11 Giugno 2014

Ok alla fecondazione eterologa, la Consulta: “Il divieto crea disuguaglianze economiche”

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La Corte Costituzionale ha fatto cadere definitivamente il divieto della fecondazione eterologa in Italia. Verrà così vietata la legge 40, dopo la pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale. Così, la scelta della coppia sterile di “diventare genitori e di formare una famiglia che abbia figli” è un valore aggiunto “all’espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi.”

(youthunitedpress.com)

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Il passaggio più importante della Corte Costituzionale. “La determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile” riguarda “la sfera più intima ed intangibile della persona umana” e quindi “non può che essere incoercibile”. E’ il passaggio più forte della sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa in Italia. Le motivazioni, che spiegano il perché della decisione presa dai giudici il 9 aprile scorso, sono state depositate in serata: ora manca solo la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale, prevista a giorni, e anche in Italia si potrà ricorrere all’eterologa, una volta ammessa e poi vietata dalla legge 40.

La determinazione di avere un figlio è incoercibile, l’importante è che non violi altri valori costituzionali. Nella sentenza scritta dal giudice Giuseppe Tesauro risalta come, in una materia così delicata, il diritto si intrecci con il piano strettamente umano. Non solo la determinazione di avere un figlio è incoercibile a meno che non vulneri altri valori costituzionali, ma la scelta della coppia sterile di “diventare genitori e di formare una famiglia che abbia dei figli” è “espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi”. E in tal senso, il divieto, ora dichiarato illegittimo, di ricorrere all’eterologa – cioè la fecondazione con donazione di gameti – “è privo di adeguato fondamento costituzionale”.

L’eliminazione dei timori sul vuoto normativo. Quel divieto ha creato tra l’altro “un ingiustificato, diverso trattamento delle coppie affette dalla più grave patologia, in base alla capacità economica”, perché chi poteva permetterselo è andato all’estero per effettuare l’eterologa, mentre chi non aveva i mezzi ha dovuto rinunciare. C’è poi un altro passaggio chiave, in cui l’intera disciplina è messa in relazione con il diritto alla salute, per giungere a una conclusione centrale: non sono dirimenti le differenze tra fecondazione di tipo omologo e eterologo. Già da quando la Corte si è espressa in aprile e in attesa delle motivazioni, sono stati manifestati molti timori rispetto alla possibilità che la sentenza producesse un vuoto normativo. Timori che il pronunciamento definitivo elimina. La sentenza, infatti, passa in rassegna tutti i ‘paletti’ contenuti nella legge 40, dalla assoluta gratuità della donazione degli ovuli e degli spermatozoi che non può avere fini economici, all’anonimato del donatore. Un vuoto normativo, quindi, non c’è. In linea generale, premette la Corte, il potere della Consulta di dichiarare l’illegittimità costituzionale delle leggi non può trovare ostacolo nella carenza legislativa: spetta semmai al legislatore, se necessario, porre rimedio. Ma, in questo caso, il complesso di norme che disciplina la materia è organico e i divieti e le sanzioni previsti per l’omologa, sono applicabili direttamente all’eterologa.

Pienamente soddisfatta la costituzionalista Marilisa D’Amico, che ha difeso in Corte Costituzionale del sì all’abolizione del divieto di eterologa: “E’ una sentenza ricca ed equilibrata. La Consulta si è comportata come un giudice coraggioso, che a differenza della politica afferma pienamente i diritti costituzionali e garantisce i diritti dei cittadini. Il pronunciamento della Corte inoltre approfondisce tutta la tematica relativa al diritto alla salute sia psichica che fisica, come avevamo richiesto”. Anche per Gianni Baldini, legale che ha seguito la vicenda di una delle coppie sterili, “la cancellazione del divieto di eterologa, ripristina il rispetto del principio di uguaglianza gravemente leso” e fa cadere una “grave discriminazione”, pur mantenendo ferma una rete di tutele. Ora il passaggio successivo è mettere in condizione i centri pubblici, e non solo quelli privati, di effettuare l’eterologa e offrire questa possibilità in maniera uniforme in tutta Italia. (ansa.it)

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