regolarle, forme contrattuali dinamiche di organizzazione operativa tra i diversi centri ospedalieri e sanitari. Le individualità professionali, a mio parere, dovrebbero sistematicamente interagire e operare in più centri ospedalieri in modo che si possa mettere a beneficio, a disposizione dei colleghi, quella loro “esperienza d’eccellenza medica” indispensabile al fine di contribuire ad innalzare la media generale della qualità delle strutture ospedaliere.
– Opportune e chiare scelte di gerarchizzazione sanitaria dimensionate su un fabbisogno realeDecidere, in base alle esigenza dell’utenza, cosa, dove e quanto in relazioni a scelte di localizzazione e di dimensionamento per posti letto, sanitari e paramedici. Si potrebbero fare determinati interventi strutturali al fine di non disperdere le risorse finanziarie in modo da poter garantire la migliore strumentazione umana e tecnologica. Condizione che può e deve essere aiutata da una presenza razionale, seria e ponderata di affiancamento di centri territoriali di buona qualità, che possano affrontare necessità di primo intervento e soddisfare le richieste quotidiane di servizio (pronto intervento, uffici di dialisi, prelievo, ecc.). Una decisione che non pare logica, all’interno di una riduzione dei centri operativi, è quella di pensare questi ridotti presidi territoriali come centri specializzati, invece di pensarli come luoghi di medicina generale pronti ad intervenire sui casi di routine, ma preparati, soprattutto, a stabilizzare il paziente per trasferirlo nell’ospedale di riferimento. Molti casi, nella loro evoluzione, presentano e sviluppano patologie complesse che richiedono e necessitano immediate intuizioni e conoscenze mediche; in molti casi questo ritardo intuitivo potrebbe costare la vita al paziente.
Strategie logistiche per offrire sensibili soluzioni di assistenza non solo ai pazienti ma anche ai “familiari” disagiati. Per affrontare correttamente questa problematica bisogna partire dal concetto che lo stato di disagio della malattia non è solo subita dal paziente, ma include anche l’intera area affettiva. Evidentemente, se il modello sanitario ospedaliero scelto è quello “verticale e centralizzato” bisogna preoccuparsi anche dei disagi e delle difficoltà che questo provoca. Andare in centri d’eccellenza come Bergamo, oppure anche nella vicina Varese, per molti luinesi (e non solo), può risultare troppo oneroso e parecchio disagevole. Per alleviare il surplus alla sofferenza affettiva, anch’essa patologia spesso di interesse sanitario, bisognerebbe pertanto iniziare ad alleggerire, o meglio eliminare, le difficoltà delle condizioni provocate dal disagio territoriale; bisognerebbe finalmente studiare e applicare soluzioni intelligenti al fine di risolvere i diversi casi di difficoltà come per la mobilità (trasporti collettivi e privati), o le tipologie differenti di assistenza (risoluzione dei casi di scarsa autonomia di spostamento con spazi predisposti per un’accoglienza prolungata, ecc.).

Ambulatorio

Un ambulatorio dell’Ospedale di Luino

Da parte dell’Utente:
avere una fiducia nel servizio sanitario offerto. La disponibilità alla fiducia nei confronti dell’impegno, “riconosciuto onesto”, di tutto l’apparato medico e paramedico, che si troverà sulla propria strada di sofferenza migliora l’ambiente di lavoro e l’unità empatica tra sanitari, pazienti e “familiari”. Questa percezione è indispensabile per migliorare l’effettiva qualità del servizio.
un intervento attivoConsiderare la struttura ospedaliera un bene comune, pertanto, segnalare agli organi competenti, nel caso ancora si verificassero alcuni casi di malasanità, la giusta volontà di voler reagire nella difesa di un diritto collettivo di civiltà come quello della salute. Si tratta di un comportamento fondamentale per aiutare a mantenere la struttura nell’andamento virtuoso della qualità.

Dunque, non si può fare a meno di discutere, nel rispetto delle logiche ormai decise a livello Regionale o Nazionale, della giusta o rinunciabile presenza, o della inevitabile razionalizzazione, dell’Ospedale di Luino, senza approfondire la discussione analizzando queste problematiche. Purtroppo sino ad oggi, almeno a livello di dibattito pubblico, sembrano siano state sottovalutate o pressoché dimenticate (ndr, già ai tempi della soluzione d’accorpamento delle strutture di Luino e Cittiglio a Cassano Valcuvia, che speriamo un domani di non dover rimpiangere). Viceversa, se non cercheremo d’individuare una giustificabile e articolata strategia politica vedremo inevitabilmente, come sembra stia già succedendo, sciogliersi a poco a poco l’offerta ospedaliera luinese e aumentare, tacitamente, i reali problemi, già da sempre irrisolti, della gente. Nessuno può dire quale sia la giusta soluzione, ma sicuramente non sembra che questo, difensivo, sistema di dibattito possa aiutare a raggiungere quella necessaria fiducia e forza di contrattazione territoriale capace di contrastare quelle “forti logiche politiche”, nazionali e regionali, non sempre imposte solamente dal buon senso della quotidianità.

Potrebbe essere questa la domanda da porsi, sperando non sia l’ultima, per evitare una annunciata sconfitta che vede nel tempo il suo migliore alleato: è meglio non voler vedere l’inevitabile scioglimento dell’Ospedale di Luino in una “guerra” che si preannuncia persa in partenza (e la storia di questo ultimo decennio l’insegna), oppure reagire cambiando strategia, andando alla contrattazione avendo ben chiaro alcuni scenari che vengono incontro ai reali bisogni della gente?

Solo lunedì, inoltre, dopo l’approvazione dell’emendamento 2840 della riforma socio-sanitaria di Regione Lombardia, che trasformerà anche il distretto del varesotto, il Governatore Roberto Maroni ha assunto in prima persona responsabilità e competenze degli assessorati finora in capo al vice presidente di giunta Mario Mantovani (Salute) e a Maria Cristina Cantù (Welfare). Così, per i prossimi mesi, sarà lui ad interfacciarsi con i dirigenti sanitari lombardi, sperando possa ascoltare anche le esigenze del personale e degli utenti dell’Ospedale di Luino affinchè i servizi non vengano semplicemente sempre più “centralizzati” a Cittiglio o Varese, ma che il nosocomio dell’Alto Varesotto rimanga un punto di riferimento, seppur piccolo, caratterizzato, però, per un giusto scopo territoriale per tutti i cittadini”. Si chiude così la lettera sulla sanità lombarda e, in particolare, sull’Ospedale di Luino.

Per approfondire: 

– Pellicini: “L’accorpamento a Cittiglio dei reparti di Ortopedia – Traumatologia danneggerebbe Luino”

– Il Pd luinese sui problemi dell’Ospedale e sull’arrivo degli immigrati a Lavena Ponte Tresa

– Ospedale di Luino – Enzo Rosa (presidente MIN): “Si intervenga sulle retribuzioni dei manager, non sui servizi ai cittadini”

– Quale la situazione dell’Ospedale di Luino dopo l’incontro di ieri? Si muovono anche i sindaci e la Comunità Montana

– Ospedale di Luino, Nogara: “Indispensabile che le minoranze partecipino alla riunione con il direttore sanitario”

– Ospedale di Luino, il MIN: “Non accettiamo la riduzione dei posti letto”. Il vicesindaco: “Vedremo il direttore Bravi, chiederemo azioni in essere all’azienda”

– Ospedale di Luino, piano estivo dell’azienda: 10 posti letto in meno tra Chirurgia e Medicina riabilitativa

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